37. Germoglio - Hazel

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Mi stringo a lui il più forte possibile: non voglio lasciarmelo scappare un'altra volta, non voglio dirgli un addio falso che fa più male che bene, non voglio soffrire pensando che lui prima o poi se ne dovrà andare.

Non voglio lasciarlo perché lo amo, questa è la verità.

Ci ho messo un po' a digerire questa affermazione, ma il fatto è che quando ho riaperto gli occhi e l'ho visto che mi sorreggeva con le lacrime agli occhi... non faccio altro che pensare che fosse triste perché io me ne stavo andando, perché mi aveva persa una volta per tutte.

Per fortuna che qualcosa dentro di me mi ha riportato la voglia di vivere, come un fiume che ha inondato tutto e ha innaffiato ogni singola cellula, pronta ora a germogliare e ricrescere.

Dopo la nostra piccola discussione (in cui gli ho fatto notare che non ha per niente rispettato il mio ordine), rimaniamo in silenzio.

Perché continuo a pensare che lui sia venuto a salvarmi senza avere fastidio?

Dovrei essere imbestialita del fatto che lui abbia lasciato tutto, giocato con la sua vita, per venire a prendermi e risvegliarmi da un sonno eterno. Mi infastidisce che non mi abbia ubbidito, ok, ma mi fa anche sorridere e sperare.

Sperare che lui mi trovi una persona importante per lui.

Sperare che in fondo in fondo si stia innamorando.

No, ma che dico? Così il nostro addio sarebbe molto più tragico, troppo triste e non so se lo potrei sopportare. Perché, diciamocelo e non mentiamoci, io potrei tornare nell'altro mondo? Non credo proprio, solo lui potrà riabbracciare la sua famiglia, e io lo lascerò andare, perché quello che conta e che lui sia felice.

"Hazel, siamo arrivati" sussurra il ragazzo che mi culla dolcemente e attutisce i colpi provocati dal galoppare del cavallo. Apro gli occhi e guardo il paesaggio: il cielo scuro, le nuvole che non mi permettono di vedere il sole, un gruppo di abeti a destra e a sinistra l'entrata di una grotta.

Scendo dal cavallo aiutata da James che mi prende per mano e camminiamo in silenzio inoltrandoci nella caverna.

"Certo che il tempo è brutto..." commento per rompere il silenzio, ma lui non risponde.

Sento che le sue mani sono stranamente ghiacciate e cerco di guardarlo in faccia, per accertarmi che stia bene.

"James, stai..."

"Hazel!" una voce troppo familiare mi fa ghiacciare il sangue nelle vene: cerco con lo sguardo il ragazzo che ha attirato la mia attenzione, ma invece di trovare un giovane, trovo un ormai uomo con la barba e il viso sporco di terra.

Si alza in piedi lasciando una donna seduta vicino all'unica fonte di luce: un fuoco.

Senza pensarci molto, mi ci getto sopra e lo abbraccio, stringendolo come non ho mai fatto. Abbraccio Madden come se non lo vedessi da una vita, come se fosse la persona più importante della mia vita, come se lo stessi aspettando da tanto tempo.

Siamo due tra i pochi sopravvissuti a Kiestun, quelli che non sono mai stati accettati, che erano considerati diversi, visti dall'alto al basso.

Quelli che non potevano mai amare chi volevano, che erano costretti ad abbracciare loro coetanei che li prendevano in giro per i pensieri strani. Siamo sempre stati noi quelli strani, e questa volta ci siamo salvati grazie all'amore: la cosa che nessuno considera mai nella vita.

"Briella!" dico allegra mentre corro ad abbracciare anche lei.

"Come sei cresciuta, Haz! Non ci vediamo da qualche mese e sei già una donna!" mi stringe a sé e finalmente mi sento al sicuro, tra le tre persone che fanno stare bene.

Scusa Se Ho Scelto TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora