Capitolo 23.

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CIAO BELLI MIEI, È UN CAPITOLO UN PO' DIVERSO DAL SOLITO, MA HO AVUTO UNA GIORNATA TROPPO PIENA,CI TENEVO PERÒ AD AGGIORNARE. FATEMI SAPERE, VI AMO! <3

GIOIA

Sono le dieci e trenta di sera.

Sono stata più di una settimana senza scrivere e ora, essendo tornata questo pomeriggio, sento il bisogno di scrivere.

Silvia già dorme, accendo la lucina sulla scrivania, e mi siedo, prendendo la penna e un nuovo foglio pulito.

Avevo detto di voler scrivere di Carmine e di Futura, e ho appena deciso di farlo.

Poggio la penna sul foglio, scrivendo la data in un angolo, e poi lascio andare la mia scrittura, descrivendo quello che provavo vedendo Futura tra la braccia di Carmine, e quello che invece provo adesso.

Carmine e Futura,
li ho conosciuti qui in carcere e quando all'inizio li incontravo cambiavo rotta.
Per me guardarli mentre lui le accarezzava il capo o le lasciava dei piccoli baci stringendole la manina, era un dolore nel petto insostenibile.
La prima volta che li ho visti sono scappata a gambe levate, perché mi ricordavano troppo me e il mio papà, che non posso più abbracciare.
Ma adesso,
adesso ho conosciuto Carmine e di conseguenza anche la piccola Futura.
So quanto Carmine la ama, ma ho imparato che anche il mio papà mi amava tanto, nonostante tutto quello che è successo.
Carmine senza Futura non è Carmine.
Futura e Carmine sono una cosa sola, uno senza l'altro non riesco ad immaginarli.
Futura crescerà con un padre meraviglioso, che non le farà mai mancare nulla, pur di spezzarsi in due.
E spero crescerà anche con me, che nonostante non sia la madre nativa, vorrei tanto esserle perlomeno amica.
Vorrei darle consigli su come truccarsi, come vestirsi o cosa fare con i ragazzi, nonostante io ne sappia ben poco.
E magari chissà, imparare nuove cose insieme.
All'inizio, ripeto, non potevo vederli, ma adesso non riesco a farne a meno.
Sento il costante bisogno di vederli, di tenere la manina a Futura e di baciare Carmine.
Potremmo mai essere un sinonimo di famiglia?

CARMINE

"Maro Gioiè...ij a stent sacc furmà 'na fras in italian!" sento urlare Silvia quando entro nell'aula che hanno assegnato al corso di scrittura.

Resto fermo alla porta, poggiandomi allo stipite mentre vedo tutti che cercano un posto su cui sedersi.

Gioia corre avanti e indietro, è palesemente agitata. Si ferma vicino alla cattedra, guardando fogli su fogli.

Mi avvicino a lei, accerchiandole i fianchi da dietro. Lei si gira tra le mie braccia, affondandoci dentro.

"Sei pronta...?" le domando sorridendo.

"Un po' agitata...ma se sei con me, si, sono pronta."

Mi lascia un bacio sulle labbra e mi prega di sedermi quanto più vicino a lei.

Faccio come richiesto e quando mi siedo lei comincia a parlare.

"Allora...inanzitutto grazie a tutti per esservi iscritti a questa attività, non vedo l'ora di realizzare quello a cui ho pensato."

"E che sarebb?" domanda Silvia ridendo.

"Ecco...io vorrei riuscire a creare una sorta di libricino, non dico da pubblicare in tutto il mondo, ma almeno di averne una copia ciascuno. In questo libro vorrei inserirci tutte le nostre scritture, tutte quelle che riusciamo a fare."

"E che scritture faremo?" domanda un ragazzo dietro di me di qualche banco.

"Mah...possiamo fare tutto quello che volete. Sono qui come figura professionale semplicemente perché ho studiato per scrivere, ma le idee voglio che siano nostre, non mie."

Cazzo, anche nel parlare è perfetta.

"Iniziamo?" domanda guardandoci.

Anuiamo tutti e lei distribuisce delle spillette, e delle penne a tutti i banchi.

"Cominciate con lo scrivere una vostra piccola presentazione, e se vi va, il motivo per cui siete qui." mi guarda, sapendo quanto il motivo per cui sono qui dentro mi renda triste "Scrivete come vi pare, anche in napoletano. Poi aggiustiamo tutto insieme."

Detto questo, comincio a raccontare minimamente di me e di tutto il resto, fino ad arrivare all'incontro con Gioia.

Ij nun song brav a scriv, partiamo da questo presupposto, però c pozz pruvà.
Mi chiamo Carmine, ho 18 anni, e mi reputo un ragazzo forte, ma anche abbastanza debole.
Un annetto e mezzo fa, sono entrato qui in carcere perché ho ucciso 'nu guaglione ca stev facenn mal a guagliona mij, Nina.
Ne ho passate tante, con lei, e senza di lei.
Abbiamo provato a scappare più volte, fallendo sempre.
Poi però ci siamo sposati, ero il ragazzo più felice del mondo.
'Sto sistema di merda però me l'ha uccisa, annanz a l'uocchij mij, m' ann mis sott.
Prim poc e murij però m'è regalat a l'ammor mij, Futura.
È mia figlia, tiene pochi mesi, ed è l'unica cosa ca fin a poc temp fa m tenev vivo.
Mo però c sta pur n'ata cos, Gioietta.
Gioia è nu sol, è a primm arropp a Nina e spero ca sarrà pur l'ultima.
Futura nun è figli a ess, ma Gioia a vo assaij ben.
Pur ij vogl assaij ben a Gioia, quand è arrivata ca, tnev na cosa strana n'da l'uocchij, che non faceva vedere quello che teneva dentro veramente.
Mo invece lo si vede, Gioia negli occhi ten la voglia di vivere, che è un dono prezioso.
Dio l'ha donato a pochi.

Una vita gialla, insieme. -Carmine Di SalvoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora