Riif Seagrave

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Wild and strong, you can'tbe contained

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Wild and strong, you can't
be contained. Never bound
n

or ever chained.
Wounds you caused will never mend

and you will never end.

- Fia Orädd

Capitolo 9

Selina era sempre stata taciturna. Ailill se n'era accorto fin da subito. Aveva visto che non le pesava stargli lontano e attendere che fosse lui a parlare con lei, nei primi giorni dell'incarico. Vedeva che si sforzava di continuare a parlare, quando il silenzio gli infilava gli orribili pensieri nella mente. Il silenzio a cui era sottoposto ora, però, era diverso. Avevano viaggiato di nuovo lungo il torrente e, secondo le uniche parole sfuggite da quelle labbra candide, erano quasi arrivati al villaggio successivo. Durante il percorso aveva provato a inserirla nei discorsi, ma le uniche risposte che ricevette furono versi o monosillabi borbottati. Non perse la speranza. Anche se parlava con Nohy, le stava accanto e ogni tanto le rivolgeva la parola. Per questo, quando tornò nel loro mondo, fu sia sorpreso che felice.

«Qui a Ikiar ci fermeremo per la notte. Avete bisogno di riposare come ci si merita e non su scomode pigne. Partiremo all'alba, quindi abbiamo il tempo per una cena e una bella dormita. Niente ronde, niente guardia. Solo riposo.» Il suo tono non ammetteva repliche e nessuno ci provò nemmeno.

Avevano davvero bisogno di una notte di ristoro e di abbastanza cibo da renderli sazi. Il dolce che avevano mangiato a Ehrsen era rimasto indigesto e, ormai da qualche passo, lo stomaco iniziava a richiedere qualcosa di più. Raggiunsero il villaggio in men che non si dica. Il sole stava cadendo verso l'orizzonte e dietro di loro cresceva l'oscurità. Selina non badò a molto di ciò che le succedeva intorno. L'unica cosa che le importava, era la sicurezza del principe e trovare riparo. Voleva solo una stanza, un letto su cui sprofondare e un cuscino per soffocare le grida. Quelle grida che minacciavano di uscirle dalle labbra ad ogni domanda di Ailill e le stesse che si rincorrevano nel suo petto, pronte a rompere le ossa per spingersi fuori. Trovò subito un'osteria disposta a consegnarle le camere. Due per la precisione: una di coppia e una singola.

«Io prendo quella singola. Buon riposo.» mormorò, prima di prendere la chiave in ferro grezzo, pesante e rossiccia.

Si trasportò verso le scale. Il piano superiore, un corridoio in pietra illuminato da torce in punti strategici, conteneva le camere. Quelle che avrebbero occupato loro, erano comunicanti, una di fianco all'altra. Solitamente erano per le famiglie, in modo che i genitori e i bambini fossero disponibili in ogni momento. Così come lei, pronta a intervenire a qualunque problema del principe. Sentì i passi dei due seguirla, riecheggiando nel silenzio della sera. La cena sarebbe stata portata nelle loro camere con vassoi e brocche d'acqua, vino e idromele. Nonostante le ringhiasse lo stomaco, non sentiva l'urgenza di mangiare. Avrebbe volentieri fatto a meno in quel momento. Si mise a lavorare con la serratura, venendo raggiunta dal biondo.

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