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2013

"Si può sapere perché non mangi più? La sera è sempre la stessa storia!"
Il padre di Ambra aveva alzato la voce più di quanto realmente volesse, mentre cercava di capire la situazione della figlia.
Era da troppo tempo che Ambra trovava delle scuse per evitare di cenare, o di saltare qualche pasto, infatti dimagriva a vista d'occhio, e i suoi genitori se ne erano accorti.
"Ti ho detto che semplicemente non ho fame dopo la lezione, stai facendo un dramma"
"Smettila con queste cazzate Ambra, vedi di mangiare perché non ho intenzione di ritrovarti pelle e ossa per le tue cazzate adolescenziali"
La madre di Ambra se ne stava zitta a guardare la scena con un volto sofferente.
Si stava veramente preoccupando per la figlia, ormai tutti i vestiti le andavano larghi, usciva pochissimo di casa e al ritorno dalle lezioni di danza sembrava sempre demotivata a triste.
Non era più la sua bambina solare che portava in casa un'ondata di vita.
"Sapete che vi dico? Stasera esco"
"Dove vorresti andare tu?"
Tra il padre e la figlia si stava sviluppando una pericolosa sfida.
I due avevano caratteri simili, per questo quando si scontravano le loro liti rischiavano di essere davvero furibonde.
"Vado ad una festa, magari ti sembro più normale così "
Ambra usava un tono di sfida, che sapevo bene che avrebbe fatto arrabbiare il padre.
"Senza il mio permesso non vai da nessuna parte"
"Non ho bisogno del tuo permesso papà"
Ambra andò ad infilarsi il suo cappotto, con l'intento di uscire, ma il padre la bloccò subito, tenendola per un braccio.
"Tu non vai proprio da nessuna parte"
"Lasciami"
Urlava più del dovuto.
Quella stretta, sicuramente non mirata a far male alla ragazza, per Ambra era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso contenente tutta la sua rabbia.
Si sentiva soffocare, voleva solo allontanarsi da casa per un po'.
"Alberto lasciala andare"
La madre di Ambra fece capolinea nella stanza e vedendo la situazione scaldarsi tanto, decise di far uscire la figlia, pensando che le acque si sarebbero calmate.
"Non urlare con me"
"Urlo quanto mi pare mi devi lasciare stare!"
Con un gesto fin troppo violento Ambra si liberò dalla presa del padre.
Stava perdendo la testa.
Si asciugò le lacrime ed uscì tempestivamente di casa.
Il freddo gelido che le entrava nelle ossa, quasi le piaceva, la aiutava in qualche modo a calmarsi.
Si prese un momento per respirare e per sfogarsi, tremava ancora a causa della rabbia, si sentiva mortificata.
Si chiedeva cos'avesse di sbagliato.
Perché continuava a sentirsi così poco capita, così colpevole dei suoi stessi mali.
Mentre lei l'ottava per restare calma tra un singhiozzo e l'altro, il suo telefono continuava a vibrare nella sua tasca.

Da Flavio: allora vieni stasera?

Come un fulmine a ciel sereno, quel messaggio ricordò ad Ambra della festa che giorni fa Flavio le aveva proposto.
Ambra ingenuamente accettò di andare, giusto per riuscire a distrarsi un po'.
Si era ripromessa di tenere lontano Flavio, a causa dei suoi modi di fare che non le piacevano per niente.
Lei non voleva quel tipo di amore.
Lei voleva un amore capace di toccarti l'anima e alleggerirti il cuore.
Un amore sincero e puro, fatto di sguardi e sentimenti contrastanti.
La festa era troppo lontana da raggiungere a piedi, per questo motivo accettò il passaggio di Flavio quando quest'ultimo glielo propose.
Mentre aspettava nella piazza a pochi isolati da casa sua non potte fare a meno di pensare a quanto stia diventando difficile per lei gestire i suoi stati d'animo.
Sentiva tutto terribilmente amplificato, ciò che prima era rabbia adesso era furia incontrollabile.
Ripensa ai momenti di prima, a come si sentiva ribollire, avrebbe potuto persino spaccare qualcosa se solo avesse voluto.
Questo la spaventava a morte.
Non aveva mai avuto questo tipo di reazioni prima, era sempre stata una ragazza calma, che sapeva trasmettere gioia a chi le stava accanto.
Eppure da quando ha iniziato a stare male con il suo corpo, si stava spegnendo sempre più in fretta.
Nel frattempo Flavio era arrivato ed Ambra, provando a smettere di pensare, sale nella sua impeccabile minicar che l'avrebbe portata a una festa alla quale non avrebbe nemmeno voluto andare.
Il viaggio in macchina sembrava tranquillo, poiché nonostante le numerose battute del ragazzo, Ambra guardava fuori dal finestrino non potendo fare a meno di pensare in che guaio si stava cacciando.
"Sei pensierosa?"
Chiese lui poggiandole la mano sul ginocchio.
"Mh? No no"
Fissò la sua mano, e desiderava con tutte le sue forze di arrivare a destinazione il prima possibile.
Stare sola con lui la rendeva nervosa.
Una volta arrivati riuscì a lasciarsi andare in un sospiro di sollievo.
Si aspettava decisamente qualcosa di più caotico, non c'era troppa gente, ma in ogni caso nessuno di sua conoscenza.
"Siamo tra amici, niente di che"
Flavio continuava a guardarla e lei si sentiva in tremendo imbarazzo.
"Ti prendo qualcosa da bere? Una birra o qualcos'altro?"
Eppure ad Ambra quei gesti così gentili piacevano.
Pensava che probabilmente Flavio si era reso conto del suo comportamento sbagliato, e che adesso volesse cercare di rimediare.
"Una birra va bene"
Si accomodò nel divano, nonostante mille scariche di paura le attraversassero la schiena.
Non sapeva bene perché, ma non aveva un buon presentimento.
Eppure la sua paura di stare a contatto con la gente estranea la faceva sentire sempre così, lei voleva cambiare, voleva potersi godere della compagnia dei ragazzi della sua età, sapersi divertire e scatenare.
Ma lei non era proprio fatta per essere così.
A lei infondo andava bene la sua camera, qualche buon libro e una lezione di danza classica con la maestra Loredana.
Quando faceva lezione con lei tutto era più bello.
La danza era un pensiero dolce nella sua mente, un luogo dove sentirsi finalmente libera di poter esprimere la sua vera essenza.
Poi è cambiato tutto.
Quando Flavio arrivò con le birre sembrava scrutarla attentamente.
Indossava dei semplici jeans blu scuro, che si abbinavano al blu intenso dei suoi occhi, è un maglione dolcevita bianco, che risaltava il colore scuro dei suoi capelli.
Eppure Flavio sembrava non interessarsi alla profondità degli occhi della ragazza, bensì alle sue curve che sembrava osservare fin troppo minuziosamente.
"Tieni"
Gli offrì la birra ed Ambra la prese, distraendosi dai suoi pensieri.
"Grazie"
I due chiacchierarono seduti su quel divano, isolati dalla festa che si stava svolgendo.
Ambra sembrava ricredersi sempre di più del ragazzo che adesso parlava delle sue passioni.
Aveva confessato ad Ambra che la sua più grande passione era il calcio, e che al momento potrebbe avere una grande possibilità di entrare in una squadra importante.
La ragazza lo ascoltava mentre lui si dilungava a parlare della sua nuova macchina, della sua ultima settimana caotica in 3 serate diverse e della sua casa in uno dei quartieri più altolocati di Roma.
Aveva già finito la birra e sarebbe tornata molto volentieri a casa, anche perché immaginava la preoccupazione di sua madre nel saperla lontana da casa.
"Mi riaccompagni tu a casa?"
"Sì certo ma ancora è presto, andiamo a divertirci un po' "
Ambra annuì per evitare di sembrare invadente e, controvoglia si alzò per seguire il ragazzo.
La sala da pranzo era stracolma di bottiglie d'alcool, tutti erano seduti attorno al tavolo con dei bicchieri davanti a loro.
Gli amici di Flavio spiegarono ad Ambra che stavano per giocare ad "hai mai", e lei sembrava parecchio confusa mentre ascoltava le regole di un gioco a cui non voleva assolutamente giocare.
"Non ti puoi più tirare indietro"
Ambra aveva paura di risultare un asociale agli occhi di tutte quelle persone che la fissavano, in attesa di iniziare a giocare.
Il gioco ebbe inizio e Flavio sembrava far di tutto per far bere Ambra,che a ogni shot di tequila avrebbe voluto scomparire.
L'alcol non faceva per lei e se ne accorgeva ogni minuto di più.
Ambra stava bevendo più di quanto potesse sopportare, e iniziava a sentirsi sempre peggio.
La testa era diventata fin troppo leggera, avvertiva un senso di nausea insopportabile.
Quando provò ad alzarsi dal tavolo per recarsi in bagno, per poco non rischiò di cadere.
Non si rendeva conto di nulla di ciò che le accadeva intorno, la casa sembrava roteare e lei non aveva un briciolo di equilibrio.
Non avrebbe voluto per nulla al mondo ridursi in questo modo.
Flavio fin da subito sembra va volerla aiutare, l'accompagnò in bagno ma Ambra era fin troppo frastornata per riuscire a vomitare.
"Casa"
Ambra riuscì a pronunciare solo quella piccola parola, per chiedere a Flavio di riportarla a casa.
"Ti faccio stendere un po'"
Mentre diceva queste parole il ragazzo la stava accompagnando in una delle camere di quell'enorme casa.
"No"
Ambra mugugnava parole senza senso, anche se avrebbe voluto dire al ragazzo di lasciarla immediatamente a casa.
Non riusciva a formulare una frase di senso compiuto, a stento riusciva a reggersi in piedi.
Sentiva la testa martellare dall'intenso dolore che provava, tanto che faticava a tenere gli occhi aperti.
Flavio la fece stendere un un letto che sembrava comodo, Ambra ci mise davvero poco rilassarsi e chiudere gli occhi, confusa da ciò che stava realmente succedendo.
Il ragazzo si accomodò di fianco a lei, riuscì ad avvertirlo da suo forte profumo che le invadeva le narici non appena si avvicinava.
Non avendo le forze di far nulla però, fu costretta ad arrendersi a quella vicinanza.
Da lì, da quel momento, per Ambra fu tutto buio.
Si era lasciata andare alla stanchezza e ai postumi dell'alcool, addormentandosi in un luogo in cui normalmente non avrebbe mai messo piede.
Le sue sensazioni erano esatte.
Non aveva mai fatto nulla di più sbagliato.
Doveva dare ascolto ai suoi presentimenti, al suo infallibile sesto senso.
Quella notte e i giorni successivi, avrebbero fatto si che Ambra perdesse la fiducia nel genere umano, e persino in se stessa.
Quella notte fu solo l'inizio del suo declino verso un incombente infelicità, a una lotta continua, una condizione orribile di iniquità.
Quella notte Ambra aveva imboccato una strada senza via di fuga, ma lei ancora non lo sapeva.

Ancora una volta noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora