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Quella notte non sono riuscita a chiudere occhio.
Ho continuato a fissare il soffitto ripensando alle parole di Niccolò.
Mi era rimasto impresso tutto di quella telefonata.
Il suo tono di voce alticcio che sembrava essere più profondo del solito, la sua tristezza, la sua rabbia nei miei confronti.
Mi chiedo se forse sia arrivato il momento di dire a Niccolò tutta la verità.
È che spesso non so neanch'io come raccontarlo.
So che si arrabbierà tantissimo per non avergli detto nulla, ma ciò che più mi spaventa è che non mi guarderà più con gli stessi occhi, e questo farà male.
Da quando lui con il suo splendido modo di fare era rientrato nella mia vita, avevo trovato un motivo per rimettermi in piedi e cominciare a vivere di nuovo.
Mille domande mi offuscano la mente e mi tengono sveglia, più di tutto ciò che mi frastornava era la grande influenza che Niccolò aveva nella mia vita.
Il mio sorriso dipendeva da quante volte i suoi occhi castani finivano dentro i miei, da quante volte lui venisse a farmi compagnia, o da quanto vada bene la sua vita.
Era esattamente ciò che mi ero ripromessa di non fare mai.
La mia felicità dipendeva da lui e questo mi faceva sentire terribilmente fragile.
'Ho bisogno di sapere perché non c'eri'
Questa frase mi era rimasta impressa più di tutto.
Non appena l'ho sentita ho avvertito un vuoto dentro al petto difficile da spiegare.
Come te lo spiego che l'ho fatto per te Niccolò?
Come faccio a dirti che non avevo il coraggio di dirti ciò che stava succedendo e quanto male stessi?
Come faccio a spiegarti che tu non meritavi una vita come quella che stanno vivendo le persone che mi stanno vicino?
Come faccio a dirti che mi sento così da prima di conoscerti ma tu sei stato una ventata di vita che mi ha travolto, che poi non è più bastata?
Mi sento sprofondare nei miei dubbi, nelle mille domande a cui non riesco a rispondere.
Mi alzo dal letto che ormai iniziava a starmi troppo stretto.
Dopo questa rapida ripresa mi viene molto più semplice camminare, quindi preferisco non stare troppo tempo a letto, visto tutto il tempo in cui sono stata costretta a starci.
Apro la piccola finestrella della mia stanza e ammiro il sole che pian piano si fa spazio nel cielo, dipingendo quest'ultimo di bellissime sfumature di rosa immerse ancora nel blu della notte.
Quante volte lo avevamo fatto io e Niccolò.
Spesso mi chiamava perché non riusciva a dormire e passavamo ore al telefono guardando l'alba.
Una volta è persino venuto di nascosto a casa mia, e per poco mia madre non ci scopriva insieme nel balcone, ma questo non aveva impedito a Niccolò di tornare con quasi più entusiasmo di prima.
Che sapore che aveva la vita con te Niccolò.
'Mi manchi anche tu'
Sorrido istintivamente a quella frase che mi ha lasciato prima di addormentarsi.
Mi viene naturale chiedermi perché fosse triste proprio il giorno del suo concerto a Roma, ma non ho abbastanza materiale per formulare un'ipotesi.
Mentre la mia testa diventa una sala proiezioni, il cielo si schiarisce sempre di più e il sole si fa più alto nel cielo, e a questo punto l'ospedale inizia a prendere vita.
Da dietro la porta sento i medici e gli infermieri iniziare il loro turno mattutino, mentre chiacchierano tra di loro.
"Buongiorno piccola Ambra, c'è la colazione"
Entra nella stanza la signora Angela, ormai diventata come una mamma per me.
Da quando sono qui si prende cura di me in qualsiasi modo possibile.
Ha ascoltato tutte le mie paure nell'affrontare un semplice pezzetto di pane, incoraggiandomi sempre, con un dolce sorriso a superare le mie paure, senza darle mai per scontate.
"Guarda che t'ho portato oggi prima di venire"
Mi giro velocemente per vedere quello che già sapevo che avrei visto.
"Oddio il cappuccino alla cannella, mamma mia non vedo l'ora di mangiarlo"
Le do un frettoloso abbraccio, per poi sedermi sulla piccola scrivania a mangiare la mia colazione preferita.
Ogni volta che poteva mi portava quello che sapeva essere il mio modo migliore per iniziare la giornata.
Inizialmente era solo questa la mia colazione, giorno dopo giorno ho iniziato a inserire qualche biscotto, e adesso la colazione era diventata il mio pasto preferito della giornata, l'unico che aspetto fin dalla sera prima.
"Che bello vederti mangià così guarda non c'è niente che me faccia inizia mejo sto turno"
Si accomoda nel mio letto, gustandosi qualche momento di relax prima di iniziare a correre fra i reparti.
"Allora che mi racconti?"
"Niente di che va tutto bene"
"Eh lo vedo forse troppo bene!"
"Che vuoi dire?"
"Te vedo migliorata da qualche tempo, è successo qualcosa di particolarmente bello?"
"Nah solo qualche illuminazione"
Lei ride mentre io la guardo con uno sguardo complice che valeva più di mille parole.
Mentre finivo di inzuppare nel cappuccino il mio ultimo biscotto la porta si apre lentamente, come se chi stesse per entrare fosse titubante.
Quando noto un ammasso di capelli mori sbucare dallo stipite della porta, capisco subito di chi si tratta e inizio a sistemare il mio pigiama azzurro come se potesse diventare qualcosa di più accettabile.
"Si può?"
Il moro entra definitivamente nella stanza, cercandomi con lo sguardo coperto dalle sue lenti scure.
"Niccolò che fai qui così presto?"
Noto che tra di noi c'è una sorta di imbarazzo, dovuto sicuramente alla telefonata notturna che è avvenuta poco fa.
"Parto per Sanremo oggi, tra poco in realtà, volevo salutarti"
Angela mi rivolge un altro sguardo complice, per poi salutarmi con un bacio sulla guancia e andare via.
"Se mi avvisavi non rischiavo di farmi trovare in pigiama"
Cerco di rompere il ghiaccio e smorzare quella strana tensione, ma lui non sembra sciogliersi, e rimane teso come una corda di violino.
"Diciamo che ieri non ero nelle condizioni di farlo"
Non rispondo, non vorrei rischiare di metterlo ulteriormente in imbarazzo.
"Senti Ambra riguardo a ieri sera io..non so come spiegartelo"
Sembra non riuscire a trovare le parole, e allora lo precedo, sperando regalargli le stesse sensazioni che lui aveva regalato a me poco tempo prima.
"Uff dobbiamo parlarne adesso? Sto facendo colazione, è na cosa de na certa importanza sai?!"
Scorgo nel suo viso un piccolo sorriso, che però non dura quanto vorrei.
"Poi hai i postumi di una sbronza colossale, non mi fido di te Niccolò"
Si accomoda dove poco prima era seduta Angela, e mi guarda senza dire nulla.
Scorgo il suo sguardo perso dal nero intenso dei suoi occhiali da sole, che coprono quei due occhi nocciola che avrebbero parlato per lui.
"Dovremmo veramente parlare Ambra"
Sembra farsi serio, e allora capisco che la cosa deve avere una certa importanza per lui, così decido di rimanere in silenzio in attesa di sentire ciò che voleva dirmi.
Prima che lui potesse aprire bocca la porta si apre di nuovo rivelando la figura di mia sorella, che appena vede Niccolò sembra incupirsi.
"Stamattina tutti mattinieri?"
Si crea uno strano silenzio e Niccolò abbassa lo sguardo.
Si salutano con un rapido cenno, ed io guardo confusa Chloe, che nel frattempo era rimasta sulla soglia della porta in religioso silenzio.
Noto che nella stanza, con mia sorella era entrata anche una strana sensazione, come se tra i due ci fosse stata una lite, o qualcosa di simile.
"Chloe puoi prendermi un cornetto? Ne ho voglia da un po'"
La prima cosa che mi viene in mente per far sì che il ragazzo di fianco a me torni a parlare.
"Un cornetto?"
Mia sorella sapeva bene che il cornetto era uno dei cibi più spaventosi per me, perciò non appena le rivolgo la mia richiesta sembra illuminarsi di un'improvvisa gioia.
Annuisco alla sua domanda e ci sta poco a uscire dalla stanza, togliendosi dalla faccia quello strano broncio, e mostrando il suo bel sorriso.
In realtà non avevo per niente voglia del cibo che avevo richiesto a mia sorella.
L'idea di addentare quella bomba calorica mi faceva venire i brividi, non avevo mai affrontato niente di così difficile fino ad adesso.
"Non volevi il cornetto immagino"
Niccolò come sempre sembrava leggermi dentro, riuscendo a capire sempre tutto ciò che mi passasse per la testa, senza sforzarsi di chiedere.
Scuoto la testa mentre i miei occhi si incontrano con i suoi, creando quella perfetta collisione di due mondi così vicini e fin troppo lontani.
"No in realtà mi spaventa a morte"
Un magone di ansia inizia a invadermi tutto il corpo, paralizzandomi all'idea di questo grande passo che ormai sono costretta a fare.
"Almeno così proverai a superarla questa paura piccolè"
Sento il volto avvampare e capisco subito che stavo arrossendo, quindi abbasso la testa, trovando inaspettatamente interessante l'aspetto dei miei calzini.
"Che dovevi dirmi Nic?"
Il silenzio riempie ancora per qualche secondo la stanza, e poi si decide a parlare, cambiando tono, sembra aver abbandonato quel tono serio è preoccupato.
"Volevo darti questo prima di partire"
Fa uscire dalla tasca del suo giubbotto di pelle una scatolina quadrata, che non appena gira riconosco subito.
Era il suo disco, Pianeti con un aggiunta di autografo.
"Ci stiamo montando la testa Niccolò?"
Finalmente riesco a strappargli una vera risata che finisce per contagiare anche a me.
"Non appena puoi aprilo mh?"
Torna a farsi serio mentre io ammiro la copertina con una sua bellissima foto in primo piano.
Annuisco mentre ripongo il suo regalo sulla scrivania.
"Adesso vado che sennò Jacopo e Adriano me fanno il culo"
Sembra essere tornato quasi allegro, nonostante una nota di malinconia sul suo volto mi fa capire che c'è qualcos'altro che doveva dirmi, ma decido di non insistere per non rovinare l'atmosfera che si era creata.
Si alza dal mio letto lentamente, credo che i postumi della sbronza di ieri lo stiano ancora divorando.
Mi guarda per qualche istante, per poi lasciarmi un leggero bacio tra i capelli, che sembra durare più di qualche secondo.
Le sensazioni che mi suscita quel gesto sono indescrivibili.
Sento come se qualcosa fosse esploso dentro di me, provocando fuochi d'artificio incontrollabili, una scarica di brividi inizia a farsi strada nel mio corpo come se fossi stata appena colpita da un fulmine.
Sbatto le palpebre più di una volta per ricordarmi di essere sveglia, e che ciò non fosse solo uno scherzo della mia fantasia.
Lui nel frattempo con qualche mossa incerta si era allontanato, dirigendosi all'uscita.
"Buona fortuna Nic"
Gli dico prima che lui esca dalla porta.
Mi lascia un sorriso, per poi sparire creando una strana sensazione dentro di me, che però mi suonava familiare.
Era una sensazione che fino ad oggi ho associato solo a Niccolò e a ogni piccolo frammento di ricordo che avevo di lui e con lui.
Non sapevo dargli un nome, e francamente non volevo farlo, temendo di rovinare quella bellissima aurea.
Quel susseguirsi di splendide sensazioni non avrebbero avuto una definizione, bensì un volto, due occhi color miele e un profumo inconfondibile di agrumi e tabacco, mischiato a dolci note di lavanda.
In fin dei conti un nome lo avevano questi sentimenti, ma forse era meglio associarli a semplici immagini, per scansare quella strana paura di stare bene che ormai da tempo, era come uno spettro dietro ogni mio piccolo momento di felicità.

Ancora una volta noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora