La festa

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Il destino è beffardo. Alla dea bendata piacciono i labirinti.

E a me piace perdermi.

Appena varcai la soglia, capii che la grandezza della casa all'esterno non era nulla rispetto alla sua vastità interna.

Il salone era stato completamente svuotato, trasformato in una pista da ballo. La cucina, sulla destra, era un disordine ordinato di bicchieri e bottiglie di ogni tipo. Più avanti, sempre sulla destra, c'erano delle scale che conducevano al piano superiore. Camere da letto, probabilmente.

"Vieni, Cass, ti porto dagli altri."

Mel dovette urlare per sovrastare il volume assordante della musica. La seguii. Ai lati della pista da ballo c'erano dei divanetti in cerchio, e noi eravamo dirette lì.

Il gruppo a cui ci stavamo avvicinando era numeroso e chiassoso.

"Ragazzi!"

Mel alzò di nuovo la voce per attirare la loro attenzione. Tutti si voltarono verso di noi. Alcuni la salutarono calorosamente, altri le mandarono baci in aria. Tra loro c'erano anche tre ragazze, ma solo una si avvicinò.

"Ciao, io sono Elis," si presentò, e io feci lo stesso.

Lei e Mel mi trascinarono a conoscere il resto del gruppo.

Conobbi i gemelli Lucas e Andrew, che con la loro simpatia mi fecero sentire subito a mio agio. Poi c'era Thomas, il più timido del gruppo, e infine Megan e Cristine, che, nonostante un'iniziale riservatezza, si rivelarono gentili e accoglienti.

La serata passò tra risate, bicchieri alzati e balli sfrenati. Mi ritrovai persino a ballare da sola un paio di volte, ma non mi dispiaceva.

La musica era sempre stata un rifugio per me, un porto sicuro dove nulla poteva toccarmi. E il caos che mi circondava quella notte non faceva altro che amplificare quella sensazione di libertà.

A un certo punto uscimmo tutti fuori. Alcuni per fumare, altri per prendere una boccata d'aria fresca. Io appartenevo alla prima categoria. Eravamo brilli, rumorosi, e per la prima volta da molto tempo mi sentì davvero spensierata.

"Non ho visto gli Skull," disse Megan a un tratto.

La mia curiosità si accese immediatamente. Tutti parlavano di loro. Dovevano essere importanti, una sorta di leggenda del college. E il modo in cui ogni ragazza del college ne parlava, con occhi sognanti e un sorriso appena accennato, non faceva che alimentare le mie aspettative.

Stavo per perdermi di nuovo nei miei pensieri, ma mi costrinsi a restare concentrata sui ragazzi che avevo davanti.

Megan era una bellezza magnetica. Lunghi capelli corvini, lisci come seta, le incorniciavano il viso minuto. Le sue labbra brillavano di un gloss impeccabile, e i suoi occhi azzurro cielo erano resi ancora più intensi da una generosa passata di mascara.

"Parli del diavolo..."

La voce di Mel mi fece voltare, e seguendo il suo sguardo, li vidi.

O meglio, lo vidi.

Il tempo si fermò. Ogni suono, ogni movimento intorno a me svanì. Per un attimo, esistemmo solo io e lui.

E in quell'istante, i ricordi mi travolsero.

Noi due bambini. Lui che mi difendeva dai bulli, io che lo coprivo con i suoi genitori.

Noi due adolescenti. Le scenate di gelosia. Le lacrime che solo lui riusciva a fermare. I sorrisi che solo io riuscivo a strappargli.

Era stato tutto. Fino a quando non era più stato niente.

"Hey, bella gente!"

La voce di uno dei ragazzi che era con lui mi riportò bruscamente al presente. Era lì, a meno di due metri da me.

Non mi aveva ancora vista.

Blake Finnigan.

Non era più quel ragazzino che ricordavo. Non solo era cresciuto: era cambiato. Era diventato un uomo. Sicuro di sé, con un'aura di sensualità quasi prepotente.

Alto almeno una spanna più di me, la maglietta a maniche corte metteva in risalto spalle larghe e muscolose. I jeans slavati cadevano perfettamente su di lui, abbracciandone il punto vita. Il viso sembrava scolpito da mani divine, con quella cicatrice sul sopracciglio destro – un ricordo del nostro passato. I capelli, spettinati e neri come l'inchiostro, completavano il quadro.

"E tu sei nuova?!"

Tutti si girarono verso di me, e in quell'istante anche lui mi vide.

Indossai la mia maschera. Fredda. Distaccata.

"Cassandra."

"Cassie."

Le nostre voci si sovrapposero. La sua bastò a spegnere ogni rumore intorno. Era sempre stato l'unico a chiamarmi così, e io lo odiavo per questo.

"Finnigan."

Gli occhi di tutti erano puntati su di noi, ma non mi importava. Quattro anni distanti. Quattro anni di silenzi. Quattro anni di incubi e di domande senza risposta.

E poi, la rabbia.

Mi avvicinai a lui, tanto che i nostri petti si sfiorarono. E gli tirai uno schiaffo.

Non disse nulla. Non mosse un muscolo.

Me ne andai.

Li lasciai tutti lì, immobili, a fissarmi come se fossi pazza. E forse un po' lo ero davvero.

Mi aveva abbandonata senza una parola, senza una spiegazione. Dopo di lui, tutto nella mia vita era diventato un po' più freddo.

Camminai senza meta nel campus. Erano le due di notte passate, e chiamai una delle due persone che mi facevano sempre sentire al sicuro. Dopo due squilli, rispose.

"Hey, pulce."

"Tony."

La sua voce era impastata dal sonno, mentre la mia tremava.

"Che succede? Dove sei?"

"Al campus, T."

"Cass, dimmi cos'è successo."

La sua preoccupazione era palpabile, ma non riuscii a parlargli di Blake. Non ancora. Dopotutto, non aveva ferito solo me.

"Solo un po' di nostalgia. Ma ora va meglio."

"Sai che siamo qui, vero?"

"Sì, lo so, fratellone."

Parlammo per altri dieci minuti. Alla fine, lo lasciai dormire.

Mi persi altre due volte prima di arrivare al dormitorio. Non mi aspettavo di trovare Mel sulla soglia della porta.

"Ti ho cercata ovunque."

Non risposi. La abbracciai e poi entrai.

Una volta sul letto, lasciai che i pensieri mi travolgessero. Tutti portavano a lui.

Blake Finnigan.

Il mio Blake.

Il mio migliore amico.

Il mio segreto più grande.

Il mio peggior nemico.

Era tornato.

E niente sarebbe più stato come prima.

Ricordami chi eroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora