Capitolo 21

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Driiiiinnn
Sveglia di merda.
Mi alzai svogliatamente dal letto e mi precipitai in bagno, non volevo incontrare nessuno di prima mattina.
Mi feci una breve e calda doccia per poi uscire dal bagno dirigendomi verso l'armadio, optai per dei pantaloncini rosa pallido e una t-shirt con su scritto YOLO, adoro quella parola. You Only Live Once.
Misi le mie vans e andai a truccarmi, un filo di matita, un filo di eyeliner e un po' di mascara, io mi limotavo a questo.
Sentii la porta della stanza affianco alla mia aprirsi per poi richiudrrsi successivamente. Brooklyn era appena uscito dalla sua stanza.
Non potevo rimanere nella stanza, avevo fame e dovevo fare colazione.
Dai Kelsey ce la puoi fare.
Aprii la porta e scesi le scale, suppongo che lui ora sia in bagno, e invece no, era in cucina.
-Buongiorno- disse freddo, sentendomi arrivare.
Non gli risposi neanche.
Mi andai a sedere, presi i miei cereali e iniziai a mangiare. Quando il mio telefono vibrò.
Non aveva la password e il giorno prima lo avevo lasciato in cucina aplena tornata.
Poi ha la mania di sbloccarsi da solo ogni volta che arriva un messaggio.
Era vicino a Brooklyn, io non volevo alzarmi...
Allora non lo feci, continuai a mangiare, ma vibrò per una seconda e per una terza volta.
A questo punto vidi Brooklyn alzarsi, lo prese e me lo porse. Ma poi si fermò all'improvviso, suppongo leggendo uno dei messaggi che mi erano arrivati. Aveva un'espressione impaurita sul viso...
Non capivo il perché, gli strappai il cellulare dalle mani. Lessi tutti i messaggi che mi erano arrivati e sbuffai sonoramente:
Da Sconosciuto
Buongiorno bambolina!
Oggi a scuola neh, peccato io non venga nella tua scuola, davvero un peccato sarebbe stato tutto più facile. Ah e salutami 46.
46? Che cazzo significa 46.
Secondo messaggio:
Da Jazzy
Ti passo a prendere alle 7 e 45, muovi il culo.
Solita.
Terzo messaggio.
Da Sconosciuto
Dovresti chiedere un po' di spiegazioni al tuo fidanzatino.
Pazzo.
A Sconosciuto
Io e Brooklyn non stiamo insieme. E poi chi cazzo è 46?
-Tu non andrai a scuola con Jazzy.- disse duro Brooklyn.
-E chi sei tu per impedirmelo? In fondo mi hai mentito in tutto questo tempo, pensi ancora che io mi fidi di te?- gli risposi con le lacrime agli occhi.
Mi fidavo di lui? Ciecamente. Di lui mi fidavo ciecamente, gli avrei affidato me stessa.
-Ti prego, ti accompagno io a scuola, ti devo parlare Kay- il suo tono di voce era preoccupato.
Anuii lievemente e mandai un messaggio a Jazzy dicendole di non passare a casa, sarei andata con Brooklyn.
Salii in macchina e partimmo, dopo cinque minuti vidi che non eravamo ancora arrivati e ciò è strano dal momento che la scuola era vicina.
-Dove mi stai portando? - chiesi un po' spaventata, ci stavamo inoltrando in un fitto bosco.
-Tranquilla.- disse solo questo.
Ci fermammo in un piccolo parco abbandonato nel bosco.
-Chi è?- chiese solo, chi è chi? Non capivo.
-Di chi stai parlando?- gli chiedi confusa.
-Del numero che ti scrive.-
-Non lo so, ma è uno stupido scherzo di bambini che non sanno che farsene della loro vita.- dissi tranquilla.
-Io non ne sarei certo, da quanto va avanti?- chiese.
-Da ieri, appena sono tornata a casa- dissi non capendo dove volesse arrivare con questo.
-Cazzo!- gridò sbattendo le mani sul volante, mi aveva spaventata.
-Scusa- si ricompose.
-Mi spieghi cosa sta succedendo?- gli chiesi.
-Chiudi quella bocca, non sono cazzi tuoi non ti impicciare in cose che non ti riguardano.- disse freddo guardandomi negli occhi, non avevano più quel colore tenue che mi aveva colpito sin dal primo giorno, aveva un colore nero pece, non si vedeva il fondo. Mi facevano paura.
-Brooklyn mi stai spaventando? Puoi portarmi a scuola e...- nom finii la frase che mi ritrovai le sue labbra sulle mie. Rimasi sorpresa da quel gesto, ma non mi staccai, ricambiai il bacio, alla fine era tutto quello che desideravo, dall'inizio anche se non lo ammettevo a me stessa.
Mi ritrassi velocemente e iniziai a piangere.
Non poteva farlo, io lo volevo, ma lui non doveva, si stava solo prendendo gioco di me.
-Cha hai ora?- choese lui sbuffando.
-Ma mi prendi in giro? Portami a scuola ora.- gli gridai contro.
Senza farselo ripetere due volte accese il motore e guidò fino alla scuola.
Scesi dalla macchina correndo e mi avviai verso l'entrata dove vidi Jazzy e Klaire, corsi verso di loro.
-E Mery?- chiesi non vedendola, beh mi sembrava più che ovvio dal momento che non era iscritta a questa scuola.
-È con Chaz, si fanno un giro, ma ehi perché hai gli occhi gonfi? sono tutti rossi.- chiese preoccupata.
-È allergia.- dissi velocemente
-Non sai mentire.-
-Lo so ma non ho voglia di parlarne.- dissi tristemente per poi superarle e fiondandomi verso la classe.

-Romeo e Giulietta ragazzi.- strillò l'insegnabte di letterwtura inglese, perché mi ero iscritta a quel corso mi chiedo. Ah sì mia madre mi aveva obbligata, lo frequentava pure Brooklyn pur essendo di un anno avanti.
-Chi sa di cosa si parla?- voilà che chiede a me.
-Collins.- cos' avevo detto.
Sapevo tutto su Romeo e Giulietta, mia madre è completamente ossessionata da quella stronzata perché molto simile alla sua storia.
-Montecchi, Capuleti, Romeo, Giulietta, le due casate erano rivali, ma il figlio di casa Montecchi, ovvero Romeo, si era innamorato di Giulietta, figlia di casa Capuleti, avevano 14 anni, i genitori non volevano che stessero insieme, Giulietta progettò un piano, fece finta di morire ma Romeo non ne sapeva niente credendola morta decise allora di suicidarsi perché non poteva vivere, come diceva lui, senza la sua amata. Giulietta quando si svegliò, trovandolo morto, decise di togliersi, questa volta davvero, la vita, infilandosi un pugnale nel petto, bella storia vero? Stupidissima.- dissi io commentando questo racconto idota.
-Vedo che è ferrata sull'argomento Collins, lo commenti per esteso, voglio sapere cosa ne pensa.- avevo un mucchio di cose da dire.
-In poche parole, penso sia ridicolo. È un racconto stupidissimo, scommetto che Shakespeare non aveva niente da fare quel giorno e allora buttò giù righe sa u righe di cazzate che gli passavano per la mente. Amore? Ma davvero. Quello lo si può definire amore? Due quattordicenni che si erano visti una sola volta, cosa ne potevano sapere di amore? Suicidati. Ma perfavore ci rendiamo conto di che storia patetica sia? Non mi piace per niente. Vada per Amleto, Otello, quelli Sì, ammiro Shakespeare ma mi ha deluso, tutti i suoi racconti mi prendono seriamente ma Romeo e Giulietta proprio per niente. Dai andiamo, due famiglie rivali, due ragazzi, si innamorano, bella storia ciao, crepano.
Penso sia fatto meglio il musical Wet Side Story. Okay forse io dovrei essere l'unica a parlare...dimentichi l'ultima parte che ho detto, solo che con questo vecchi racconti di giovani che si innamorano, ci illudono che la vita sia perfetta che alla fine l'amore è l'unica cosa che conta davvero, che appunto morire per amore è un modo buono per morire. Tutto qui, questo è ciò che penso.- dissi finalmente riprendendo fiato e sedendomi nuovamente.
-Buon lavoro! Davvero Buon lavoro, per questo lei sarà una delle 10 persone che verranno scelte per partecipare al congresso sulla letteratura a Seattle.- disse con un sorrisetto!
-Cosa scherza?!- dissi gridando
-Mai stata più seria di così, si partirà il giorno dopo l' Homecoming che si terrà esattamente tra 3 settimane, mi occuperò io di avvisare i tuoi genitori.- concluse lei.
-Mia madre.- la corressi tristemente.
Annuì lentamente per poi continuare la lezione su Romeo e Giulietta.
Brooklyn.

Dèjà VuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora