Capitolo 12.

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CARMINE

"Ma cum è possibil ca nun s trova. 'O carcere chist è." dico spaventato verso Pino camminando velocemente verso il cortile.

Pino mi è appena venuto ad avvisare che stanno cercando Gioia dappertutto, non la trovano.

"Vabbuo ja, aspiett ca, o' sacc ij aro sta."

Cammino a passo svelto verso il magazzino nonostante stia piovendo fortemente.

Sento un pianto forte provenire da dentro, insieme a dei singhiozzi e degli ansiti.

"Gioia!" urlo correndole incontro quando la vedo seduta a terra che respira a fatica.

"Ca...car..."

I singhiozzi non la fanno parlare.

Devo assolutamente calmarla.

"Gioia...guardami." le dico alzandole il mento "Respira con me okay?"

Lei annuisce mentre le prendo una mano poggiandola sul mio petto.

Inizio a respirare e lei prova a calmare il suo respiro irregolare.

Quando finalmente si è calmata si lancia tra le mie braccia tremando.

"Gioia...sei tutta bagnata, e sei gelata. Torniamo dentro, dai." le dico accarezzandole i capelli fracidi.

"Carmine..."

"Dimmi Gioia."

"Non è vero che papà quella sera stava picchiando mamma." mi confessa guardandomi dritto negli occhi.

"Ma che dici Gioia?"

"Mamma si stava sacrificando per salvare me." io suoi occhi rossi e gonfi si fanno di nuovo pieni di lacrime.

"Salvare da cosa Gioia? Fammi capire." la incito a parlare asgiugandole le lacrime che stavano già scendendo.

"Papà è sempre stato il padre perfetto, qualsiasi cosa gli chiedevo la ottenevo, anche la cosa più stupida. Mi ha sempre protetto da tutto e da tutti, e sapeva cose di me che non ho mai raccontato a nessuno. Di solito le ragazze della mia età non raccontano i loro segreti ai genitori, mentre io a papà raccontavo tutto." inizia a raccontare declutendo "Poi però, conobbe questo signore che a me e mamma non era mai piaciuto. Iniziava a tornare sempre più tardi fino a quando una sera non è tornato ubriaco marcio, forse anche fatto. Io ero nel mio letto, mamma nel suo. Papà è andato da mamma e ha iniziato a farle del male, mamma continuava ad urlare, a pregarlo di smetterla ma lui continuava. Fino a quando non è crollato e si è messo a dormire. Mamma la mattina dopo faceva finta di niente, ma io avevo sentito tutto." continua iniziando a torturarsi le mani, così le prendo e comincio ad accarezzarle "Questo ultimamente succedeva molto spesso, fino a che non è arrivata quella sera. Lui è rientrato prima del solito mentre io e mamma stavamo ancora cenando e si è seduto di fronte a me. Mi ha guardato dritto negli occhi con quello sguardo che io non riconoscevo più. Ha cominciato a dirmi che mi voleva molto bene, e che dovevo fare una cosa per lui. Non ero a conoscenza della richiesta che mi avrebbe fatto, e quando mi ha chiesto di andare a letto con quel suo amico perché mi desiderava tanto, io ho sentito il mio cuore spezzarsi. Ho pensato come può un padre chiedere questo alla propria figlia?; io ancora adesso non so darmi una risposta. Mamma si è infuriata e ha cominciato a spingerlo, dicendo che doveva andare via e non tornare mai più. Le ha dato un solo schiaffo, uno solo, e poi ha cacciato una pistola puntandogliela al petto. Si è girato verso di me e mi ha minacciato che se non l'avessi fatto l'avrebbe uccisa. Mamma ha cominciato a spingerlo e lui ha cominciato a prenderla a calci. Io non ci ho visto più e...e l'ho ucciso." sospira tornandosi a lanciare tra le mia braccia per poi scoppiare di nuovo a piangere.

La stringo forte a me.

"Mi dispiace così tanto Gioia...adesso ci sono io con te, nessuno ti farà più del male." la tranquillizzo baciandole la testa.

"Carmine...io voglio di nuovo essere felice come prima, voglio dimenticare quella sera." sussurra alzando lo sguardo.

"Allora lasciati aiutare, anche io voglio vederti felice. Tu devi solo permettermi di fartelo diventare." le confesso guardandola serio.

Lei annuisce mentre io le lascio un altro bacio in fronte.

"Ora andiamo dentro, o ci prendiamo una bella bronchite." ridacchio porgendole la camicia che mi sono appena sfilato.

Lei la infila e prendendola sottobraccio cominciamo a correre verso l'edificio per bagnarci il meno possibile.

Una volta arrivati dentro subito Liz ci corre incontro.

"Gioia! Ma dove eri finita? Ti abbiamo cercato dappertutto."

"Beh...evidentemente no." ridacchio io facendola sorridere.

"Carmine...vir e fa poc o spiritus." mi riprende lei "Ja, mo jat tutt e duij a va asciuga."

GIOIA

L'ho fatto.

Ho detto la verità anche a Carmine.

E per di più di mia spontanea volontà, non mi ha chiesto niente.

Stavo avendo un attacco di panico e lui mi ha aiutata, da lì ho capito di potermi fidare di lui.

Non c'è niente di male nel farsi aiutare...no?

Sara difficile, molto difficile.

Litigheremo tantissimo perché io mi arrabbierò ogni volta che mi sgriderà perché non mangio o perché sono da sola a pensare a mio padre.

Ma va bene così, ho bisogno di tornare ad essere felice e l'ho capito solo grazie a Carmine.

L'altro giorno, quando non mi è venuto a chiedere perché non mangiassi ci sono rimasta male, lo ammetto.

Perché nonostante tutto era bello avere qualcuno che si preoccupa per te, anche quando non lo accetti per niente.

E poi Futura, come la guarda, come la tocca, come la bacia.

Tutte queste piccole cose mi hanno fatto tornare la voglia di essere felice e di tornare ad amare.

Si perché mi sono resa conto che tra le braccia di Carmine ci sto così bene, non ne sono innamorata perché non so nemmeno cosa si prova ad esserlo, ma so solo che con lui sto bene.

Una vita gialla, insieme. -Carmine Di SalvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora