XII

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Charles cercava di sopprimere l'implacabile desiderio di raggiungere Arianna, ovunque lei fosse. Sentirla così indifesa, quasi rotta, aveva suscitato in lui una determinazione a proteggerla da tutto oltre che mille domande. Prese coraggio e chiamò l'unica persona che avrebbe potuto aiutarlo in quella situazione.
"Ciao Leclerc, a cosa devo questa chiamata?" Il campione del mondo era genuinamente sorpreso, non si sarebbe aspettato di ricevere una chiamata dal giovane un Venerdì mattina di pausa.
"Ho bisogno di sapere dove si trova Arianna." Rispose deciso Charles.
"Arianna? Cosa c'entri tu con Arianna?" L'inglese era a conoscenza di una parte parziale della storia, sapeva che si erano conosciuti al vernissage della galleria e che si erano rivisti durante il Gran Premio, ma di tutte quelle sensazioni che i due aveva provato, di quegli sguardi che si cercavano e si parlavano in silenzio non sapeva niente.
"Ti prego Lewis, devo raggiungerla." Lo pregò il più piccolo, il tono supplichevole per convincerlo. Lewis cedette, si fidava del monegasco, aveva visto in lui un'anima buona e sperò di aver fatto la cosa giusta o Arianna non glielo avrebbe mai perdonato. Dopo aver ricevuto le indicazioni da Lewis, che lo pregò di stare attento con lei, si mise in macchina per arrivare da lei il prima possibile. Verso le sei di pomeriggio aveva parcheggiato l'auto di fronte un palazzo, ricontrollò l'indirizzo che gli aveva mandato Lewis e cominciò a leggere i cognomi sul citofono.
"Chi è?" Chiese una voce maschile.
"Arianna è in casa?" Charles si rese conto solo in quel momento della pazzia che aveva fatto. Arianna si affacciò alla finestra, per capire chi potesse cercarla, e quando vide quella figura con il cappuccio alzato si stupì di riconoscerla e poi sentì il suo cuore accelerare improvvisamente. Si infilò le scarpe e, dopo aver urlato al padre che stesse uscendo, corse per le scale per raggiungerlo.
"Cosa ci fai qui?" Gli domandò appena uscita dal portone.
"Volevo sapere come stessi." In parte Charles stava dicendo anche la verità, ma omise la motivazione più importante.
"Potevi scrivermi un messaggio." Lo guardò negli occhi, per quanto potesse attraverso il vetro scuro dei rayban che indossava.
"Volevo assicurarmi che mi dicessi la verità." Le rispose Charles avvicinandosi a lei, la scrutò a lungo, i capelli legati in una coda disordinata, nessun accenno di trucco e gli occhi ancora un po' rossi contornati da un velo scuro che non aveva mai visto sul suo viso.
"Non dovevi." Asserì convinta la ragazza, tanto da mettere in crisi Charles che si allontanò leggermente. "Ma sono felice di vederti." Aggiunse, abbandonando la razionalità e dando ascolto a tutte quelle emozioni che sentiva dentro ogni qual volta il ragazzo le ronzava intorno.
"Anche io." Oramai nessuno dei due si domandava perché, si erano lasciati travolgere da tutte quelle cose che sentivano.
"Ti porto in un posto." Sentenziò la ragazza, lasciando andare la maniglia del portone che aveva stretto fino a quel momento, spostandosi verso la macchina. Charles non rispose, la assecondò aprendole la portiera ed entrando anche lui all'interno dell'auto. Lo aveva portato in un posto speciale per lei, in quel posto dove era solita andare con Elvira per stare da sole a parlare.
"E' un posto a cui tengo molto." Spiegò dopo minuti di silenzio, entrambi seduti su quello scoglio con i piedi a penzoloni che quasi sfioravano le onde, davanti a loro solo il blu del mare che si confondeva con quello del cielo da dove il sole stava sparendo lentamente. 
"Ci venivo sempre con una persona, una delle più importanti della mia vita." Continuò lei, il ragazzo la guardava in silenzio ascoltandola attentamente, per non perdere nessuna parola, nessuno gesto.
"Ci piaceva perché è sempre calmo, ci isolavamo qui dal trambusto della città per pensare." Si girò anche lei nella direzione del ragazzo. "Gli saresti piaciuto secondo me. Hai quasi i suoi stessi occhi, verdi brillanti." Ed era vero, il colore era pressoché lo stesso, un verde particolare con quel luccichio che Arianna aveva visto solo in loro due.
"Com'era lei?" Avrebbe tanto voluto sapere cosa le fosse successo ma non gli sembrò la domanda opportuna da fare, nonostante ciò sentirla parlare era un toccasana per lui e non avrebbe mai voluto smettere.
"Oh, Elvira era la persona più speciale che io abbia mai conosciuto, era tutta fuoco, un vulcano costante di voglia di fare. Non stava mai ferma, aveva sempre qualcuno da incontrare, un posto da visitare, un'idea da realizzare. E' stata la mia più grande ispirazione, un punto di riferimento. Era sempre pronta ad aiutare gli altri, non lasciava mai nessuno indietro o in difficoltà, un'idealista nata che voleva cambiare il mondo." Raccontò la ragazza, rivedendo l'immagine della sua amica davanti agli occhi, le sembrava così vicina e così lontana allo stesso tempo. Charles allungò una mano per raccogliere una lacrima solitaria che scivolava sulla guancia della ragazza, una scarica ad ogni loro contatto.
