35. Discorso - Hazel

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Mi asciugo le lacrime e mi dirigo verso la sala più importante del castello, pronta per placare la guerra.

Tiro su il cappuccio e prendo una spada dall'armatura di bronzo che sta sull'attenti da ormai diciassette anni: placare la guerra con una morte sarebbe la scelta migliore?

Magari una morte non basterebbe, ne servirebbero due. Questa cosa non mi preoccuperebbe: se mi dovessi sacrificare per salvare il ragazzo della mia vita, non ci sarebbero problemi.

Nascondo l'arma sotto al mantello e seguo le note suonare da un organo in fondo al corridoio: un canto triste si leva da tutti i sudditi dell'ex regno di mio padre.

Mi affaccio sulla stanza e noto molte persone inginocchiate verso la bara e la moglie di Kiestun, che vestita tutta di nero e magra come non mai, fa finta di essere triste per la perdita. I sudditi non sanno che è stata lei a commettere l'omicidio, e credo che non lo sapranno mai.

Serve qualcuno che apra loro gli occhi, che faccia vedere in che situazione disastrosa siamo finiti, che mostri qual è la libertà.

"Come ben sapete," inizia a parlare la donna, "sono stata imprigionata dal re che prima governava questo posto o, come è giusto dire, che ha istituito una vera e propria forma di dittatura. Ho aspettato per più di quindici anni che qualcuno mi scagionasse, dicesse che sono sempre stata una povera donna a cui un uomo ha rubato il potere, ma non è mai stato così. Quando il mio nobile marito Kiestun ha cercato di liberarmi, è stato ucciso dalla ex regina qui presente, la moglie del lurido verme morto in una guerra che ha scatenato, senza considerare quanto è piccolo lui in confronto a tutto il resto del mondo." Si gira verso una donna incatenata al suo trono, un lungo abito azzurro le fa assumere l'aspetto di una che partecipa ad una festa con nobili, ma in realtà sta soffrendo, e noto tutto questo dal sangue che impregna l'abito e le fuoriesce dal fianco.

Mia mamma è impotente, incatenata ad un trono che prima era considerato da lei un simbolo di forza, sottomessa da una donna che credeva fosse una buona a nulla.

L'impulso di scagliare la lama affilata della spada contro quella strega che ora si crede regina, cessa nel momento in cui tutti si mettono a tirare addosso a mia madre ortaggi e mele rosse come il sangue che ora macchia il pavimento.

Scosto le persone da davanti per arrivare alla gradinata su cui parla la strega e mi ritrovo a salire i gradini due a due, pronta per porre fine a questa sofferenza durata diciassette anni.

"E questa fanciulla chi è?" commenta la donna sapendo perfettamente chi sono. Il mio viso è ancora coperto dal cappuccio ma mia madre mi riconosce immediatamente.

"Vattene!" urla, "Vattene!"

"No. Non me ne vado" le rispondo sicura mentre mi metto faccia a faccia con la strega.

"Lascia libero il mio popolo. Non vi rendete conto che questa donna vi sta usando? Non vi rendete conto che sono tutte menzogne quelle che vi ha raccontato?" mi rivolgo al popolo, che non sa cosa rispondermi.

"Signora Porty, non è forse sempre spettato a mio padre il trono? Non è stato lui quello che ha governato con più abilità di nessun altro?" guardo la vecchietta dai mille mariti che si nasconde tra la folla e un senso di impotenza mi aggredisce: lei che è sempre venuta ai banchetti, proprio lei che sventolava davanti a tutti il nome di mio padre, si tira indietro?

"Dice la ragazza che è scappata da questo mondo per non dover più parlare ai suoi genitori." Commenta la strega alzando una mano verso il mio viso. La scaccio via e i suoi occhi diventano sempre più rossi.

"A chi credete?" inizia ad urlare agli spettatori, "ad una ragazzina adolescente che scappa di casa, oppure alla nuova regina di questo regno?" Poi si rivolge a me: "Cosa ti ha insegnato la mamma? Mai contraddire un adulto!" sfiorandomi il viso mi tira uno schiaffo che mi fa cadere il cappuccio e per poco non perdo l'equilibrio.

"Sono venuta qui perché ho una soluzione" biascico mentre controllo che non mi esca sangue dal naso.

"Ah sì? E quale sarebbe questa soluzione dettata da una quindicenne?" ignoro il fatto che non sappia contare e mi limito a rivolgermi agli altri, non a lei.

"Quante volte avete aspettato che vostro marito tornasse a casa? Quante volte avete ricevuto la triste notizia che era morto in guerra? E fatemi indovinare, quanti biglietti che recitavano 'ci scusiamo per il terribile sbaglio, ma un membro della vostra famiglia è morto' vi hanno riempito il tavolo della cucina? Qui tutti intendono la morte come un terribile sbaglio, ma non è così. La morte è colpa di noi nobili, di questa donna", indico la strega, "che non ha fatto altro che approfittarsi di voi per prendere più ricchezze. Io propongo di porre fine alla guerra, di cacciarla da palazzo e di far tornare tutto come prima!"

"Ah sì? E come faresti a cacciarmi?" sfilo la lama da sotto il mantello e faccio per infilzarla, ma la donna è più veloce e semplicemente sfiorandomi il viso mi provoca solchi che iniziano a bruciare.

Lascio cadere a terra la lama e vedo a mala pena mia madre che cerca di prendere con un piede la spada, mentre la donna voltata al pubblico minaccia ogni singolo ribelle.

"Il tempo della gentilezza è finito, chi vuole una cicatrice di cui andare fiero come quella sul volto di Hazel, la figlia dell'uomo lurido come un verme?" mi prende per la gola per farmi vedere dagli altri e non respiro più.

Cerco inutilmente di ferirla con le unghie, ma quello che ottengo è solamente un sorrisetto, poi sposto lo sguardo verso la folla: persone che urlano, un uomo che scosta tutti per arrivare alla gradinata.

James inforca una lancia che scaglia verso la regina, ma non so come va a finire.

L'ultima cosa che vedo è il suo sguardo, e spero di non dimenticarlo mai.

Arrivederci, James.



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