je te laisserai des mots.

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Consiglio di ascoltare la canzone "Je te laisserai des mots" di Patrick Watson durante la lettura.

Gli mancava, cazzo se gli mancava, ma se lo sarebbe ripreso, costi quel che costi, quel bimbo, come lo chiamava lui, sarebbe tornato ad essere suo.

"Je te laisserai des mots, En-dessous de ta porte, En-dessous de les murs qui chantent..."

Il ragazzo biondo, che si trovava in cucina, sentì qualcuno bussare con la mano alla porta del suo appartamento, stranito a causa del tardo orario.

Aprì la porta ma non ci trovò nessuno, si guardò intorno un paio di volte prima di notare un foglio sul suo strano tappeto posto davanti all'entrata.

Mattia si calò per prenderlo per poi chiudere subito la porta dietro di sé, un po' fifone di queste cose.

Non esitò un secondo di più ad aprire il biglietto e quando si ritrovò davanti quella calligrafia, la sua, non potè trattenere quelle lacrime che da giorni ricacciava indietro.

"Sono sempre stato innamorato della luna, la mia musa, la più bella...Poi ho conosciuto te. Ti amo ancora. Ti amo come amo la luna. Anzi, ti amo più di quanto amo la luna, ma questo non dirlo a lei."

Lo amava, lo amava ancora, ma le ferite sul cuore facevano ancora male, le ferite che aveva nell'anima perdevano ancora sangue. Però lo sapeva, sapeva che l'avrebbe perdonato, non sapeva vivere senza il suo Christian, ma non era quello il momento giusto, doveva prima ritornare in sé stesso, il Mattia di sempre, poi avrebbe fatto ritornare la sua persona nella sua vita.

E passarono i giorni, settimane, ogni giorno alla stessa ora un biglietto nuovo. Christian sapeva che Mattia avesse capito che fosse lui, era impossibile non capire, e dall'altro lato Mattia sapeva che era la sua persona a scrivere quelle dediche tanto dolci da sciogliere la persona più cattiva del mondo. Ma nessuno dei due fece mai un passo avanti.

"...Tout près de la place où tes pieds passent, Cachés dans les trous de ton divan, Et quand tu es seule pendant un instant..."

Mattia stava passeggiando, una sera di novembre, faceva freddo ma questo non lo frenava dallo andare nel loro posto del cuore, sentiva di doverlo fare, era una cosa che non riusciva spiegare nemmeno lui a parole.

Così si imbarcò, da solo, con la neve ancora fresca sotto i piedi, dato che da poco aveva smesso di nevicare. Si sedette su quella panchina che offriva una vista dall'alto di tutta la città.

Si perse con lo sguardo nella bellezza del paesaggio. Amava qual posto, Dio se lo amava, di giorno, di notte, d'estate quando c'era quell'aria asfissiante che ti faceva imprecare, d'inverno quando il freddo ti penetrava nelle ossa, sotto la pioggia e anche sotto la neve.

Il suo sguardo per pura casualità si posò su un albero che si trovava proprio affianco alla panchina.

"Per sempre noi." ci avevano inciso con le chiavi di casa su quella corteccia un giorno di molto tempo fa.

Solo in secondo momento vide davanti agli occhi un piccolo foglio sbucare da una fessura situata sul legno dell'albero, non tanto distante da quell'incisione.

Si alzò da quella panchina su cui si stava rilassando e si affrettò a prendere il bigliettino.

"Ti aspetto ora e per tutta la vita.
Per sempre tuo, e tu per sempre mio.
Christian Stefanelli."

Si voltò per tornare a sedersi sulla panchina in cerca di un un sostegno, come avere qualcosa pronto a sorreggerlo, ma quando si girò tutto sembrò sparire.

"...Ramasse-moi, Quand tu voudras..."

Lo vide lì, a pochi metri di distanza da lui, con le guance rossastre a causa del freddo e i ricciolini ribelli che sfuggivano dal cappello. L'essere più bello dell'universo.

Non riuscì più a trattenersi si avvicinò a lui correndo, e, a causa del suo autocontrollo ormai a quel paese lo baciò, come se ne dipendesse la sua stessa vita.

Proprio come si fa quando si rincontra l'amore della proprio vita dopo tanto tempo.

"...Embrasse-moi, Quand tu voudras..."

Quando si staccarono Christian non ce la fece più e cadde in ginocchio sulla neve, piangendo tutte le lacrime che fino ad ora lui non aveva ancora fatto uscire.

«Sei di nuovo mio ?»sussurrò Christian stringendo il corpo di Mattia ancora in piedi tra le braccia.

Il ragazzo biondo si abbassò anche lui sulle ginocchia, iniziando ad asciugare le lacrime dell'altro.

Si strinsero l'uno nelle braccia dell'altro ignorando il freddo ed i pantaloni che sulla neve si inumidivano.

«Sono stato tuo, lo sono e lo sarò per sempre. Tu sei di nuovo mio ?»disse con voce tremolante Mattia, a causa di quella forte scarica di emozioni che stavano provando.

«Sono tuo da prima ancora che ci conoscessimo mia luna.»rispose Christian con la testa affondata nella spalla dell'altro.

"...Ramasse-moi, Quand tu voudras."

Ormai il filtro bocca-cervello di Christian era andato pure lui a farsi benedire e non ce la fece più.

«Ti amo più di me stesso, più di quanto ami questa città, più di quanto ami il mare, più di quanto ami la notte, più di quanto ami la luna.»professò i suoi sentimenti all'altro come se fosse la prima volta e Mattia lo baciò di nuovo, scaldando quelle bocche fredde per colpa del gelo di quella sera.

«Nonostante tutto sarai sempre dentro di me, come una scritta sul muro fatta con il pennarello indelebile, come quell'incisione che abbiamo fatto sul quell'albero lì giù amore mio...Ti amo Christian, ed ogni giorno ti amo un po' di più.»

|Ciao a tuttx, grazie di aver letto. Fatemi sapere cosa ne pensate, sapete che un parere per me è importante.
XOXO, alla prossima.💟

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