14 | ROSSO SANGUE

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"L'attesa è lunga; il mio sogno di te non è finito"
— Eugenio Montale









Chishiya non l'ha seguita. Si è girata indietro qualche volta, ancora con gli occhi annebbiati dalle lacrime, ma nulla. Lui è rimasto fermo, sempre più lontano.

Lontano da quello che avrebbe dovuto fare. Lontano da chi avrebbe dovuto proteggere. Lontano da lei.

Lui la guarda andare via, consapevole di aver fatto un disastro. Perché lui non capisce? Cos'è che gli altri hanno? E, soprattutto, perché Machi ha fatto ciò che ha fatto? Come può uno come lui diventare la ragione di vita per qualcuno?

Si mette le mani in tasca e, sospirando, inizia a camminare nella direzione opposta.


Machi è stanca di correre. Sente che l'effetto dell'antidolorifico sta svanendo, di nuovo. Stavolta ha durato meno. Forse la ferita si sta davvero infettando. Scuote la testa, non è il momento di pensarci ora.

Ha baciato Chishiya. Lo ha fatto e non se ne pente, nonostante la reazione dell'amico.

Però la fa stare male: è come sentire qualcosa che ti si aggroviglia nello stomaco e nel cervello, e stringe tutto, come i boa costrittori, i serpenti lunghi circa tre metri che avvolgono la preda e la stritolano, fino ad ucciderla.

Machi non è mai stata una tipa romantica, ma forse questa sensazione potrebbe ucciderla prima del colpo di fucile alla gamba.

Zoppicando, si nasconde dietro ad un palazzo di cemento armato. Appoggiando la schiena alla parete esterna, si lascia scivolare giù, fino a sedersi.

È una bella giornata. C'è il sole. La ragazza osserva il cielo limpido. Non si è mai abituata a vedere Tokyo così, abbandonata, deserta, riconquistata dal verde.

Sospira intensamente. Cosa darebbe per vedere ogni giorno questa scena.

Si morde le labbra.

Chissà quante volte si è persa uno scenario del genere solo perché assorta in altri pensieri. Chissà cos'ha perso tutte le volte in cui non si è fermata a guardare il cielo.

È proprio nel cielo che appare il segnale per fuggire. Il dirigibile del Re di Picche si sta avvicinando, di nuovo.

Si alza a fatica. Ora il dolore alla gamba non è accentuato, però è più leggero e continuo. Appena avrà la possibilità di fermarsi di nuovo dovrebbe cambiare la fasciatura, anche se sciogliere quella fatta da Chishiya le causa un po' di risentimento.

Machi zompetta via, saltellando verso il game più vicino a lei: la Regina di Fiori.


Ad accoglierla c'è un immenso giardino botanico. Forse all'inizio non era così grande, però la vegetazione circostante lo ha inglobato.

C'è già un po' di gente radunata all'ingresso. Chissà se saranno qui anche loro perché rincorsi dal Re di Picche.

Machi avrebbe preferito di gran lunga un altro gioco di cuori, però sono parecchio distanti dalla sua posizione attuale, quindi meglio non rischiare.

<<Machi!>> urla una ragazza poco distante.

Riconoscerebbe quella voce in mezzo a milioni.

BRAIN AND HEART | Chishiya ShuntaroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora