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Dopo quella decisione, Walter si alzò dal letto con rinnovata energia, si fece una doccia, poi scese a pranzare. Mangiava in albergo perché aveva scelto la pensione completa: a conti fatti, spendeva meno, e il fatto di mangiare a orari prestabiliti non era certo un problema, anzi, gli evitava la fatica di cercare ogni volta un ristorante o una pizzeria.

Si sedette al suo tavolo accanto alla vetrata, cercando delle somiglianze tra i volti di quanti erano presenti nel salone: voleva vedere se qualcun altro era nella condizione di avere una copia di se stesso, pur essendo sicuro di essere l'unico ad avere tale privilegio. Non vide sosia di nessuno, come previsto, però si accorse di qualcosa che non aveva mai notato prima: le coppie che sembravano più affiatate avevano dei tratti fisionomici comuni, non erano propriamente simili, però sul viso di uno c'era almeno un particolare che si rispecchiava in quello dell'altro.

Il cameriere arrivò con le pietanze e Walter si rese conto di essere osservato: due ragazzini lo guardavano in modo strano e il capofamiglia del tavolo di fronte lo perforava con lo sguardo, come se vedesse un maniaco o qualcosa del genere. Walter lasciò stare le somiglianze e si concentrò sul piatto di gnocchi ai quattro formaggi che aveva scelto come primo.

Quando salì in camera, si sedette fuori sul terrazzo, che affacciava sulla via principale, e accese una sigaretta. Poteva vedere Il mare tra gli spazi dei palazzi e gli alberghi di fronte. Non pensò neppure per un secondo di andare in spiaggia come faceva di solito. Spense la sigaretta dopo aver fatto pochi tiri in rapida sequenza, prese la carta d'identità di Valerio, andò in bagno, si tagliò il pizzo e pettinò i capelli all'indietro, come sul documento. Sperava soltanto che la foto non fosse molto diversa dall'aspetto più recente del suicida e che non ci fosse una famiglia ad aspettarlo a casa, perché era proprio lì che voleva andare.


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