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Forte e irresistibile, il richiamo silenzioso di quella donna arrivò all'improvviso e Walter fu costretto a lottare con se stesso per dominare l'impulso di tornare da lei. Una passione che aveva lavorato nel sottobosco dei sentimenti ed era tornata ancora più forte quando sembrava tutto finito. La lotta fu breve. A nulla valse pensare al pericolo appena scampato e alle mille cose da fare una volta a casa. L'intima connessione emozionale sconfisse l'aridità del ragionamento logico e ogni forma di resistenza mentale.

Pur sapendo di non conoscere l'indirizzo di Giulia, né dove trovarla – sempre che lei volesse farsi trovare –, Walter uscì dall'autostrada e imboccò la statale che lo avrebbe condotto a Imperia, dove avrebbe preso la diramazione per Sentiana e poi la provinciale dove c'era il bar che conosceva. Avrebbe voluto telefonare, ma temendo di non ottenere risposta, decise di mandare un messaggio per dirle che l'avrebbe aspettata nel solito bar, e che se non si fosse presentata, se ne sarebbe andato per sempre.


L'avviso sonoro del messaggio arrivò quando Giulia era seduta sul divano con la testa piena di pensieri contrastanti. Si era da poco asciugata le lacrime ma, benché non avesse nessuna voglia di leggere messaggi, andò lo stesso in cucina a prendere il cellulare, perché, forse, si trattava di qualcosa – chissà. Ma cosa poteva essere più importante del suo malessere?

Il display rimandò un numero già visto, quello di Walter. Giulia rimase immobile qualche secondo in uno stato di meraviglia misto a eccitazione e dolore. Il processo di elaborazione del lutto non era ancora terminato e quell'avviso le sembrò inopportuno.

Ma non era forse quello che voleva e che stava aspettando, nonostante tutto? Andò freneticamente al testo del messaggio sperando di trovare parole in grado di scuoterla, non frasi di circostanza o di scuse.

Ciao, sono al solito bar e ti aspetto. Forse non verrai e io capirò. Allora sarà mia premura uscire per sempre dalla tua vita.


Seduto a un tavolino davanti alla vetrata, Walter ordinò un caffè, poi si concentrò sulle macchine che transitavano sulla provinciale, sperando di vedere quella di Giulia entrare nel parcheggio. Arrivò il caffè, Walter distolse lo sguardo dall'esterno. Erano passati più di venti minuti da quando le aveva mandato il messaggio. Ne attese altri venti facendosi portare un'aranciata e fingendo di leggere cose importanti sul cellulare.

Passò ancora del tempo, troppo. La speranza di rivederla prese a scemare poco alla volta, fino a sparire del tutto. Walter capì che lei non sarebbe mai più arrivata. Perduta per sempre. Si alzò lento, pagò il conto, salutò il barista cinese, che non sorrise. Uscì a cercare il misero conforto di una sigaretta. Era così perso che i pensieri si susseguivano sfumati, senza approdare a nulla: gli era rimasta soltanto la capacità di memorizzare la fisionomia di chiunque arrivasse. Poi la sigaretta finì. Walter si distrasse per buttare il mozzicone nel portacenere di fianco all'entrata. Si girò di scatto, quasi avesse una premonizione. Giulia era lì a due metri di distanza e aveva il sorriso più bello che avesse mai visto.


L'altro uomoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora