La vita, la morte e tutto l'intermezzo

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Capitolo 1

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Capitolo 1

"Due fili strettamente intrecciati per portare pace e prosperità tra i popoli."

Quelle erano le parole che il principe della casata dei Blussaint lesse per l'infinitesima volta da quando aveva imparato a leggere. Ailill sperava con tutto se stesso di essere lui il bambino di quelle strofe. Voleva in ogni modo giustificarsi tutte le volte che aveva guardato negli occhi la morte, senza poter far niente. Non aveva potuto salvare la sua sorellina, morta per malattia a soli quattro anni. Non aveva potuto impedire alle tre guardie assegnatogli di sacrificarsi per lui in battaglia. Nemmeno i suoi due amici più stretti erano rimasti a lungo nella sua vita. Quelle persone, quelle perdite, gli erano state strappate da sotto le mani con una violenza tale che anche ora, compiuti i vent'anni, non riusciva a superare. I loro nomi erano incisi nel suo cuore così in profondità da creare ferite impossibili da rimarginare. Ferite che continuavano a sanguinare.

La carrozza sbandò leggermente a destra, facendo scivolare a terra i libri che, fino ad una curva prima, erano in una disordinata pila sul sedile di fronte a lui. Osservandone triste la loro caduta, Ailill pensò quanto sarebbe stato più facile se non si fosse mai affezionato a nessuno. A quanto sarebbe più facile se smettesse di farlo in futuro. Sapeva che non ci sarebbe riuscito: sua madre gli aveva sempre fatto notare quanto il suo cuore fosse buono e suo padre gli ricordava sempre quanto fosse invidioso di questa particolarità. Secondo il Re, quella sua dote lo avrebbe reso un grande sovrano, un giorno. E quei giorni si stavano sempre più avvicinando, giorno dopo giorno, portando il padre sempre più vicino alla vecchiaia e alla morte. Nonostante questo suo ingombrante difetto, si ripromise di fare attenzione ai suoi sentimenti verso gli altri. Almeno verso chi di nuovo si addentrava nella sua pericolosa esistenza. Si sarebbe concentrato sui suoi genitori, i servitori, il popolo e la sua guardia, Nohy. Era l'ultimo amico che gli era rimasto. Svolgeva il suo lavoro egregiamente da circa cinque anni, esattamente il numero di anni che li differenziava. Ailill, tuttavia, si era sempre trovato bene in sua compagnia. Era sempre al suo fianco, con un sorriso rassicurante stampato in volto quando si rivolgeva al suo protetto, anche se non era obbligato. Se ne stava ad ascoltarlo durante i suoi sproloqui su qualche nuova passione, lo trattava con rispetto e gentilezza, riservandogli quei comportamenti da amico di vecchia data che contrassegnava il loro rapporto. Nohy c'era sempre per lui e Ailill implorava ogni giorno la terra di non reclamarlo troppo presto a sé.

Con lo sguardo ancora fisso sui libri, il principe sospirò, riportando l'attenzione sulle parole che aveva letto poco prima. "Colme d'amore", c'era scritto. Ed era vero. In tutta la sofferenza che aveva dovuto passare, chiunque intorno a lui non gli aveva fatto mancare affetto e bellezza interiore. Anche grazie alle sue esperienze e ai suoi legami pieni di bontà era diventato un ragazzo giusto, compassionevole e altruista. Un nuovo sospiro scosse le sue spalle e il petto, provando a riemergere dai suoi pensieri e tornando a leggere la storia del suo regno. Il libro che aveva tra le mani era un tomo spesso come le sue gambe, in cui erano state segnate solo le prime duecento pagine, lasciandone altre seicento vuote. Quel libro era la storia del suo regno, scritto con la salita al trono della sua bisnonna Althea, la prima ad essere iniziata alla scrittura dagli antichi Scribi. Già da generazioni quella specie di profezia veniva tramandata di mano in mano, fino a quel giorno. Sfogliò le pagine fino ad arrivare alla sua scrittura, che finiva a metà della duecentoventiquattresima pagina. Rilesse l'ultima frase circa quattro volte, prima di decidere di lasciar perdere. Ailill adorava studiare, era un principe estremamente curioso, ma ripensare alle sconfitte e agli ostacoli che la vita gli aveva messo davanti, gli aveva annebbiato la mente, rendendogli difficile pensare e riflettere su quell'ammasso di lettere nere. Con delicatezza, chiuse il grande tomo, lo posò sul sedile ora vuoto davanti a lui e si stiracchiò nel poco spazio disponibile all'interno del carro. Senza pronunciare una sola parola, portò lo sguardo sulla lussureggiante flora del suo regno.

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