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Walter arretrò il carrello della pistola e tirò di nuovo il grilletto. Non successe nulla, ma non era questo che importava: voleva guadagnare un po' di tempo per farsi venire qualche idea, solo che al momento le idee erano irreperibili e Walter rimase immobile come un allocco.

"Te l'avevo detto che era scarica. Non ti sei accorto che manca il caricatore?"

"Certo che me n'ero accorto."

"Allora perché hai tirato indietro il carrello?"

"John, John, ascoltami!" disse Carmine toccandosi il collo. "Questo non è lui, ti dico. Chiedigli che giorno è oggi."

"Mercoledì" disse Walter senza pensarci.

"Non fare il paraculo!" disse John. "Oggi devi andare in banca a prendere i soldi. Dovrebbero già averti preparato la cifra, come gli avevi ordinato. Devi solo fare il prelievo. Ci dai quello che ci spetta e poi non ci vedrai mai più."

Walter capì che avrebbe potuto mettere le mani su un bel bottino. Poteva prelevare i soldi e sparire riprendendo la sua identità. Decise di cambiare atteggiamento: si avvicinò al divano e si sedette, posò la pistola sul tavolino.

"Allora... va bene. Solo che... ho come un vuoto di memoria, non mi ricordo nulla. Perché dovrei darvi i miei soldi?"

John aprì un'altra lattina.

"Non c'è bisogno di ricordartelo: lo sai benissimo."


Carmine si sedette vicino a Walter e lo fissò attentamente. Sembrava davvero Valerio, la somiglianza era perfetta, ma era quasi certo che fosse un impostore, un sosia d'accordo con Valerio per mandare all'aria il piano o approfittare della situazione.

"John, questo non sa un cazzo. E non sa un cazzo perché non è lui. Cosa devo fare per convincerti?"


Walter incrociò lo sguardo indagatore di Carmine. Doveva inventarsi qualcosa, e piuttosto in fretta, perché il tipo aveva già capito tutto e avrebbe finito col convincere anche John.

"Ragazzi, cosa vi devo dire? Ricordo di essere caduto dalle scale, nient'altro. Forse ho battuto la testa e..."

Carmine fece una smorfia che somigliava a un ghigno malefico.

"Però non hai nemmeno un segno!"

"Lascialo parlare!" lo interruppe John. "Continua" disse, rivolgendosi a Walter con un gesto della mano.

"Ecco... dovresti dirmi tutto fin dall'inizio... io... non mi ricordo nulla."

Carmine si alzò di scatto, andò verso John, le braccia spalancate.

"Non vorrai dar retta a questo stronzo?"


John guardò l'orologio, si alzò dalla sedia stirandosi la schiena, rimase in silenzio qualche istante, poi si rivolse a Carmine:

"E allora, secondo te, cosa dovremmo fare?"

"Aspettare. Torniamo tra una settimana, magari due..."

John si avvicinò al tavolino, afferrò la pistola, prese il caricatore che aveva in tasca.

"No! Dobbiamo risolvere oggi, come avevamo previsto". Caricò l'arma e la puntò verso Valerio, convinto che avrebbe smesso di recitare la parte dello smemorato. Non credeva si trattasse di un altro, come diceva Carmine.

"Sorpreso, vero? Scommetto che adesso ti è tornata la memoria."


Seduto sul divano, con gli occhi fissi sulla volata di un'arma carica, Walter capì di aver perso il controllo della situazione e di non poter reagire.

"Io... io non so che dire. Non mi ricordo nulla."

"Sai cosa penso, John?" disse Carmine mentre si sedeva sul divano di fronte.

"Sentiamo."

Carmine posò la lattina sul tavolino, accese una sigaretta.

"Penso che dovresti sparargli un colpo in fronte."

"Ti ha dato di volta il cervello? E poi chi lo fa il prelievo, tu forse?"

"Allora fai come vuoi. Se poi qualcosa va storto non venire a dirmi che non ti avevo avvertito."

"Ragazzi, io..." fece Walter, senza un solo pensiero attivo nella testa.

John sferrò un calcio al tavolino.

"Ragazzi, ragazzi. Cosa continui a ripeterlo? Sembri un disco rotto."

Carmine afferrò la lattina prima che cadesse sul pavimento.

"Visto che dici di non ricordare niente, adesso ti rinfresco la memoria" disse. "Camilla, che è anche una tua allieva, dice che abusavi di lei, quando sua madre era fuori casa."

"Cosa?" E poi chi sarebbe questa Camilla?"

"La figlia di Roberta, la tua ex convivente e quasi fidanzata."

"Io non ho fatto proprio un bel niente!"

"Lo sappiamo. Ma la cosa non ha nessuna importanza, perché tutti crederanno a una ragazzina di tredici anni e a sua madre, non a te. Roberta è disposta a non denunciarti in cambio di soldi."

"Ah ecco, di un ricatto si tratta! Voi cosa c'entrate?"

John lanciò un'occhiata d'intesa a Carmine.

"Diciamo che Roberta si è rivolta a noi perché si fida."

"Quindi, se ho ben capito, io dovrei dare i soldi a voi, che fate da intermediari."

"Vedo che hai capito, finalmente. E caso mai non te lo ricordassi, sappi che hai accettato di pagare. Oggi vai in banca, prelevi i centocinquantamila e ce li consegni. Fine della storia" disse John.

"E se io avessi cambiato idea?"

"Pensa ai guai che passeresti con la giustizia se Roberta andasse a denunciarti, senza contare tutto il resto. Uno stimato professore che..."

"Professore de 'sto cazzo!" sbottò Carmine. "Questo è troppo furbo per essere Valerio."

"Sei proprio fissato con questa cosa!" disse John. "E se anche fosse, che problema c'è? Basta che faccia il prelievo. Se rifiuta l'ammazzo."


L'altro uomoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora