Capitolo 3

752 44 58
                                    

Cataleya

Sono seduta al computer a scrivere la mia nuova storia per bambini
"Le avventure del topo ballerino" e mi diverto come una pazza. È il terzo libro che scrivo di questa collana per l'infanzia che per ora pubblico da sola in self, ma che mi stà dando grandi soddisfazioni, sperando che prima o poi qualche casa editrice seria si accorga di me.
Naturalmente per ora non stò guadagnando somme importanti di denaro, ma poco importa perché è una cosa che adoro fare da quando sono bambina, è sempre stato il mio grande sogno diventare una famosa scrittrice.

Da ragazzina mi piaceva scrivere storie romantiche quando il cuore sognava di vivere grandi amori, anche se in realtà il mio cuore ne ha sempre e solo sognato uno di amore, perché solo lui mi ispirava a scrivere certe cose, solo lui mi faceva provare determinate emozioni, sensazioni, sogni, tutto nasceva da Devon Torres. Dopo l'aggressione che subii però smisi di farlo cambiando completamente genere, decidendo di buttarmi a capofitto sulle storie per bambini.

I libri per l'infanzia non sono affatto male soprattutto per una come me che ha il cuore ancora puro come loro. Amo queste storie sono sempre trame allegre senza drammi colossali, e soprattutto che mi mettono di buon umore sempre, che la mia giornata sia andata bene o male, sia stata bella o noiosa poco importa perché quando apro il mio computer e le mie dita scivolano sui quei tasti, be' il piacere che provo nell'inventare queste trame spensierate mi dà sempre un senso di pace, armonia e conforto.

Ho anche deciso che quando finirò il corso di pasticceria che stò seguendo, poi mi iscriverò ad uno di disegno per vedere se ho talento, e se scopro di averne allora inizierei a disegnare da me i personaggi delle mie storie, come faceva la grandissima Beatrix Potter scrittrice ed illustratrice per bambini, che io adoro immensamente.

Intanto che inseguo questo mio sogno di diventare famosa, faccio la commessa nella libreria più grande della città, un lavoro che naturalmente adoro perché diciamoci la verità chi non amerebbe stare in mezzo ai libri tutto il giorno, che poi non vendiamo solo quelli ma abbiamo anche una parte ben rifornita del negozio dove vendiamo cd, dvd, tazze penne, agende, segnalibri, in poche parole molte idee regalo carine ed accessibili a tutti.

La sveglia sul mio telefono suona perché è ora di andare a prendere Morena al lavoro, io e lei siamo coinquiline da sette anni, quando decisi di lasciare Malaga dopo quello che mi era accaduto, lei non ci pensò due volte a fare le valigie e trasferirsi assieme a me. Arrivate a Barcellona per il primo anno abbiamo vissuto dai miei nonni, per poi diventare autonome economicamente, e così ci siamo trasferite in un appartamento tutto nostro. 

Spengo il computer di malavoglia perché mi dispiace lasciare la storia sul più bello, mi ero immersa davvero bene in questi due capitoli, ma pazienza la riprenderò appena torniamo a casa. Purtroppo la sua auto si trova dal meccanico da una settimana ormai, e siccome a quest'ora di sera non ci sono autobus su quella linea, la devo andare a prendere io.

Mi alzo dalla mia scrivania mi infilo le scarpe afferro la borsa e le chiavi dell'auto ed esco di casa, mentre percorro il tragitto verso l'ospedale dove Morena lavora come infermiera, ascolto la musica alla radio e canticchio assieme a Ixriz, Besos Prohibito. Ferma ad un semaforo i pedoni passano davanti alla mia auto e una ragazza mi guarda e mi fa l'occhiolino, le sorrido di rimando non so perché lo faccio, forse perché non ci vedo nulla di male, o forse perché a venticinque anni avrei voglia di vivere una storia d'amore, anche se la paura che mi porto dentro è più forte della voglia di scoprire il bello di una relazione sentimentale.

