Capitolo 36

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Così ci separammo senz'esserci capiti.
Ma non è facile capirsi a questo mondo.
(J.W.V. Goethe - I dolori del giovane Werther)

Lothar era rimasto dentro quella stalla per qualche minuto: impalato, immobile a causa della reazione di Silas

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Lothar era rimasto dentro quella stalla per qualche minuto: impalato, immobile a causa della reazione di Silas. Cominciava a pensare che forse ci teneva davvero a lui, che Silas non era un bugiardo e che non era solo un gioco. Inconsciamente non sapeva perché avesse reagito così. Prima quella sfuriata di gelosia e poi quel bacio, come se volesse marchiare un qualche territorio. Lothar lo avrebbe voluto inseguire, ma quel distacco era stato troppo brusco; era un istintivo, il classico ragazzo dalle reazioni di pancia, ma aveva ampiamente compreso che quelli non erano comportamenti giusti, almeno non nei confronti di Silas: oh, lui avrebbe reagito solo malamente in quel modo. Non sapeva se fosse stato per il bacio, o per quello che aveva detto riguardo Helen, ma in fondo era vero: suo padre stava cercando di farlo fidanzare con un buon partito, di introdurlo nella gioventù hitleriana e di farlo così diventare, un uomo utile alla missione della Germania. Ma Lothar non voleva niente di tutto ciò, voleva Silas. Come avrebbe potuto vivere con quella consapevolezza? Si fece forza, mandò giù il boccone amaro e uscì dal maneggio. Diretto verso casa e consapevole che, una volta per tutte, avrebbe dovuto dimenticare Silas, si convinse del fatto che forse sarebbe riuscito anche a voler bene a Helen.

Quando arrivò a casa, però, trovò un'altra delle imboscate di suo padre: aveva organizzato un pranzo a casa loro, con i genitori di Helen e lei presente, che se ne stava lì e sorrideva; sorrideva sempre.

"Che cos'ha da sorridere sempre?" si domandò tra sé e sé. Era abituato con Silas che palesava le sue emozioni più svariate: dagli sguardi preoccupati alle espressioni tristi, fino a quei sorrisi sinceri che di tanto in tanto gli rivolgeva, specie dopo una delle loro piccole battaglie, come a dirgli che ce l'avevano fatta; tuttavia Helen sembrava una di quelle ragazze alle quali era stato insegnato sin dalla nascita come compiacere gli uomini. Doveva essere taciturna, quindi, e parlare solo quando interpellata; cosa più importante, doveva sorridere sempre. A detta di Lothar, quella sembrava quasi una paresi.

«Salve, Lothar...» lo salutò avvicinandosi a lui.

«Non sapevo niente riguardo questo pranzo, mi dispiace essere arrivato in ritardo.»

«Non ti preoccupare, abbiamo aspettato te per mangiare; solo per trenta minuti.»

Pensandoci, Silas lo avrebbe quasi linciato se gli avesse fatto aspettare per mangiare, specie se si trattava di dolci. Gli venne da ridere, ma dovette cercare di darsi un contegno. «Allora, non aspettiamo oltre e cominciamo a mangiare» fece, certo che quel pranzo gli sarebbe andato di traverso.

 «Allora, non aspettiamo oltre e cominciamo a mangiare» fece, certo che quel pranzo gli sarebbe andato di traverso

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