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Dopo una sonora grattata, la Punto fece una retromarcia frettolosa, sbatté il paraurti posteriore contro un paracarro e ripartì sgommando nella stessa direzione del ponte. La Giulietta della polizia fece anch'essa retromarcia, si fermò un attimo, l'agente alla guida abbassò il finestrino, disse qualcosa tra i giri del motore nervoso. Walter non comprese nemmeno una parola. La macchina ripartì a sirene spiegate sparendo all'orizzonte.

"Cos'ha detto?"

"Mi sembra che abbia detto di rimanere qui" disse Giulia avvicinandosi un poco. "Avranno visto che quel tale mi stava minacciando con una pistola?"

"Credo di sì" fece Walter. "Adesso ti sarai convinta del pericolo che stavamo correndo."

Giulia volse lo sguardo alla strada deserta, poi su Walter.

"Non saprei... i soldi li hanno chiesti a te ma... credo che tu abbia ragione."

"Comunque adesso se la vedranno con la polizia. Possiamo stare tranquilli" disse Walter convinto solo in parte: c'era sempre il rischio che le cose andassero nel modo sbagliato, senza contare le domande che gli avrebbero fatto i poliziotti una volta tornati.

"E se non li prendono?" fece Giulia.

Walter tentò di accorciare la distanza.

"Tranquilla, a quest'ora saranno già ammanettati e in viaggio verso la prigione."

Lei si scansò, poi si fece di nuovo vicina.

"Comunque io sono preoccupata lo stesso."

"No, non ti devi preoccupare, ci sono io."

"Ah, beh... allora."

"Cosa vorresti dire?"

"Niente. Solo che... non so... non mi va di rimanere qui ad aspettare. Quasi quasi vado a vedere se li hanno presi" fece Giulia indietreggiando un poco.

Walter trasalì.

"Non mi sembra una buona idea, e poi chissà dove saranno a quest'ora."

Giulia si diresse verso la macchina.

"Finché restiamo qui non lo sapremo mai."

Sembrava voler salire, invece tornò verso Walter.

"Mi faresti rivedere la tua carta di'identità?"

"Certo, non c'è nessun problema. Eccola."

Lei la prese, indietreggiò un poco, la guardò con attenzione quasi volesse impararla a memoria.

"Inganni Walter! Non avevo fatto caso al cognome" disse, scura in volto. "Ti si addice alla perfezione."

Gliela riconsegnò. Walter tentò di avvicinarsi, lei indietreggiò ancora come se temesse di essere toccata, si portò di fianco alla macchina, indugiò un poco, poi fu lesta nel salire e richiudere la portiera. Si affacciò al finestrino, fece un gesto di saluto con la mano. Ripartì in direzione del ponte senza dire una parola.

Walter guardò per qualche istante la 500 X nera che si allontanava. Si sentì solo e perduto; a quel punto, decise di lasciarsi guidare dall'istinto: salì in macchina e seguì la scia immaginaria lasciata da Giulia per farsi raggiungere. Superò un furgone e una moto da enduro, che viaggiava a velocità ridotta, proseguì per qualche chilometro senza vedere altri mezzi, mentre una certa inquietudine cominciò ad accompagnarlo e a farsi sempre più forte. Rallentò in prossimità di un incrocio che non aveva notato prima, proseguì in direzione del ponte, senza però vedere la macchina di Giulia. Dov'era finita? Forse aveva preso la strada dell'incrocio o forse no. Decise di proseguire ancora un po', poi sarebbe tornato indietro.

Stava per imboccare il ponte, quando fu superato dalla Punto bianca dei balordi che procedeva a grande velocità, non l'aveva neppure vista arrivare. La macchina della polizia dietro a sirene spiegate. Come poteva una utilitaria scassata tenere testa alla Giulietta dei poliziotti? Forse era truccata o forse... Accidenti! Walter rallentò fino a fermarsi, si tenne a distanza di sicurezza.

La Punto dei balordi prese a sbandare e a invadere la corsia di marcia opposta. Fece un brusco testacoda per evitare un camion carico di tronchi. Il grosso mezzo frenò, finendo di traverso, ma non riuscì a evitare l'impatto con la parte posteriore della macchina che girò su se stessa e finì travolta da una Mercedes ML sbucata dal nulla. Ridotta a un ammasso di lamiera, la Punto si capovolse e scivolò di fianco al camion. La macchina della polizia frenò bruscamente, fece una retromarcia veloce. Si fermò.

