Capitolo 7

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Fin dall'ore dell'infanzia non fui mai
simile agli altri, mai vidi le cose
come gli altri le vedevano, né seppi
la mia passione trarre da una comune fonte,
dalla stessa sorgente non presi il mio dolore,
sulle stesse tonalità non ho potuto
risvegliare alla gioia il mio cuore,
e tutto quel che ho amato, da solo io l'ho amato,
allora, nell'infanzia, agli albori.
D'un'esistenza in tempesta, dal fondo
d'ogni bene e d'ogni male fu attinto
il mistero che ancora mi lega,
dal torrente o dalla fontana,
dal pendio rosso del monte,
dal sole che mi girava e rigirava attorno
nel suo autunno d'oro tinto,
dal lampo del cielo
che in volo mi passava e ripassava accanto,
dal tuono e dalla tempesta,
e dalla nube che (azzurro
era il resto del cielo) in demone
si trasformò ai miei occhi.

(Solo-Edgar Allan Poe)


 Rinchiuso  in un angolo della sua mente, senza alcuna voce in capitolo, si sentiva  impazzire; eppure avrebbe voluto urlare

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Rinchiuso in un angolo della sua mente, senza alcuna voce in capitolo, si sentiva impazzire; eppure avrebbe voluto urlare. Non ce la faceva più e avrebbe desiderato non aver visto quanto accaduto in quella stanza, ma nonostante ciò era accaduto: aveva visto suo fratello tra le gambe di un altro e in fin dei conti non se lo aspettava minimamente.

Non pensava che Silas potesse avere certe tendenze, non che lo reputasse sbagliato, ma lui era lontano dal sesso e aveva la convinzione che si trattasse di una cosa morbosa che non andava consumata, un'affezione, una malattia, un bacillo da espellere; il sesso lo odiava e lui odiava il sesso, nulla d'aggiungere in proposito: lo repelleva come qualsiasi altra cosa al mondo – eccetto alcune, ovviamente, e tra queste c'era anche suo fratello che improvvisamente s'era dimostrato tutto il contrario di quanto immaginato fino ad allora.

Anche Silas non era differente dagli altri, per lo meno in questo, e forse era uno di coloro a cui piaceva troppo. Probabilmente, il biondo doveva sopperire una mancanza, quella stessa che invece era tutt'altro per Salazar – era fin troppo presente.

Sebbene continuasse a respirare, si sentiva soffocare talmente tanto da paragonare la sua condizione all'apnea. Aveva dovuto poggiarsi contro il muro nel tentativo di prendere aria e il suo petto faceva avanti e indietro, spasmodicamente.

Quello che lui non sapeva, però, era che si trattava di una mera condizione mentale così come il panico che quell'apparente mancato respiro stava scatenando dentro di lui.

Si sarebbe voluto cavare gli occhi, forse anche strappare lo stomaco per tutto il succo gastrico che si sentiva venire su – ed era tutta colpa di quella donna che lo aveva fatto ingozzare ripetutamente, anche quando tornava dal bagno; così, aveva preso a grattarsi sopra i vestiti, a tirarsi i capelli come fosse un posseduto. Voleva espellere dal proprio corpo tutte quelle sensazioni orribili che lo stavano sporcando, eppure non ci riusciva: emetteva dei suoni straziati e, soffocato da se stesso, lasciava che perpetuassero dei grugniti angelici – dopo tutto aveva ancora la voce di un bambino.

La ballata dei petali cadutiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora