Capitolo 48

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E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
(Alle fronde dei salici -S.Quasimodo)

Un altro giorno era sorto a Dachau; e Ludwig, che doveva svolgere il suo dovere, si detestava per questo

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Un altro giorno era sorto a Dachau; e Ludwig, che doveva svolgere il suo dovere, si detestava per questo. Il solo pensiero di dirigersi un'altra volta al campo lo innervosiva perché, proprio come suo figlio, non tollerava le ingiustizie.
Doveva ammettere di non trovare poi così sbagliato quel trattamento per gli assassini e gli stupratori. Tuttavia, quella gente non era solo un cumulo di malviventi, e l'unica cosa che poteva fare era addolcire la pillola ai prigionieri. Sapeva che, con un piccolo gesto, avrebbe potuto migliorare loro la giornata.
Uscì dal bagno dopo essersi sciacquato la faccia; l'acqua fredda lo distoglieva dai suoi pensieri, lo aveva sempre fatto. Non doveva prestare ascolto alla sua mente, o sarebbe stato risucchiato da un vortice emotivo che, probabilmente, lo avrebbe fatto impazzire prima della fine della guerra. Si concentrò a pensare, invece, a come potesse allietare quella giornata ai prigionieri. Così si diresse in cucina e prese una bustina di carta, quella dove conservava il pane. Si mise a tagliare in pezzetti piccoli la pagnotta fresca che Natthasol era riuscito a procurarsi il giorno prima.


«Ludwig» lo chiamò.


Ludwig sbatté le mani sul tavolo, e con queste anche il coltello che stava usando. Fece un respiro profondo, cercò di calmarsi, di riprendere fiato. Aveva riconosciuto la voce di suo fratello e non aveva motivo di essere preoccupato.


«Natthasol... buongiorno» gli disse, vedendolo entrare in cucina e avvicinarsi.


Natthasol gli accarezzò la guancia come per confortarlo, disse: «I tuoi nervi sono tesissimi, ma non devi essere preoccupato in casa tua. Qui nessuno ti farà male.»


«È questo il punto, Natthasol. Questa non è casa mia. Non mi sento al sicuro qui. Mi sento sempre sotto pressione, come se qualcuno potesse scoprirmi da un momento all'altro. Che possa uccidermi, o uccidere voi, solo perché non faccio fuori le persone gratuitamente; e, come se non bastasse, sono preoccupato per Aleph. Non vederlo e non sapere se sta bene o meno, mi fa impazzire. Se anche lui fosse portato in uno di questi campi? La sola idea mi uccide.»
«Calmati, fratello mio. Agitarti in questo modo non ti farà agire in maniera lucida. Cerca di fare solo il tuo dovere nel minimo indispensabile.»


«Sì» rispose.


«Queste briciole di pane per chi sono? Questi non possono essere definiti pezzi di pane, queste sono briciole...»


«Li ho fatti così piccoli affinché i prigionieri del campo possano consumarli nel minor tempo possibile, sapere che noi abbiamo da mangiare tutti i giorni, mentre loro ingeriscono solo acqua colorata... » Si interruppe quasi come se fosse perso in un ragionamento e poi ricominciò a parlare, disse: «Non li hai visti, non sai come sono magri, come muoiono...»

La ballata dei petali cadutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora