Capitolo 2

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-mi sta venendo il mal di testa- sussurrò Erika osservando quello che era suo marito da due anni che stava facendo avanti e indietro per la sala da pranzo della loro piccola casa con aria palesemente nervosa e allo stesso tempo concentrata.

-scusa Erika- le disse lui sorridendole e raggiungendola per baciarla con calma sulle labbra -ma...oggi devo fare una cosa- continuò lui senza aggiungere altro e la castana sbuffò. Era abituata a suo marito che usciva per "fare cose". Anche quando erano solamente fidanzati non faceva altro che sparire senza darle una minima spiegazione e lei aveva sperato che una volta sposati si sarebbe fidato di lei ma a quanto parva continuava a nasconderle quello che faceva realmente.

-per che ora tornerai a casa?- chiese allora Erika mettendosi una mano sulla pancia leggermente pronunciata e il biondo la osservò attentamente prima di sospirare.

-non lo so- ed era vero. Vide chiaramente gli occhi di Erika riempirsi di rabbia ed era pronto a una sua sfuriata ma la castana si alzò semplicemente per camminare verso la loro camera da letto e ritornare poco dopo con il loro primo figlio in braccio. Jedd aveva solo due anni, lo avevano avuto subito dopo essersi sposati, e nonostante ciò era già bello pesante. Erika sembrava non curarsene mentre si risedeva con il bambino castano come lei in braccio e gli accarezzava la testa senza però svegliarlo. -sei arrabbiata con me-

-non mi dici mai niente Er- sussurrò lei -so che...capisco che forse sono cose importanti, hai sempre una faccia molto concentrata ma sono tua moglie-

-non voglio metterti in pericolo- disse Erdote osservando quella che era diventata la sua famiglia quasi terrorizzato di perderli tutti e tre.

-in che cazzo di guai ti sei cacciato Er?-

-non l'ho scelto io- ed era vero. Aveva solo un ricordo confuso di quello che era successo otto anni prima. Si ricordava il coltello che aveva prima trafitto sua madre, che gli era morta tra le braccia, e poi la stessa persona che aveva tentato di uccidere anche lui ma non era riuscito a piantargli il coltello nel cuore. Lo aveva mancato, anche se di poco, e lui era sopravvissuto grazie soprattutto a Jos che lo aveva portato lontano dal castello. Lo aveva nascosto in quel piccolo villaggio nel territorio di Golter e lo aveva curato.

Jos era sempre stato la guardia del corpo di suo padre, la guardia fidata del re, e lo aveva salvato da morte certa. Se non ci fosse stato Jos probabilmente Erdote sarebbe morto da tempo. Jos era stato anche quello a dirgli di non rivelare il suo vero nome, certo erano nel villaggio sotto il controllo di un altro re ma era comunque meglio non attirare troppo l'attenzione e un nome come Erdote era un faro nella notte. Per questo aveva iniziato a farsi chiamare Er da tutti e gli era rimasto quel nome che non gli dispiaceva nemmeno. Jos segretamente aveva continuato a farlo allenare con la spada, era ancora l'erede al trono e una volta sistemata tutta quella situazione dell'assassinio di sua madre sarebbe tornato a corte a reclamare il suo trono. Jos ci stava mettendo davvero tanto d'impegno per scoprire quello che era realmente successo e quindi scagionare suo padre da quella maledetta prigione di pietra nella quale era stato rinchiuso per un qualcosa che non aveva mai fatto.

Grazie a Jos Erdote era riuscito a vedere suo padre durante tutti quegli anni, anche se la prigione non il posto più felice del mondo lui si sentiva davvero bene quando andava li e parlava con suo padre.

-basta che non ti fai ammazzare, abbiamo bisogno di te- sussurrò alla fine Erika e Erdote le sorrise lasciando un bacio sui capelli di Jedd prima di baciare nuovamente la moglie sulle labbra. Quando si era messo con Erika aveva pensato solamente di dare sfogo ai suoi bisogni di adolescente in preda agli ormoni ma poi era rimasto fregato. Erika gli era sempre piaciuta e anche tanto e fidanzarsi con lei era stato fin troppo naturale. Ci aveva messo però un anno intero, tra mille dubbi e preoccupazioni, a decidere se chiedere alla castana di sposarlo. Aveva chiesto consiglio a Jos, era l'erede al trono: poteva sposare una ragazza comune? Jos lo aveva osservato per un po' prima di sorridergli e dirgli che la vita era la sua e poteva sposare chi voleva. Erdote era certo che glielo avesse detto solo e soltanto perché vedeva chiaramente come lui e Erika si guardavano, li aveva letteralmente visti innamorarsi, e quindi era di parte. Per questo quando era andato a trovare il padre gli aveva spiegato tutto quello che era successo con Erika e gli aveva chiesto consiglio. Suo padre gli aveva sorriso e gli aveva detto che poteva sposare chi lo rendeva felice. Era stato con la sua approvazione che finalmente Erdote si era deciso a chiedere a Erika di sposarlo e adesso erano marito e moglie anche se la castana non sapeva ancora che lui in realtà era un principe.

-vi amo- sussurrò Erdote baciando nuovamente la moglie -ti prometto che non mi farò uccidere- concluse prima di lasciare una carezza sulla testa del figlio e uscire dalla sua casa giusto in tempo per notare la figura slanciata di Jos che stava per bussare alla porta. -sono qui...dovevo salutarli per bene-

-sono dell'idea che dovresti dire chi sei a tua moglie- gli sussurrò il moro distogliendo momentaneamente lo sguardo dal suo principe per guardarsi intorno e appurarsi che non ci fosse nessuno in giro che poteva sentirli -sei davvero sicuro che fingere un attacco di banditi sia una buona idea?-

-si- disse Erdote incrociando le braccia al petto.

-assoldando veri banditi?-

-Jos deve essere reale e poi possono prendere tutto quello che c'è nella carrozza come premio mentre noi portiamo via Amalia-

-non sarebbe meglio provare ad avvicinare tua sorella quando sta per scendere dalla carrozza?-

-e così farmi vedere in volto da qualcuno? Lo sai che non mi fido di nessuno, soprattutto non dei miei zii, e di certo se pensano che Amalia sia stata presa dai banditi non la cercheranno nei villaggi-

-contento tu...spero solo che tua sorella non si faccia male-


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