Arrivo in ospedale in anticipo di buoni quindici minuti, come mia consuetudine perché detesto arrivare in ritardo e con somma fortuna trovo un posto libero nel piccolo parcheggio davanti all'entrata dell'ospedale. Scendo dalla macchina e vado ad aspettare la mia amica seduta su una delle panchine libere vicino alla portineria del pronto soccorso. Mi guardo attorno costantemente, lo faccio sempre, è diventata un abitudine, non mi distraggo mai, oh almeno ci provo il più possibile per non essere mai più presa alla sprovvista da nessuno, anche se non sono più una ragazzina indifesa anzi, dopo quell'episodio oltre ad andare in terapia psichiatrica per superare il trauma, quando il mio braccio guarì dalla doppia frattura mi iscrissi a un corso di autodifesa il Krav Maga, e da allora mi sento più sicura di me, ma comunque stò sempre in allerta in special modo di sera.

Mentre guardo la gente andare e venire dal pronto soccorso, vedo arrivare un gruppo di paramedici che stanno per iniziare il loro turno di lavoro, e prima di entrare in ospedale si fermano al chiosco qui a fianco a bere un caffè. Guardo con interesse quei quattro ragazzi affascinanti, fascino dovuto anche dalla divisa che indossano, e uno di loro attira la mia attenzione più degli altri.
Lo fisso a lungo e più lo osservo più mi rendo conto di conoscerlo, anche se adesso ha la barba che tra l'altro lo rende ancora più bello, sono più che sicura che sia Devon Torres, e non appena realizzato che è davvero lui in tutta la sua straordinaria bellezza, il mio cuore inizia a palpitare così forte da sembrare un mare in burrasca.

Ride divertito per qualche battuta di un suo collega, ride come una volta e cosa non è quella sua risata, che dopo sette anni provoca in me ancora forti sentimenti. Lo guardo ancora a lungo per poi realizzare che può accorgersi di me, e io sinceramente non so se saprei reggere un faccia a faccia con lui, e così presa dal panico decido che devo assolutamente allontanarmi da qui, devo andarmene prima che lui mi veda.

Nella fretta di sfuggire sono così maldestra che mi scontro con una donna facendole cadere a terra i fascicoli che teneva tra le mani. Mi scuso immensamente mentre mi abbasso per aiutarla a raccogliere i fogli sparsi sul pavimento,
e nel perdere tempo a fare la buona samaritana lo sento chiedere alla Dottoressa Gonzalez se ha bisogno di una mano. Sentire la sua voce dopo tutti questi anni è un balsamo per le mie orecchie, ma è anche una tortura che riapre vecchie ferite. E quando si abbassa anche lui per aiutarci a raccogliere i documenti, i nostri occhi si specchiano gli uni negli altri, e sento il respiro mancarmi.

Dio quanto sei bello, e quanto mi sei mancato' penso tra me mentre lo fisso.

"Cat? Cataleya Ramos sei proprio tu? Che ci fai qui?" Esclama alzandosi in piedi sorpreso di vedermi, mi alzo a mia volta porgendo alla donna i fogli che ho raccolto scusandomi ancora una volta, e lei gentilmente mi rassicura che non è successo nulla di grave, poi saluta Devon e si dirige verso la porta sparendo dentro l'ospedale.

Io continuo a guardare l'uomo che ho qui di fronte a me ma non trovo il coraggio di rispondergli, e così mi avvio a passo spedito verso la mia macchina, con lui che mi grida di fermarmi ma io non posso farlo, non fino a quando non sono seduta nella mia auto. Ci guardiamo da lontano e le lacrime solcano il mio volto, la sua presenza scatena in me una moltitudine di emozioni forti e contrastanti, poi i ragazzi con lui lo invitano ad andare e così è costretto a darmi le spalle e con i suoi colleghi entrare in ospedale. 

Accidenti a te Devon Torres credevo di averti dimenticato, credevo di non amarti più e invece non è così, i miei sentimenti per te si erano solamente assopiti per tutti questi anni.

Nota autrice

Avete scoperto la passione per la scrittura di Cataleya e che Devon è sempre ancorato nel suo cuore.

Vi aspettavate una fuga da parte di Cat davanti all'uomo che ama da una vita?

Si rivedranno?

Al prossimo capitolo grazie mille dei commenti e dei voti ⭐

Quiero Decirte    (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora