Capitolo 26.

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GIOIA
Finalmente è venerdì pomeriggio, domani esco e non vedo l'ora.

Levo tutti i miei indumenti, rimanendo in intimo.

Mi guardo allo specchio posto sul lavandino, le mie gambe sono tornate sane come prima, ma pur sempre sottili e le mie ossa non si vedono più, al loro posto c'è la mia carne.

Non sono ingrassata, sono semplicemente guarita.

Lentamente sfilo di dosso anche l'intimo, rimanendo completamente nuda. Mi infilo sotto la doccia e prendo a lavarmi, pensando alla giornata di domani.

Sarà sicuramente fantastica.

Ma la sera? Ho promesso a Carmine di dormire da lui, ma non so se sono pronta a spingermi oltre. Stiamo insieme da poche settimane, e nonostante la mia piena fiducia nei suoi confronti, mi sento ancora tanto inesperta.

Non so nemmeno come si fa a dare piacere ad un uomo...

Ma che poi...dico che stiamo insieme, ma nessuno dei due ha accennato ad un nostro ipotetico fidanzamento.

Forse dovrei farlo, dovrei parlargli.

Pensando a questo esco dalla doccia, avvolgendomi con un'asciugamano. Cammino velocemente verso la mia cella, prendo dei panni e mi chiudo in bagno.

Una volta vestita pettino i capelli con un pettine che ci hanno permesso, salvandoci la vita, ed esco fuori in cortile, posizionandomi al sole per farli asciugare.

Mentre sono seduta sulla panchina con le gambe al petto vedo avvicinarsi Miciarella.

Ah...questo ragazzino è insopportabile.

"Ue Gioietta dei mio cuore!" si siede di fianco a me, urlando come nemmeno i pescivendoli fanno.

"Ciao." lo saluto freddandolo.

"Ma perché sei sempre così acida! E fattel nu surris!"

Mi mette un braccio in torno alla spalle e anche provando a scollarmelo di dosso, la sua presa è molto forte.

"Fossi in te..." Carmine spunta all'improvviso, e girandomi lo vedo poggiato alla rete, di fianco a Miciarella "le leverei le mani di dosso." continua calmo, trapelano però tutto il suo fastidio.

Sorrido, sentendo il braccio di Miciarella spostarsi dalle mie spalle.

"Vabbuo...nun t'ngazza però." si alza sbuffando Miciarella "E comunque sij egoista, na cos accussi bell s condivid." conclude allontanandosi facendomi scappare una lieve risata.

"Ma nun cag o cazz Micciarè!" gli urla Carmine sedendosi vicino a me.

Poggio la testa sulla sua spalla, sentendomi completamente beata.

CARMINE
Finalmente è sabato mattina e io e Gioia, con la carrozzina di Futura, stiamo appena uscendo dal cancello.

"Mammina!"

Gioia corre incontro a sua madre, abbracciandola.

Io decido di incamminarmi da solo verso casa mia, le ho già lasciato l'indirizzo e non voglio che adesso lei stia lontano da sua madre.

Quando e se vorrà, verrà da me.

"Carmine, aspetta! Dove vai?" mi rincorre lei prendendomi il polso.

"Vado a casa...tu stai con tua madre." le dico baciandole la fronte.

Ma lei aggrotta le sopracciglia e scuote la testa.

Sembra proprio una bimba.

"No, tu e Futura dovete venire con noi a casa. Dopo andremo a casa tua." afferma decisa lei, provando, invano, a tirarmi con sé.

"Va bene, va bene vengo. Ma smettila di tirarmi con tutta questa forza che mi stacchi il braccio!" la prendo in giro io ridendo.

Lei mi fa la linguaccia e ci incamminiamo verso la macchina.

"Buongiorno, signora." saluto la madre di Gioia in imbarazzo mentre Gioia si accinge a posizionare Futura sul seggiolino.

"Ciao," mi sorride dolce lei, poi si gira verso Futura "e questa bambina chi è?"

"È sua figlia." risponde decisa Gioia, mentre la madre sbarra gli occhi.

Abbassa lo sguardo e poi si siede al posto del guidatore. Io faccio lo stesso, sedendomi vicino a Futura, per mantenerla. Gioia si siede avanti, guardandomi con uno sguardo strano.

Sarà una giornata pienissima.

Una vita gialla, insieme. -Carmine Di SalvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora