13. Occhi Verdi - Hazel

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Fisso Elliot che a sua volta guarda il pavimento.

Gli occhi verdi che non si alzano più da terra, le mani che mi stringono come se non mi volessero lasciare andare, i capelli biondi che gli cadono davanti alla fronte.

"Elliot" continuo a dire "stai bene?"

"Sì, tutto bene. Ho solo caldo, molto caldo" si allarga il colletto della camicia azzurra lasciandomi la mano.

"Andiamo un attimo fuori" dico io prendendolo per un braccio.

Usciamo al freddo e al gelo, il mio vestito sbracciato mi fa risentire del clima freddo e rigido.

Poche stelle in cielo molto luminose mi permettono di vedere i suoi occhi verdi.

Questo atteggiamento l'ho già visto su qualcuno, non voglio dire stupidate, ma mi ricorda James.

Non ci devo pensare più.

"Elliot, parlami, come ti senti?" gli tocco la fronte e lui mi prende la mano con la sua.

"Tu sei ghiacciata"

"Non importa, tu come stai?"

"Invece a me importa di te, non di me. Ti do la mia giacca, aspetta." Mi lascia la mano e cerco di stare in equilibrio sui tacchi, si sfila la giacca blu e me la mette sulle spalle per poi riprendere la mano.

"Bene, visto che ora io sono al caldo, tu come stai?" richiedo di nuovo.

"Bene, stai tranquilla. Vuoi tornare dentro?"

"No, sto bene anche fuori, se a te va bene" camminiamo in silenzio, uno a fianco all'altro.

È stato strano preoccuparmi per lui mentre lui si preoccupava per me, perché era lui quello che stava più male tra i due, ma pensava ad una sconosciuta che aveva le mani fredde.

"Mi dispiace che tu domani parta" mi dice.

"Ormai ho deciso."

"Come mai? Non ti trovi bene qui?"

"No, mi trovo bene, ma diciamo che la ragione per cui sono venuta non è più valida." Non voglio parlare di James ma non voglio nemmeno mentire di più ad un ragazzo che si è dimostrato così premuroso.

"Ah, qualsiasi cosa non ti abbia trattenuta qui, è davvero sciocca"

Lo fisso e gli sorrido.

"O sciocco" aggiunge guardando poi in avanti.

"Hai mai fatto una stupidata?"
"La mia vita ne è piena."

"Ho fatto arrabbiare un ragazzo"

"Che stupidata potrebbe mai essere?"

"Non ho seguito quello che mi aveva detto, gli sono piombata addosso per aiutarlo, facendogli solo più male"

"Che ne sai che lo hai fatto arrabbiare?"

"Mi ha urlato contro"

"Magari ora ci ha ripensato..."

"Non importa più ormai. Sta molto meglio senza di me. Mi ha detto direttamente che gli ho cambiato la vita e che me ne dovevo andare."

"Te ne vai senza salutarlo?"

"Già. Non credere che non mi dispiaccia, ma è meglio se non lo rivedo più."

"Secondo me sbagli, ma non sono io a dover decidere. Dove abiti? Ti accompagno a casa"

Gli indico la strada un po' titubante, perché non sono ancora pratica della strada.

Camminiamo lentamente, scherzando e conoscendoci sempre di più. Le stelle ci guidano e la sua giacca mi scalda, la sua mano mi regge e il mio cuore lo accoglie piano piano, facendogli confidare sempre di più qualcosa di lui.

"Eccoci qui, questa è casa mia" mi fermo davanti al sentiero fatto di ghiaia e contemplo la vetrata che lascia intravedere il camino.

"Bene. Billiecart, è stato un piacere conoscerti, ti auguro tutti i beni del mondo..." mi sorride e gli do la giacca.

"Tienila tu, io ho ancora caldo."

"Grazie Elliot, è stata davvero una serata indimenticabile."

"Peccato che non ce ne potranno essere altre..." ignoro l'ultima frase e lo abbraccio.

"Se mai cambiassi idea, domani sono a fare volontariato al parco che c'è in centro."

"Grazie. Mi raccomando, non fare troppe stupidate nella tua vita."

"Non ne faccio più da un po', stai tranquilla. Addio, Billiecart. È stato bello."

"Arrivederci!" lo saluto e percorro il sentiero togliendomi le scarpe, apro la porta di casa e mi siedo sul divanetto, con ancora il vestito addosso.

Una giacca che aspetta solo di essere restituita, un cuore che deve continuare ad essere custodito fino a quando non arriverà una nuova ragazza, un altro cuore che aspetta solo di essere ricucito e lucidato alla perfezione.





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