Forse non essere è esser senza che tu sia,
senza che tu vada tagliando il mezzogiorno
come un fiore azzurro, senza che tu cammini
più tardi per la nebbia e i mattoni,
senza quella luce che tu rechi in mano
che forse altri non vedran dorata,
che forse nessuno seppe che cresceva
come l'origine rossa della rosa,
senza che tu sia, infine, senza che venissi
brusca, eccitante, a conoscer la mia vita,
raffica di roseto, frumento del vento,
e da allora sono perché tu sei,
e da allora sei, sono e siamo,
e per amore sarò, sarai, saremo.
(P. Neruda. Forse non essere è esser senza che tu sia)Quella sera Lothar era rimasto a casa di Silas. Avevano trascorso le ore che precedevano l'alba a baciarsi e ad accarezzarsi. Lothar non aveva bene in mente come e cosa avrebbe dovuto fare e Silas non aveva voglia di bruciare le tappe subito. Volevano viversi entrambi, momento per momento e, anche se Lothar lo negava, Silas percepiva la sua preoccupazione. Non voleva pensarci, voleva solo bearsi dei baci di Lothar, quei baci che tanto aveva bramato, desiderato e sofferto per tutti quegli anni. Ci fu un momento in cui si incupì, quando pensò che le stesse labbra che lo stavano baciando avevano toccato quelle di Helen, ma poi scacciò via il pensiero sciogliendosi tra le braccia di Lothar.
Quando le prime luci dell'alba illuminarono la stanza, Silas giaceva supino sul letto, sotto Lothar che aveva continuato a baciarlo per ore senza che nessuno dei due avesse chiuso gli occhi. Quelle attenzioni lo avevano ristorato dai brutti, seppur brevi momenti, passati in prigione.
Anche Ludwig non aveva chiuso occhio quella notte, ma lui aveva un altro motivo. Era inorridito dal ruolo che avrebbe dovuto ricoprire, vivendo male l'idea del trasferimento. Insidiato d'apprensioni. C'erano troppe cose in sospeso che avrebbe dovuto sistemare e per tutta la notte non aveva fatto che cercare la soluzione, o il metodo più pratico, per sistemare ogni problema. Neanche la presenza di Aleph lo aveva tranquillizzato. Aveva preferito la solitudine.
La stessa sorte era toccata ad Aleph, il quale non aveva chiuso occhio dispiaciuto per Ludwig e per il suo distacco. Prima che partisse avrebbe voluto stare un po' con lui, anche solo rassicurarlo, invece non gli era stato permesso.
Erano le sei del mattino e Ludwig ancora non si era deciso a uscire dalla propria stanza; così, Aleph si era diretto in cucina per prendersi un bicchiere d'acqua nella sua attesa. Quando arrivò in cucina, Natthasol lo fece sedere: ci avrebbe pensato lui. Così, invece del misero bicchiere d'acqua, gli passò una tazza di tè caldo per dargli un po' di conforto.
«Sei in pena per Ludwig, non è vero?»
Aleph portò la tazza alle labbra, ne bevve un sorso e poi la posò sul tavolo annuendo alle parole di Natthasol.
«Sì, a volte non capisco perché debba essere così scostante. Io a cosa servo se non posso neanche confortarlo? Forse non solo all'altezza...»
Natthasol si dispiacque nel sentirgli pronunciare quelle parole, pertanto cercò di rassicurarlo: «Vedi, Aleph, Ludwig ha un carattere molto difficile e oltre ad essere molto forte è anche molto chiuso. Si chiude in se stesso quando soffre e spesso diventa scostante; ma non lo fa né a posta, né con cattiveria, semplicemente è stato abituato, spesso per forze di cause maggiori, a combattere le sue battaglie da solo.»
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La ballata dei petali caduti
Historical FictionL'ufficiale tedesco Ludwig Dubois, nella Germania Nazista del 1940, con la sua propensione autoritaria e rigorosa, si troverà non solo a lottare contro i soprusi di un regime oppressivo, ma anche contro la follia di sua moglie. Una travolgente passi...