Silas non aveva chiuso occhio, passava dal divano del salone al tavolo della cucina. Non riusciva a prendere sonno né a staccare gli occhi dalle riviste. Più leggeva e più comprendeva quale potesse essere il problema della sua bambina. Ciò che lo attanagliava, però, era come risolverlo. Certo, lui avrebbe potuto assecondarla, la cosa non gli creava problemi, non era di certo di vedute così ristrette, ma come si sarebbe destreggiata Castaldia nella vita, quale difficoltà avrebbe potuto riscontrare durante la sua vita?
I quesiti erano tanti, le preoccupazioni pure, ma cercava di ignorarle e di imparare il più possibile.
Sfogliò l'ennesima pagina e si rese conto di non avere più bisogno della luce artificiale poiché l'alba era appena sorta.
Silas aveva un gomito poggiato sul tavolo mentre con la mano si sorreggeva la testa, non aveva certo assunto una posizione comoda, ma la stanchezza, sebbene senza sonno, cominciava a farsi sentire. Le aveva lette tutte, ma nessuna era riuscita a sanare le sue tribolazioni. Sospirò stiracchiandosi, portando le braccia e le gambe alla massima estensione come fosse un gatto.
Gli scappò anche uno sbadiglio e con la mano destra si stropicciò gli occhi.
«Che nottata!»
«Ma allora è un vizio!» esclamò Ludwig che era appena entrato nella cucina. Era sussultato nel vedere Silas in cucina. Essendo lui così mattiniero pensava di essere sempre il primo e di essere da solo, invece non fu così tanto da farlo trasalire.
«chi pensavi che fosse?»
«Non so: chiunque, visti i tempi che corrono» sentenziò Ludwig.
«Sei tu che mi hai dato le riviste e io mi sono solo messo a leggerle».
«E non potevi farlo nella tua camera?» Silas, nonostante fosse padre veniva ancora rimproverato; ma forse era vero che non si smetteva mai di fare il genitore.
«No, perché avrei svegliato Lothar. Sono così nervoso che si percepisce a chilometri di distanza»
«Capisco,» disse senza dire altro, poi aggiunse, «Vuoi un caffè?»
«Doppio, bello forte!»
Nel frattempo che Ludwig si cimentava nel preparare il caffè, Silas guardava svogliato ancora e ancora quelle riviste, come se potessero placare la sua angoscia di punto in bianco; poi preso dall'ira, dalla frustrazione, le chiuse di scatto e le lanciò in fondo al tavolo.
«Sta attento, che tuo zip potrebbe uccidere per quelle riviste».
«Ci uccideranno a noi, se dovessero trovale in casa»
«Le aveva nascoste, ma forse dovrebbe nasconderle meglio, perché non c'ho messo molto tempo a trovarle».
«Ottimo». Silas rispose ironico.
«Non eri tu quello che lasciava in giro Marx per casa e tutto il resto».
«Touché» rispose Silas. «Sì, ma adesso sono più accorto. Diciamo che ora ho un'altra percezione del pericolo, anche perché si sono inferociti di più rispetto a prima, e a Berlino si ha paura pure di respirare: ma questo, tanto, lo immagini già, papà».
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La ballata dei petali caduti
Historical FictionL'ufficiale tedesco Ludwig Dubois, nella Germania Nazista del 1940, con la sua propensione autoritaria e rigorosa, si troverà non solo a lottare contro i soprusi di un regime oppressivo, ma anche contro la follia di sua moglie. Una travolgente passi...