11

142 10 25
                                    

Il silenzio solitario fu squarciato dal telefono, che prese a suonare, ma Walter rimase immobile, pensava a come evitare scivoloni, quando Giulia gli avrebbe parlato di lavoro o di altri colleghi, un terreno pieno di insidie che andava evitato a tutti i costi. Il trillo a un certo punto tacque, ma ricominciò quasi subito con rinnovata insistenza e Walter questa volta rispose non tanto per dovere ma perché ne aveva abbastanza di quel suono fastidioso che gli dava sui nervi:

"Pronto?"

"..."

"Pronto?" ripeté Walter.

Qualcuno riattaccò.

Qualcuno era in vena di scherzi, ma aveva trovato il tipo più insofferente a queste stupidaggini, e per di più nel momento sbagliato. Walter staccò la spina del telefono con violenza. Prova a chiamare adesso se ci riesci, stronzo, disse ad alta voce.

Si alzò di scatto e iniziò a curiosare nell'armadio, che conteneva cartellette, libri di testo, raccoglitori stracolmi, album fotografici. Prese il primo, che probabilmente era anche l'ultimo in ordine di tempo; sperava di trovare altre foto di Giulia, per capire in che rapporti era con il collega. Invece, c'erano foto di Valerio, abbracciato a una tipa consumata, che aveva due salsicciotti rossastri al posto delle labbra, occhi truccati di viola intenso, ciglia finte nerissime, capelli color biondo chiaro cotonati, la pelle corrugata dalle lampade, messa ancor più in risalto dalla luce spietata del sole; aveva una scollatura che evidenziava un paio di tette enormi, probabilmente rifatte. Walter si chiese che cosa ci facesse Valerio con una così lontana dal suo modo di essere, o almeno così gli sembrava da quel poco che sapeva su di lui.

Si stava facendo tardi e Walter doveva ritornare in albergo. Rimise tutto in ordine. Riattaccò la spina del telefono. Uscì dallo studio. Scese al piano terra. Stava per uscire, quando squillò il campanello. Walter si precipitò alla finestra. Due tipi erano al cancello e suonavano con insistenza; uno dei due aveva una lattina in mano, bevve un sorso poi la gettò nel cortile, l'altro smise di suonare, si spostò di lato e sferrò una pedata al cancello. Riprese a suonare. Walter non sapeva che cosa fare, ma doveva decidersi in fretta, prima che la situazione degenerasse. Non aveva idea di chi fossero quegli individui, ma non erano certo arrivati per una visita di cortesia. Salì di corsa nello studio per chiamare i carabinieri con il telefono di Valerio, ma cambiò idea all'istante: non voleva coinvolgere le forze dell'ordine, era rischioso, perché avrebbero finito col fare domande cui non avrebbe saputo rispondere. Il campanello tacque. Walter rimase con la cornetta a mezz'aria in attesa di sentirlo ripartire. Ciò che non accadde.

Walter posò la cornetta, si avvicinò cauto alla finestra; i due non erano più davanti al cancello, ma stavano salendo su una Punto bianca, parcheggiata sul lato opposto della strada. La macchina non si mosse. Passò mezz'ora e l'auto era sempre là. Walter non aveva paura di quei due, non sembravano particolarmente minacciosi: in un'altra occasione, sarebbe uscito e li avrebbe sistemati a dovere.

La Punto se ne andò, ma a Walter era passata la voglia di sobbarcarsi la sfacchinata del ritorno in albergo. Avrebbe cercato qualcosa da mangiare nel frigorifero, guardato la televisione e dormito nel letto di Valerio. Così, senza fatica, l'indomani era pronto ad attendere l'arrivo di Giulia, un incontro atteso che non poteva essere rovinato da nessuno, tanto meno da quei due. Sentì ribollire la collera al solo pensiero.


L'altro uomoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora