In quei giorni non avevo pensato ad altro che a lei.
La mia mente era tornata indietro a quegli anni, quando ci siamo conosciuti, e finalmente ho capito un sacco di cose.
Il perché non appena la sfiorassi, anche solo per sbaglio, mi guardasse spaventata, il perché dei suoi atteggiamenti schivi.
In quei giorni avevo scritto molto, sempre con il pensiero di Ambra che mi vagava per la mente.
Avevo sviluppato un ansia terribile nei suoi confronti, la paura che qualcuno la andasse a cercare, a causa della denuncia, non riuscivo a smettere di pensare a ciò che quel bastardo le aveva fatto e la voglia di metterlo sotto con la macchina aumentava ogni secondo di più.
In questi frangenti avevo avuto modo di riflettere su Lucrezia, ormai non ci sentivamo da giorni, o almeno io non le rispondevo da giorni.
Lei mi aveva mandato qualche messaggio, che io però avevo ignorato, forse per paura di affrontarla davvero.
Mi sentivo uno schifo a lasciarla, soprattutto sapendo che, a modo suo, lei teneva a me.
Eppure a volte le cose devono finire e basta, non voglio stare con due piedi in una scarpa, so bene cosa voglio, e purtroppo non è lei.
Decido di scriverle un messaggio, quindi finalmente riaprire la sua chat dopo giorni.
'Niccolò devo parlarti'
'È importante.'
'Non voglio disturbarti ma ho davvero bisogno di parlarti, non te lo avrei chiesto'
'Non posso credere che tu mi stia ignorando in questo modo'
'Sei un codardo di merda Niccolò, vali veramente poco'
Sono davvero un coglione, non posso darle torto.
In questi giorni ho pensato così tanto ad Ambra da essermi completamente annullato per qualsiasi altra cosa.'Lu perdonami, ho avuto parecchio da fare in questi giorni, possiamo parlare?'
Attendo una sua risposta, e nel frattempo mi sudano le mani.
'Io con te non ho niente di cui parlare, mi fai schifo'
Aia, aveva da dirmi qualcosa di veramente importante a quanto pare.'Lu non volevo ignorarti, ho lavorato'
'Giusto tu lavori sempre'
'Possiamo almeno parlarne?'
'Non oggi, sono impegnata'
'Quando vuoi'Non ricevo più alcuna risposta quindi decido di spegnere il telefono, e scivolare via dai problemi.
Il giorno dopo mi alzo dal letto più assonato della sera prima, un'altra notte in bianco a fissare il soffitto e a martellarmi la mente di pensieri.
Non appena prendo il caffè chiamo Ambra assicurandomi, ancora una volta, che lei stia bene.
La discussione sembra tranquilla, almeno fino a quando non parliamo di sua sorella, quindi in modo decisamente indiretto, anche di noi.
Mi aveva raccontato ciò che era successo con lei in una delle nostre telefonate, senza far cadere l'argomento su noi due, e più che una chiacchierata sembrava un percorso a ostacoli.
So quanto ci tiene lei, e so quanto ci tenga Chloe, probabilmente il problema in tutto questo sono soltanto io.
"Niccolò non ne abbiamo parlato noi due, ne dovrei parlare con mia sorella?"
"Quindi...ne vuoi parlare?"
"Dio Niccolò non trattarmi come se fossi un fiore intoccabile, se ti ho detto alcune cose era per chiarirci non per scatenare la tua pena"
"Non mi fai pena solo che, per quanto possa essere stupido dirlo a te, questa cosa mi ha fatto male"
"Che vuoi dire?"
"Ambra io ci tengo a te, tanto, forse troppo e al solo pensiero che qualcuno ti abbia, o voglia farti, del male io mi sento mancare l'aria"
Ed era vero.
Non riesco più a non pensarci, non c'è secondo dove la mia mente, seppur per errore, inciampa nell'amara rivelazione di Ambra.
"Io lo capisco...davvero, però trattami come hai sempre fatto, non voglio che le cose tra di noi vadano così solo perché mi hanno messo le mani addosso"
"Pensi che sia solo per questo?"
"Direi di sì"
No che non è solo per questo!
Solo che non so come spiegare quello che è realmente.
"Ti sbagli Ambra, e lo sai"
"Niccolò non è il..."
"L'ho lasciata"
Un getto improvviso.
Parole che non hanno chiesto il permesso di uscire.
Ma di sicuro un terribile errore, tra me e Lucrezia non era ancora ufficialmente finita, però lei sembrava sul punto di lasciarmi...no?
"Eh?"
Lei rimane in silenzio ed io mi sento in dovere di aggiungere qualcosa.
"L'ho fatto perché mi sono reso conto che avevo spazio solo per una ragazza, e quella non era lei"
Io non ho fatto proprio un bel niente!
Dovrei imparare a frenare la lingua.
"E chi è allora?"
"Devi veramente fartelo dire?"
"Si"
Credo proprio che si diverta a mettermi in difficoltà.
"Mi piace chiamarla 'piccolè'"
Alludo al soprannome che le ho sempre attribuito, sapendo che lei avrebbe capito.
"L'ho sentito da qualche parte"
"Se mi permetti di passare oggi pomeriggio, ti posso spiegare tante cose, te lo prometto piccolè"
"Va bene"
"Perfetto"
So che in questo momento sta sorridendo sotto i baffi, pagherei per vederla nascondere quel meraviglioso sorriso.
"Passo per le 18 perché prima devo andare in studio va bene?"
"D'accordo"
"A dopo piccolè fa attenzione"
"Sempre"
Chiusa la telefonata mi sento un perfetto idiota.
Sorrido e avverto lo stomaco in subbuglio a pensare di rivederla oggi pomeriggio.
Dopotutto stavamo riuscendo a costruire qualcosa.
So di non essere stati completamente trasparente con lei, ma lei non avrebbe mosso un passo verso di me se avesse saputo che ancora non avevamo definitivamente rotto.
Ho passato troppo tempo a guardare senza agire, mi è sfuggita così tante volte che adesso poter vivere un solo istante con lei mi sembra un sogno ad occhi aperti.
Adesso dovevo solo non rovinare tutto.
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Ancora una volta noi
FanfictionLei è una ragazza vittima di sé stessa, vittima di ciò che desidera con ogni fibra del suo corpo, incapace di essere felice, di amarsi quanto basta per vivere. Lui sovrastato dalle tenebre della sua anima, divorato dalle sue ansie, con un passato ch...