CAPITOLO 14

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L'indomani arrivò fin troppo presto. Un raggio di luce infastidì il mio sonno, provai ad aprire le palpebre ma fui subito acciecata e le richiusi immediatamente. Ci riprovai e la seconda volta andò meglio, a fatica riuscì a mettere a fuoco. La prima cosa che vidi fu Lexa, ancora addormentata, che mi stringeva tra le braccia, quasi avesse paura che scappassi via da lei.

Eravamo entrambe nude solo il lenzuolo che ci copriva, iniziai ad accarezzare il suo corpo con dolcezza sentivo il bisogno di toccarla, stava diventando una droga per me e non mi dispiaceva affatto. Continuai a coccolarla, sperando si svegliasse, avevamo una questione in sospeso che non volevo più rimandare, neanche per del sesso strepitoso.

La mia missione ebbe successo, dopo qualche minuto la sentì mugolare sotto il mio tocco, Lexa si stava svegliando.

"Buongiorno", sussurrai posando le mie labbra sulle sue.

"Buongiorno", replicò approfondendo il bacio.

"Per quanto mi piacerebbe continuare questo discorso.... al momento dovrà aspettare!", esordì seria staccandomi da lei per poterla guardare in faccia.

"Ogni promessa è debito, ma forse è meglio se ci mettiamo qualcosa addosso, non so che effetto ti faccia il mio, ma il tuo corpo nudo mi distrae molto!", disse strappandomi un bacio veloce, per poi alzarsi richiudendosi in bagno.

Sentì l'acqua della doccia e tutti i miei buoni propositi andarono a farsi benedire. Mi fiondai in bagno e mi infilai nella doccia, avevo bisogno di un buongiorno degno di questo nome. Missione -Avere risposte- fallita miseramente.

La distrazione duro quasi un'ora, solo dopo riuscimmo a vestirci e a scendere per fare colazione. Eravamo sole nella sala e il momento delle risposte era finalmente giunto.

"Sto aspettando la prima domanda Clarke", spezzò il silenzio Lexa.

Pensai da dove iniziare e l'imbarazzo della scelta fu notevole.

"La tua ex ha detto cose che francamente mi hanno un po' destabilizzata... prima su tutte quella che vuole uccidermi! Ok avercela con te per averla mollata, ma mi sembra un tantino esagerato quella di sbarazzarsi di me in modo così definitivo", cominciai a blaterale a ruota libera.

"Il motivo è semplice: vuole vendetta. E l'unico modo in cui può ottenerla è portarmi via la persona più importante della mia vita... TU!", iniziò a dire spiazzandomi completamente.

La sua ammissione mi aveva mandato in confusione. Cercai di dare un senso a tutto ma avevo bisogno di più informazioni.

"Onestamente non capisco Lexa... quella donna ha detto che finalmente mi avevi trovato, che avevi trovato il tuo primo e vero amore. Ma io e te ci siamo conosciute con l'acquisizione delle imprese di mio padre, non è che mi ha confusa con un'altra?", provai a mettere insieme i pezzi, mi sembrava tutto assurdo.

Senza rispondermi Lexa si alzò e mi tese la mano.

"Vieni con me", disse.

L'afferrai senza esitare e mi lasciai guidare da mia moglie. Senza fretta mi condusse alla porta di una delle stanze in cui non mi era - ancora - permesso entrare.

"Voglio raccontarti tutto Clarke, solo ti prego... dammi il beneficio del dubbio", sussurrò appena prima di aprire il battente e farmi entrare.

Ero quasi intimorita dalle sue parole, ma la curiosità mi spronò a seguirla.

Appena entrai nella stanza rimasi a bocca aperta. Vidi la parete difronte a me con appese due foto, quasi a grandezza naturale, del mio viso sorridente, sulla destra c'era un piedistallo con un mio ritratto dipinto a mano, mentre altri due erano appesi nelle pareti rimanenti. Sia le foto che i ritratti risalivano all'epoca del college, ero talmente spensierata all'epoca che sorridevo sempre. Quello che mi colpì particolarmente fu la qualità impressionate e il tipo di scatto, non ero in posa, erano momenti della mia vita di tutti i giorni, probabilmente presi a mia insaputa.

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