Capitolo 11

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Devon

Sono seduto al fianco di Cataleya che mi fissa senza dire una parola, credo proprio di averla sconvolta con la mia dichiarazione, sono però felice di averlo finalmente fatto, abbiamo perso anche troppo tempo.

"Perché non dici nulla Cat?" Domando spaventato.

"Io... io, sono al contempo felice e sconvolta delle tue parole Devon, parole che sogno di ascoltare da tutta la vita" confessa, e io le sorrido accarezzandole il volto.

"Mi spiace averti fatto aspettare così tanto, ma adesso sono qui, tu sei qui, e io voglio scoprire cosa può nascere tra di noi" le dico con il cuore in mano.

"Iniziare a frequentarci vuol dire imparare a conoscerci nuovamente, e sono molto curiosa di farlo"ammette, e io sorrido contento di sentirglielo dire.

"E del tizio con cui stavi prima che mi dici?"

"È solamente un amico, in realtà ci stiamo ancora conoscendo" confessa.

"Okay purché conoscerlo non implichi andarci a letto" le dico e lei si irrigidisce all'istante portandomi a pensare che forse ci è già stata.

"Scusa sono stato inopportuno, e non ho diritto di dirti cosa fare."

"Sono d'accordo non hai alcun diritto, ma se può rassicurare il tuo ego, non siamo stati a letto assieme" mi scappa un sorriso di soddisfazione che fa aggrottare la fronte a lei.

"Non gongolare Torres perché se non vado a letto con lui non vuol dire che ci venga con te" dice con una sicurezza tale che mi eccita da morire.

"Questo è da vedere piccola, perché..." mi blocco avvicinandomi ad un soffio dalle sue labbra.

"Io non sono lui..." E le lascio un bacio a stampo che la coglie di sorpresa.

"Sei un manigoldo Torres, è anche per questo che ti amo da tutta la vita" le sue parole sono un balsamo per il mio cuore innamorato, l'ho sempre saputo che provava qualcosa per me, ma sentire uscire dalla sua bocca ti amo è un emozione esplosiva.

"Facciamo altri due passi ti va?" Le propongo e Cat annuisce, ci alziamo dalla panchina e mano nella mano passeggiamo lungo la stradina di ghiaia.

"Raccontami un po' Cataleya scrivi ancora?"

"Si ovviamente, scrivo storie per bambini ne ho già pubblicate alcune in self" mi dice sorprendendomi piacevolmente.

"Sono felice che il tuo sogno si sia realizzato" le dico guardandola e lei mi sorride.

"È realizzato in parte, stò ancora aspettando che una casa editrice seria si accorga di me, però non mi lamento anche in self le vendite non sono poi così male" mi dice orgogliosa e io le sorrido felice.

"Per il momento faccio la commessa in una libreria, un lavoro che adoro" racconta con un luccichio negli occhi.

"Lo posso immaginare, è proprio un impiego adatto a te" affermo.

"Mi conosci davvero bene, tu invece da quanto tempo lavori sulle ambulanze?"

"Da cinque anni, un anno del quale l'ho trascorso in Italia a Milano, volevo fare un esperienza lavorativa all'estero" le racconto.

"Bisogna avere sangue freddo per fare quel lavoro" osserva.

"Si è assolutamente essenziale, ma serve anche avere molta pazienza per quando si soccorrono bambini e anziani, perché sono le due categorie più fragili e che hanno più paura" le spiego, e lei sembra affascinata dal mio racconto tanto che giriamo l'intero parco senza neanche accorgercene, presi dalle interessanti chiacchiere.

Quiero Decirte    (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora