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Dopo aver ripreso fiato e assodato di non essere seguito, Walter si inoltrò lungo la via senza correre. Doveva prendere il treno, era quello l'unico modo di tornare in albergo. Buttò la ricetrasmittente in un cassonetto. Il problema era che non aveva idea di dove si trovasse, quelle strade si somigliavano un po' tutte, e non poteva neppure girovagare in lungo e in largo, perché il rischio di ritrovare quegli stolti – inferociti – era sempre dietro l'angolo. Proseguì scrutando da lontano quei passanti che avevano le fattezze dei due: alto e magro John, tracagnotto l'altro.

Vide un negozietto di abbigliamento e vi entrò deciso non tanto per nascondersi, quanto per cambiare quella camicia azzurra che lo rendeva riconoscibile da lontano. Prese una polo marrone e se la infilò senza neppure provarla. La tengo già su, disse alla commessa. Prima di uscire si fece indicare la strada per la stazione, che per fortuna non era lontana: bastava andare in fondo alla via, girare a sinistra e percorrere il viale per un centinaio di metri. Buttò la camicia nel cassone di un camioncino fermo vicino al marciapiede, poi allungò il passo.

Non ci mise tanto. Arrivò quando mancavano circa dieci minuti alla partenza. Salì in carrozza e si tenne in disparte, sedendosi appiattito sul lato sinistro sul sedile, per non essere visto da fuori. Adesso doveva soltanto tornare in albergo e dimenticare tutto. A Sentiana, non sarebbe mai più tornato.


John si infilò in un parcheggio poco lontano dalla casa di Valerio. Scese per sgranchirsi le gambe. Vide il paraurti sfasciato, il parafango destro rientrato e i fanali distrutti. Girò intorno alla macchina; la parte posteriore era deformata da un'impronta lineare, che saliva lungo il portellone e segnava parte del tetto. Ne fu quasi felice, una piccola vendetta per il torto subito. Risalì sulla Fusion. Si rivolse a Roberta:

"Ma come è potuto succedere?"

"Parli dei soldi?"

Lui fece un gesto di stizza, poi si avventò su di lei afferrandola per il collo, scuotendola tutta.

"Io questa l'ammazzo!"

Il naso riprese a sanguinare e Roberta tossì. Uno spruzzo rossastro di saliva densa e filante andò a stamparsi sulla faccia di John.

"John, cerca di ragionare. Non serve a niente prendersela con lei."

John, sgranò gli occhi, incredulo e rabbioso al contempo, ma lasciò la presa per non riempirsi di sangue, non perché gliel'aveva detto Carmine. Si pulì il volto con la mano, e la mano sulla stoffa del sedile. Lei stava per dire qualcosa, ma lui le intimò il silenzio con un gesto della mano. Cercò di calmarsi.

"Eri lì per controllare" disse. "Non ti sei accorta dello scherzo di Valerio?

Lei riprese a tamponare il naso.

"Pensi che non vi avvertivo?"

"Ma proprio non hai notato niente di strano?" disse Carmine.

"No... però, adesso che ci penso... in banca c'era anche Giulia, la sua collega."

"E allora?"

"Ieri o l'altro ieri, li ho visti insieme sulla sua macchina."

"Sua di chi?"

"Di lei."

"E ti è sembrato normale trovarli in banca lo stesso giorno, vero? Non hai capito che erano d'accordo per fregarci?"

John si appoggiò allo schienale come per riflettere, sentiva la mano appiccicosa, guardò Roberta.

"Hai visto Valerio prendere il contante alla cassa?"

"Non ha prelevato: c'era un problema col computer ed è andato dal direttore."

"Penso che Valerio abbia lasciato il denaro là, e abbia riempito di carta la borsa per guadagnare tempo, anche se non ne vedo il motivo, perché in banca dovrà tornarci lo stesso."

"Ti ostini a non capire!" disse Carmine. "Quello è tornato indietro e ha fatto il prelievo, o forse ha incaricato Giulia di farlo per lui."Cosa devo fare per convincerti?"

"E perché dovrebbe derubare se stesso?"

"Perché non è Valerio. Te l'avevo detto io, ma tu non hai voluto darmi retta."

"E secondo te chi sarebbe?"

"E che ne so. Un gemello, forse, o un figlio di puttana che gli somiglia; uno che a quest'ora è già lontano con la grana e noi qui ad aspettare come dei fessi."

"Ma se quello è un sosia, Valerio dov'è?" fece Roberta tra un fazzolettino e l'altro, la testa inclinata all'indietro.

Carmine allargò le braccia in segno di resa.

Nessuno rispose.

John scese dall'auto, fece qualche passo sul marciapiede, si guardò intorno, poi risalì.

"Se Carmine ha ragione, il malloppo adesso è in mano a quel bastardo o a Giulia. Dobbiamo trovarli!"

"Questo è sicuro." fece Roberta. "Però le cose, forse, non sono andate così. Valerio potrebbe essersi nascosto da qualche parte e aver mandato quei due a prendere i soldi, così potrebbe dire di essere al verde."

"Il tuo ragionamento non sta in piedi. Secondo te uno come Valerio ha il coraggio di mettere in mezzo la sua collega? E poi non sarebbe neanche al verde: tolto quello che ci deve, gli rimane ancora un bel gruzzolo."

"Era solo un'ipotesi."

"Stiamo perdendo tempo in chiacchiere" disse Carmine. "Dobbiamo cercare subito il fetente e quella gallina della sua amica."


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