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Walter arrivò in albergo giusto per l'ora di pranzo, e poiché aveva urgente bisogno di sentirsi tra persone amiche, si sedette al tavolo senza salire a cambiarsi come faceva di solito. Salutò gli occupanti dei tavoli vicini, anche se non li conosceva tutti. Cercò di rilassarsi, ascoltando le conversazioni di chi stava intorno, finanche interminabili resoconti di vacanze esotiche e cronache fasulle di figli in carriera, sempre laureati con lode e ai vertici aziendali, mai uno sfigato con un lavoro umiliante e una paga da fame, tutti quei discorsi insomma, che normalmente ignorava perché lo infastidivano.

Salito in camera, si buttò sul letto a guardare il soffitto, la testa piena di buoni propositi per il futuro. Voleva un po' di adrenalina? Ebbene, l'aveva avuta. Fine della storia. Ora doveva soltanto riprendere la vita di sempre e godersi gli ultimi giorni di vacanza, senza cercare altre rogne. Quello che era successo andava inserito negli archivi della memoria, per essere richiamato in un futuro lontano, e ricordato come esperienza di vita.

Ma scrollarsi di dosso i fatti di quei giorni era difficile. Per quanto si sforzasse, frammenti dell'accaduto seguitavano a ronzare tumultuosi nella mente, un susseguirsi di immagini statiche o in movimento, che scorrevano in ordine casuale, senza regole: un impiegato di banca al computer, un treno in partenza, gente di malaffare su una Punto bianca, un uomo in volo giù dal ponte, lui stesso in fuga lungo le vie di una città sconosciuta, una donna intenta a rialzarsi da terra, la lotta con un balordo, una borsa piena di carta, la lettera di Valerio in dissolvenza. Tutto si ripeteva rimescolandosi e perdendo fotogrammi a ogni passaggio, fino al punto in cui non apparve più nulla.

Tentò di reprimerla, pensando ai pericoli appena scampati, ma non funzionò. Giulia. Il suo sorriso, i suoi occhi, il suo corpo flessuoso. L'immagine che la ritraeva con quel sorriso unico comparve, stagliandosi nella mente in tutta la sua bellezza. Il pensiero sarebbe giunto lì, alla fine, Walter lo sapeva, non poteva sfuggire, era quello il vero motivo che gli impediva di dimenticare tutto.

Reagì d'impulso alzandosi di scatto, e la cosa parve funzionare, perché la mente, come per incanto, cancellò ogni pensiero. Walter si infilò veloce costume e maglietta, perché doveva correre in spiaggia per distrarsi, prima che l'eco degli accadimenti tornasse a martellargli la testa. Non erano neppure le due del pomeriggio, ma si sarebbe fiondato in riva al mare in barba alle continue raccomandazioni sugli orari di esposizione solare e l'uso di creme iperprotettive. Prese occhiali da sole, sigarette, asciugamano e cellulare, e percorse spedito i duecento metri che lo distanziavano dall'ombrellone. Si distese sul lettino, ascoltando il mormorio del mare e i suoni dei gabbiani, tra le voci di sottofondo dei pochi che, come lui, erano in spiaggia a quell'ora. Chiuse gli occhi stanchi, cedendo alla stanchezza.

Si svegliò di soprassalto per via di qualcosa che gli arrivò sulla fronte. Un bambino si avvicinò timoroso. Scusi, disse. Raccolse un pallone, poi se ne andò, raggiungendo altri due che aspettavano con aria di niente. L'orologio appeso alla vetrata del bar segnava le tre passate, Walter si rese conto di aver dormito più di un'ora; leggermente stordito, si mise a sedere, la mente sgombra e leggera e ciò che aveva passato sembrava ormai un lontano ricordo. Per qualche istante si concentrò sulle ragazze che camminavano sul bagnasciuga, soppesandone le grazie, poi volse lo sguardo ai vicini di ombrellone alla ricerca di qualcuno con cui chiacchierare di cose frivole, finché l'occhio non cadde sul tizio brizzolato, che leggeva il giornale. Il quotidiano riportava i soliti titoli di crisi politiche e di nuovi rincari autostradali; la brezza marina piegò una pagina di lato, che riportava una notizia di cronaca:

Trovato un cadavere sotto il ponte della statale per Sentiana.

Walter trasalì. Doveva leggere quell'articolo a tutti i costi, i battiti di nuovo a mille. Il tizio ripiegò il giornale e lo ficcò in una borsa, si distese e chiuse gli occhi.

"Potrei dare un'occhiata al giornale?" disse Walter concitato. Si rese conto di non essere riuscito ad apparire distaccato come avrebbe voluto.

"Si sente bene?"

"Sì, sì" disse Walter. "Devo solo aver mangiato un po' troppo."

Il tizio porse il giornale.

"Vada a prendersi un amaro, vedrà che le passa tutto. Ah, il giornale può tenerlo, tanto l'ho già letto."

"La ringrazio, ma adesso va già meglio. Grazie del giornale."

Walter sfogliò in fretta le pagine.

Trovato un cadavere sotto il ponte della statale per Sentiana.

A dare l'allarme è stato un escursionista ieri mattina, poco prima delle nove. Ha detto agli agenti di averlo trovato riverso sulle rocce, seminascosto dalla vegetazione circostante. Ancora sconosciuta l'identità della vittima. Sarà l'autopsia a chiarire l'esatta dinamica dell'accaduto. Potrebbe trattarsi di un suicidio, ma al momento tutte le ipotesi rimangono aperte.

Walter maledisse il giorno in cui aveva deciso di assecondare la voglia di fare pazzie. Ripiegò il giornale, preoccupato per gli sviluppi delle indagini. Non ci avrebbero messo molto a scoprire l'identità del suicida e a chiedersi chi fosse il tipo che, la mattina seguente al ritrovamento, si trovava in casa di Valerio e poi in banca, dove a inchiodarlo erano le telecamere di sicurezza, oltre ai testimoni, che avrebbero giurato di averlo visto insieme a una tipa agghindata di tutto punto. E poi come avrebbe reagito Giulia? E i ricattatori? L'avrebbero minacciata per farsi dire dove si nascondeva il sosia di Valerio?

Se le cose prendevano quella piega – e l'avrebbero presa, perché era solo questione di tempo – Giulia era in pericolo ancora più di lui. Walter poteva sempre contare sulla sua vera identità, sulla distanza che lo separava da quei luoghi una volta tornato a casa, sulla possibilità di negare tutto. Lei no. L'avrebbe lasciata in pasto ai lupi?


L'altro uomoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora