"Buongiorno!" apro gli occhi: il camino è spento, la giacca di Elliot è a terra e indosso ancora il mio vestito. Connor è in piedi davanti a me con due tazze in mano.
"Caffè per te" me ne porge una.
"Com'è andata ieri sera?" chiedo mentre soffio sulla bevanda.
"Bene, c'era una ragazza..."
"Ho visto, ho visto. Simpatica?"
"Sì. Pensa che ho scoperto che conosceva mia sorella. Si vedevano ogni giorno in biblioteca. Tu invece hai ballato con un ragazzo ho visto. Chi è?"
"Sai che cos'è la croce rossa?"
"Sì, l'ambulanza"
"E che cos'è l'ambulanza?"
"Un gruppo di medici che ti curano mentre sei a casa tua."
"E dov'è il parco in centro?"
"Se vuoi te lo spiego... ma perché?"
"Quel ragazzo mi ha invitata oggi ad un evento della croce rossa..."
"Tu ci vai, spero"
"Non lo so, io devo andare a casa."
"Magari è lui il tuo lieto fine, pensaci."
"Ecco... non sono sicura che debba rimanere qui... io... ho una sensazione strana." Non gli dico del sogno, perché in realtà non so se è vero o no. Molto probabilmente non è reale.
"Non sai nemmeno come tornare a casa, intanto goditi il soggiorno qui."
"Tanto non posso andarci: non ho vestiti che mi facciano sembrare quella di ieri sera"
"Mia sorella ha fatto altri vestiti, mi ha detto di darli ad una ragazza per proteggerla. Hazel, le possibilità ce le hai, ti devi solo buttare." Fisso il pavimento.
Non so cosa fare.
Con Elliot sono stata bene, ma pure con James stavo bene e poi mi è piombato tutto il mondo addosso.
Sopporterò un altro blocco? Un'altra crisi? Riuscirò a superare un'altra possibile delusione?
"Hazel, fossi in te lo farei. Andrei da lui e passerei dei momenti felici, senza preoccuparmi di quello che verrà dopo."
"Mi sento in colpa per James" forse è questo che non riesco ad accettare: essere venuta qui per James e stare con un altro.
"Chiamalo, parlagli, chiarisci con lui."
Mentre penso a cosa dire per quando lo chiamerò, provo dei vestiti e trovo i pantaloni e la camicia perfetta per uscire.
Dopo aver indossato uno dei vestiti che ha fabbricato la sorella di Connor, non mi riconosco più allo specchio: mi trasformo in Billecart e mi studio attentamente.
Sento che Connor mi dice che uscirà per andare a lavoro e studio la camera.
Il balcone che si affaccia sul giardino ancora bagnato di pioggia, le tende che sfioro e il grande letto su cui mi siedo per leggere.
I libri che ci sono qui sono scritti molto bene e ti fanno sognare ancora di più rispetto al mondo da cui vengo: ne apro uno e continuo a leggere.
Chissà se riuscirò a incontrare Elliot, chissà se gli potrò dire che mi fermerò qui ancora per un po', chissà se è già al parco...
Guardo l'ora e mi blocco: sono già le cinque e se aspetto ancora un po' molto probabilmente non lo vedrò più.
Prendo delle scarpe e la cartina della città che mi ha dato Connor, seguo il sentiero tracciato a piedi e mi pento di aver messo degli stivali che non mi permettono di camminare comodamente.
Dopo una decina di minuti, vedo degli alberi e un cartellone: EVENTO DI DONAZIONE DEL SANGUE E PRESENTAZIONE CROCE ROSSA che mi rassicura: c'è ancora tanta gente, non sono in ritardo.
Affretto di nuovo il passo e mi trovo davanti ad un tendone: uomini vestiti di rosso sorridono a tutti.
Cerco con lo sguardo Elliot, ma mi sembrano tutti uguali. Giro la testa a sinistra e poi a destra, successivamente vedo una ragazza che dona il sangue, più in là un ragazzo biondo con gli occhi verdi...
Ragazzo biondo con gli occhi verdi?
ELLIOT!
"Elliot!" urlo sbracciandomi. Gli corro incontro e mi fissa incredulo.
"Tu... tu te ne eri andata, non ci saremmo visti più..."
"Ero venuta a riportarti la giacca ma l'ho dimenticata a casa..."
"Non ti preoccupare, vieni, ti faccio vedere tutto" camminiamo fianco a fianco, osservo i bambini che praticano quello che Elliot chiama massaggio cardiaco e ci provo pure io.
"Vedi? Perpendicolare con le braccia al torace, alza le dita, deve battere il palmo, forza sul busto!" Mi prende le mani per spiegarmi come fare e arrossisco. Vecchietti e bambini ci guardano, così lui si allontana.
Dopo qualche partita con i piccoli ad un gioco che si chiama palla guerra (non ci sono né armi né cavalli, non capisco perché si chiami così), andiamo a prenderci un gelato.
"So che alle otto di sera non è il massimo mangiare un gelato, ma non abbiamo molti soldi..."
"Tranquillo..." Sospiro.
"Che hai?"
"Ricordi quel ragazzo? Abbiamo mangiato il gelato al cioccolato insieme prima che succedesse tutto..."
"Mi dispiace, non volevo ricordartelo"
"No, hai fatto bene. Me lo ricordi per certi aspetti, lo sai?" Non so perché ma fissa davanti a noi e mette le mani in tasca.
"Fossi in te gli parlerei"
"Voglio farlo infatti. Devo trovare il momento però, nel senso, non posso andare ora"
"Ora no, ma domani magari sì"
"E cosa gli dico? Vado lì con un mazzo di fiori e cioccolatini?" Mi metto a ridere ma lui no, probabilmente ha preso la cosa sul serio.
Cavolo come è premuroso.
"Ti va se ti porto in un posto che non hai mai visto?" continua dopo un po' di minuti passati a camminare vicini in silenzio.
"Non conosco praticamente nulla di questo posto, se tu mi volessi far conoscere tutto mi dovrei fermare per anni e anni..." scherzo io.
"Fermati per anni e anni, allora." Non so cosa rispondere, mi limito a mettere le mani nelle tasche del cappotto. "Mi piacerebbe se ti fermassi per anni e anni."
"Non posso" rispondo di getto cercando di trattenere le lacrime. La vista si appanna al pensiero del castello in cui abitavo e probabilmente lui lo nota.
"Senti, facciamo così: non andiamo in quel posto in cui ti volevo portare e parliamo un po'"
"No, no, figurati. Andiamoci, portami dove vuoi e distraimi."
Così mi mette le mani sugli occhi e mi lascio trasportare da lui, affidandomi pienamente al ritmo del suo cuore e alle sue mani ghiacciate.
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Scusa Se Ho Scelto Te
ChickLitLa vita può essere come quella descritta nei libri? Esistono persone che ti amano e che ti stanno vicino nonostante problemi e sofferenze? L'amore può vincere su tutto o è solo una frase fatta e senza senso? Hazel cerca le risposte a queste domande...