Giulia non aveva mai reagito così a una chiamata, neppure a quelle di quei call center molesti che ti subissano di telefonate da mattino a sera. Un lontano spavento le aveva causato quest'ultima, non tanto per l'idea di uno scherzo o l'invenzione di un mitomane, quanto per la suggestione di morte che aveva insinuato nell'aria, benché la ragione suggerisse di pensare altrimenti. Ma chi era questo Walter? La voce non le aveva dato nessuna indicazione, perché il cellulare ultimamente aveva un tono metallico. Forse era il caso di richiamare, far parlare questo tipo che sembrava sapere qualcosa. E poi come faceva ad avere il suo numero?
Il telefono squillò proprio in quell'istante.
"Pronto?"
"Giulia, sono di nuovo Walter, non riattaccare, quello che devo dirti è importante. Devi sapere che Valerio è morto, si è suicidato qualche giorno fa e..."
"No! Non è vero. L'ho visto stamattina in banca. Ma tu chi sei e perché continui con questa storia?"
"Ti dico chi sono se mi prometti di non arrabbiarti. Prometti?"
"Va bene, prometto."
"Sono uno che ha fatto una pazzia. Ho stupidamente preso il posto di un altro, di Valerio. Ma è una storia un po' lunga per parlarne al telefono, è meglio se ci vediamo, così ti spiego tutto."
"Senti, non credo a una sola parola di quello che dici e sto cominciando a perdere la pazienza."
"Ci siamo incontrati in treno e trovavi strano che fossi abbronzato... il cappellino... mi hai dato un passaggio fino a casa di Valerio. Ci siamo anche baciati, poi abbiamo fatto colazione a Sanremo. Ti basta?"
Lei non disse nulla.
"Giulia, ci sei ancora?" fece Walter.
"Valerio!" Urlò Giulia. "Ho capito che sei cambiato e che sembri un altro, ma adesso stai esagerando. Lo scherzo è durato anche troppo. Sono arrabiatissima."
Walter non sapeva che cosa rispondere, ma capì che se avesse continuato a dire la verità, lei avrebbe interrotto la chiamata, e tutto il resto. Era meglio rimanere nella parte che aveva recitato così bene, almeno ancora per un po', giusto il tempo di convincerla a incontrarlo di persona.
"Senti, Giulia, devo parlarti... questa mattina in banca..."
"Ah, proprio quello volevo sapere: cosa ci facevi lì con Roberta?"
"Poi ti spiego tutto, e poi ho tante cose da dirti, per questo dobbiamo vederci subito."
Walter si ricordò di aver visto un locale sulla strada in direzione Imperia.
"Possiamo trovarci in quel bar sulla provinciale, appena fuori Sentiana. Lo troverai subito perché è l'unico che c'è."
"No!"
"Fai come ti pare" disse Walter. "Sei tu quella in pericolo. Tra una quarantina di minuti io sarò là ad aspettarti."
Walter chiuse la chiamata per primo.
Giulia ripensò a quanto le aveva detto Valerio ed era confusa. Non era da lui fare scherzi. E se fosse tutto vero? La questione della banca passò in secondo piano.
Aveva capito che qualcosa non tornava nel comportamento di Valerio come nel modo di vestire. E lei aveva creduto a una sorta di metamorfosi, presa com'era dall'ordito di una storia in divenire.
Ma se lui è davvero morto, perché nessuno ne parla? E questo Walter che dice di sapere tante cose chi è? E perché ha rubato l'identità di Valerio? Possibile che sia stata tanto ingenua da farsi abbindolare in quel modo?
Doveva sapere. Sarebbe andata all'appuntamento per chiarire l'intera faccenda, per capire se quel tipo le aveva detto la verità o era soltanto un mitomane, o qualcosa di simile.
Giulia era frastornata a tal punto che non sapeva come reagire di fronte a quell'individuo. Uno sconosciuto che avrebbe avuto l'ardire di baciarla, lasciandole intendere di essere un altro. Se quello che affermava era vero l'avrebbe pagata, in qualche modo. Uno così andava soltanto punito, non si poteva perdonare. Forse si sarebbe anche vendicata. Però non capiva perché le aveva detto di non andare da Valerio e stare lontana da Roberta e i suoi amici perché era pericoloso. Se questo Walter davvero esisteva, qualcosa doveva pur sapere.
STAI LEGGENDO
L'altro uomo
General FictionUn uomo assume l'identità di un altro per una donna, poi le cose si complicano.