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Walter si svegliò alle otto, dopo aver dormito come un sasso nel letto matrimoniale nella stanza al primo piano. Era riposato e di buon umore. Si diede una sciacquata sotto la doccia, poi cercò qualcosa di nuovo da mettersi, ma non trovò altro che camicie vecchie, polo rovinate, pantaloni sformati, giacche di almeno vent'anni. E non c'era un solo paio di scarpe stringate, solo mocassini di scarsa qualità e dei sandali da frate che non avrebbe indossato neppure suo nonno. Si vestì come il giorno prima. Il telefono dello studio squillò, ma Walter non rispose.

Scese al piano terra. Voleva mettere qualcosa sotto i denti, perché era affamato: la sera prima aveva cenato con una scatoletta di tonno e del pane raffermo, le uniche cose commestibili che era riuscito a trovare, e adesso, per colazione, si sarebbe attaccato persino a certi biscotti mummificati che aveva visto in un pensile della cucina, ma si trattenne per la paura di beccarsi il colera o qualcosa del genere. Si accontentò di un caffè. Rispose a un po' di messaggi sul cellulare, poi si incollò alla finestra, per controllare che non vi fossero persone sgradite nei dintorni.


Giulia arrivò alle nove meno dieci, annunciandosi con due colpi di clacson. Guardò attraverso le aste parallele del cancello. Vide Valerio in difficoltà con le serrature della porta, le sembrò strano, e ripensando al suo cambiamento totale ebbe un attimo si smarrimento. Poteva essere un altro? E se lo era che fine aveva fatto Valerio? No, stava farneticando. Cancellò ogni dubbio quando Valerio fece un cenno di saluto, prima di salire in macchina. Ciao, disse lei, sporgendosi. Ciao, disse lui, avvicinandosi. Le diede un bacio sulla bocca.

"Scusa, sono in anticipo. Ti avevo chiamato sul fisso per dirtelo, ma non ha risposto nessuno."


"Si vede che ha suonato mentre ero sotto la doccia" disse Walter, fingendo di non vedere lo spacco ad altezza coscia di una gonna color pesca e la scollatura di una maglietta bianca, attillata, che evidenziava un seno alto e ben proporzionato.

"Ti ho chiamato anche sul cellulare ma..." disse lei.

"Ah, era spento. Quando l'ho acceso però non c'era nessuna chiamata persa: dev'esserci qualcosa che non va" disse Walter, mentendo a malincuore.

"Allora provo a farti uno squillo, così vediamo se funziona" disse Giulia.

"Forse è meglio se mi ridai il tuo numero, così lo memorizzo, facciamo prima. Sai, ho cambiato telefono e mi sono spariti i numeri della rubrica." Disse Walter preoccupato: non poteva permettere a Giulia di fare il numero di Valerio.


Giulia gli dettò il numero e Valerio compì l'operazione in scioltezza, forse anche un po' troppo, per essere uno che fino a due giorni prima usava un vecchio cellulare a tasti. Fatto, disse lui. Possiamo andare. Giulia ingranò la marcia, partì fluida, ma rallentò subito, la fronte aggrottata e lo sguardo rivolto a una tipa avvolta in un vestitino leopardato stretto che metteva in risalto le curve abbondanti ma ben fatte.

"Quella cosa ci fa qui?"

"Chi?" disse Walter.

"Roberta, la tua ex, quella che ti ha lasciato."


La donna aveva degli occhiali scuri ma Walter riconobbe in lei la tipa della foto, abbracciata a Valerio. E vestita com'era, potevi definirla una vamp.

"Non l'avevo nemmeno vista" disse Walter. "E comunque non m'interessa: può andare dove vuole. Con me ha chiuso."

Giulia riprese la marcia senza dire una parola.

"Dove andiamo a fare colazione?" disse Walter con aria di niente.

Giulia rimase un po' sulle sue, poi si girò accennando un sorriso.

"Possiamo fermarci nel bar vicino alla scuola, magari troviamo anche Marta e Alberto e..."

"No. Non ho voglia di vedere gente che conosco, per oggi ne ho già vista abbastanza" disse Walter, approfittando della situazione per evitare incontri che l'avrebbero messo in difficoltà. "Meglio se ci fermiamo in qualche altro bar."

"Hai ragione, e poi quando Marta comincia a parlare non la fermi più, e tu lo sai bene, perché sei l'unico che le dà retta."

"Già" disse Walter, sollevato. "Potremmo andare a Sanremo. Così poi ci facciamo anche un giro per la città" fece Walter con l'idea si spostarsi in una zona neutrale. C'era stato l'anno prima in occasione di un matrimonio, e quel poco che sapeva del posto era sufficiente a dargli una certa sicurezza.

"Sì. L'idea mi piace" disse Giulia. Svoltò alla prima rotonda e prese la provinciale in direzione Ventimiglia.


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