L'ufficiale tedesco Ludwig Dubois, nella Germania Nazista del 1940, con la sua propensione autoritaria e rigorosa, si troverà non solo a lottare contro i soprusi di un regime oppressivo, ma anche contro la follia di sua moglie. Una travolgente passi...
Come potrei trattenerla in me, la mia anima, che la tua non sfiori; come levarla oltre te, all'infinito? Potessi nasconderla in un angolo sperduto nelle tenebre; un estrane rifugio silenzioso che non seguiti a vibrare se vibra il tuo profondo. ma tutto quello che ci tocca, te e me insieme ci tiene come un arco che da due corde un suono solo rende Su quale strumento siamo tesi, e quale grande musicista ci tiene nella mano? O dolce canto. (Come potrei. R.M. Rilke)
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Quel favore fatto a Friderich si era trasformato in un gioco pericoloso: Reinar lo aveva scambiato per un ragazzetto ariano, con il quale trascorrere il tempo a parlare della loro gloriosa razza; o almeno questo era quello che lasciava intendere. Ultimamente, però, dentro la testa di Silas si era venuto a creare un pensiero totalmente paranoico. Credeva che Reinar lo invitasse così spesso per smascherarlo, come a volerlo portare a tradirsi, o a dire qualcosa che riguardasse i ribelli che, secondo lui, stavano infettando la città. Per questo ci andava sempre più agitato, per non parlare, poi, del nervosismo che si era accumulato dall'ultima volta che aveva visto Lothar.
«Mi tocca anche vederla, questa qui...» si disse tra sé e sé mentre camminava, con passo svelto. Non tollerava l'idea di vedere qualcuno al fianco di Lothar che non fosse lui. E non riusciva a crederci che gli aveva voltato le spalle così facilmente. In ogni caso, quella era stata la sua decisione e lui si era detto che doveva reagire e che così avrebbe fatto. Tirò un lungo sospiro prima di imboccare il vialetto, che avrebbe portato dritto alla porta del nemico; ma prima che potesse muovere un altro passo, si sentì chiamare. Si guardò intorno per vedere chi lo stesse cercando, ma niente, fin quando non sentì quella voce dire chiaramente:
«Qui, sono qui su.»
Silas alzò lo sguardo e vide Friderich affacciato alla finestra, che gli faceva cenno di avvicinarsi, di prendere la scala che era poggiata contro la finestra e di salire su. Ci mancava soltanto questa.
«Si può sapere che vuoi? Se ci scopre tuo padre... Anzi, se mi vede che sono sopra una scala a parlare con te, cosa credi che possa pensare?»
«Ti ho fatto salire per un motivo.»
Alla finestra si affacciò Franz, che salutò Silas: «Salve, Silas! Vostro padre sta bene spero...»
«E lui cosa ci fa qui?» domandò a Friderich. Era nervoso, cominciava a capire la situazione.
«Franz ha avuto un congedo speciale, pare che siano potuti tornare in patria per qualche giorno. Ho saputo che mio padre ti ha invitato a casa per conversare con lui... Sa che io non sono in casa, perciò non saresti così gentile da intrattenerlo un po' con la tua chiacchiera?»
«Per lasciarvi fare i vostri porci comodi?»
«Avanti, Silas! Non essere crudele. Sono mesi che non lo vedo. Poi ormai so che mi posso fidare di te.»