Sembrava tutto finito, invece, qualcosa si staccò dall'alto del rimorchio e i tronchi iniziarono a muoversi. Pochi istanti e sarebbero caduti. Un uomo strisciò fuori dalla Punto appena in tempo, sembrava John. Carmine e Roberta rimasero bloccati nell'abitacolo. I primi tonfi furono tremendi. Pesanti fusti d'albero schiacciarono la macchina e rimasero incastrati tra le ruote e il sottoscocca, altri caddero rotolandovi sopra finendo sull'asfalto con un rumore vibrante. Poi tutto tacque. John si guardò intorno, riuscì a portarsi in mezzo alla carreggiata, zoppicava, era ridotto a una maschera di sangue, aveva la pistola in mano. Iniziò a sparare in direzione dei poliziotti. Uno di questi rispose al fuoco senza colpirlo.

John si trascinò pietosamente sul lato della strada, si riparò dietro un tronco rimasto in bilico tra il rimorchio e il corrimano del ponte. Sparò altri colpi, poi si aggrappò ai tronchi incastrati sulla macchina, usando quelli più in basso come appoggio per arrampicarsi. Qualcosa però gli impedì di andare oltre il rimorchio, fu costretto a portarsi di lato per andare sul parapetto e poter attraversare lo sbarramento. Pochi passi e sarebbe riuscito a fuggire. Solo che il tronco rimasto in bilico scivolò giù dalla sponda del rimorchio colpendone un altro, che per uno strano effetto di leva si staccò dal mucchio ruotando longitudinalmente sopra il parapetto. John fu spazzato via talmente veloce da sembrare un manichino. Sparì giù dal ponte.

Il tempo si fermò. I mezzi sulla strada furono avvolti da un silenzio irreale che destava spavento. Walter sentì un brivido freddo correre lungo la schiena: cose del genere le aveva viste soltanto nei film dell'orrore. Negli attimi che seguirono, rivide la sequenza più volte, prima di rendersi conto che, quanto aveva visto da spettatore involontario, non era una rappresentazione di fantasia: era successo davvero.

Qualcuno uscì dalla Mercedes ML e un poliziotto gli andò incontro, l'altro prese a trafficare con la radio. Walter capì che quello era il momento di andarsene. Fece inversione e in pochi istanti era sulla strada del ritorno. Si fermò in prossimità dell'incrocio. Chiamò Giulia al cellulare per dirle quello che aveva appena visto, ma lei non rispose. Riprovò un paio di volte, poi lasciò stare.

Rimase qualche istante in attesa di sentirlo squillare, ma il telefono rimase muto. Giulia era offesa a tal punto? Forse avrebbe fatto bene a cercarla, anche se imbarcarsi in un'impresa del genere, poteva voler dire girare a lungo per le strade, e con quello che era appena successo, era meglio evitare ogni possibile contatto con i poliziotti, specialmente con quelli che l'avevano visto vicino alla macchina dei balordi. Avrebbe comunque corso il rischio, se solo Giulia avesse risposto alla chiamata.

Le concesse ancora un po' di tempo, ma lei non si fece sentire. Sparita. La passione per quella donna iniziò a scemare e lasciò il posto al più sordo dei risentimenti. Era una persona ingrata che non aveva apprezzato tutto quello che aveva dovuto affrontare per starle vicino. Walter decise allora di tornare in albergo e dimenticare tutto, specialmente adesso che i ricattatori erano morti. Ripensò alla faccenda della banca, al pericolo che qualcuno potesse ricordarsi di lui, al guaio in cui si era cacciato, e concluse che non era un problema: era Walter, e come tale poteva andare dove voleva, e non avendo fatto nessuna operazione a nome di Valerio, non c'era traccia di un suo collegamento con il suicida e i ricattatori.

Prese i documenti di Valerio e li buttò dal finestrino, un gesto che significava la rottura completa con il vissuto di quei giorni: in solo colpo, oltre a Valerio, se ne andavano i balordi e la storia del ricatto. Se ne andava anche Giulia, insieme al ricordo dei momenti passati insieme. Attraversò l'incrocio e ripartì leggero come l'aria, ancora qualche giorno di vacanza e sarebbe tornato a casa.


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