"Anche io ho perso delle persone molto importanti per me." La voce gli uscì senza accorgersene, non sapeva perché le stava dicendo quelle cose ma si sentiva al sicuro e aveva voglia di condividerle con lei. "Jules e mio padre." Affermò subito dopo, sentì la mano di Arianna raggiungere la sua e stringerla.
"Se non vuoi parlarne è okay, capisco." Lo rassicurò la ragazza sottovoce, sentirlo aprirsi con lei era un onore e le faceva immensamente piacere ma sapeva quanto fosse difficile farlo e non voleva in alcun modo forzarlo.
"E' passato tanto tempo." La rassicurò. "Jules era amico di mio fratello, correva anche lui sui kart e per me era come un idolo, mi è stato vicino per tutta la mia carriera e abbiamo condiviso sogni e speranze. Il nostro mondo purtroppo è pericoloso, l'adrenalina che ci fa sognare alcune volte ci fa anche del male. So cosa significa Ari, riconosco il dolore che hai dentro, il panico che ti assale al pensiero che lei non ci sia più e vorrei dirti che prima o poi passerà ma non è così, imparerai a conviverci però." Le confidò sincero, lui aveva già passato quella fase e gli era rimasta solo l'amara consapevolezza che loro non fossero più in quel mondo ma che, ovunque si trovassero, vegliavano su di lui e questo aveva imparato a farselo bastare. Arianna gli sorrise riconoscente, strinse ancora la sua mano ed appoggiò la testa sulla spalla, rimanendo in silenzio a guardare quel panorama, a dividere un po' di sofferenza. Dopo qualche ora i due si era alzati ed avviati verso la macchina, Arianna aveva convinto Charles a rimanere quella notte per poi partire insieme il giorno dopo, aveva scritto ai suoi amici che quella sera si sarebbero visti e al padre che avevano un ospite. Di certo Franco, il padre della ragazza, non si aspettava che l'ospite fosse Charles Leclerc, si doveva ancora abituare al pensiero che la figlia conoscesse Hamilton figuriamoci se poteva pensare di ospitare il pupillo della sua scuderia preferita. I quattro cenarono insieme, senza troppe domande sul rapporto dei due a differenza dell'interrogatorio che i due uomini fecero al povero Charles riguardo la stagione corrente, ma il ragazzo non si scoraggiò e, sorridente, chiacchierò con i due. Arianna si intrometteva poche volte, si godeva la risata cristallina di suo fratello e la curiosità bambinesca del padre, si godeva l'accento particolare che prendeva Charles quando parlava italiano e i suoi occhi che la cercavano come ad avere la conferma che lei fosse lì con lui. La sera i due si infilarono nella macchina di Walter, decisamente meno vistosa di quella del monegasco, e percorsero la strada che li separava dal solito baretto.
"Com'è per un pilota di Formula 1 essere passeggero in una Fiat?" Chiese divertita Arianna, decisamente più allegra di come fosse la mattina.
"Alla fine bello ma non lo farò sapere in giro." Stette al gioco il ragazzo, felice di vedere quel miglioramento nell'umore della ragazza. Arrivati al bar, entrarono e individuarono il tavolo già occupato dai tre amici che li guardavano decisamente sconvolti.
"Prima Verstappen ora di nuovo Leclerc, Lola io non ti sto dietro!" Esclamò Fran appena furono vicini, non si rese subito conto di ciò che aveva detto ma la tensione che si creò subito dopo, ed anche la gomitata che gli riservò Marco al suo fianco, gli fece intuire qualcosa. Charles si irrigidì, la mascella contratta ed i muscoli tesi, Arianna si girò immediatamente nella sua direzione, sentendo il senso di colpa farsi spazio in lei. Alessandra capendo la situazione ed interpretando lo sguardo dell'amica che le chiedeva aiuto, cambiò subito discorso facendo iniziare una conversazione più piacevole che rilassò piano piano tutti quanti. Dopo la tensione iniziale Charles si sciolse di più, complici anche i cinque drink che gli avevano fatto bere, trovò quei ragazzi così simpatici e disinvolti, senza alcuna sovrastruttura e passò una serata divertente come faceva prima di tutto, prima della Formula Uno e della fama. Li dovettero praticamente cacciare ad orario di chiusura, mentre loro ancora ridevano e si raccontavano aneddoti esilaranti a turno, erano tutti leggermente alticci tranne Arianna che sapeva avrebbe dovuto guidare. Li raccattò tutti e quattro portandoli verso la sua auto, Charles al posto del passeggero e gli altri tre dietro, la strada per casa non era molta e in un quarto d'ora era rimasta di nuovo sola con il monegasco.
"Stai con Max?" Le chiese improvvisamente lui biascicando per l'alcol. Arianna fu presa alla sprovvista, si girò verso di lui per trovarlo già intento a fissarla.
"No, non sto con Max." Non aveva detto una bugia, non stavano insieme era più una conoscenza, almeno così credeva.
"Ho visto anche io le foto Ari." Confessò il ragazzo con un tono un po' diverso da prima, quasi innervosito al ricordo di quel momento intimo che lei aveva passato con un altro.
"Non stiamo insieme." Disse di nuovo, con più convinzione, non voleva litigare con Charles.
"Perché sono qui?" Domandò lui, sistemandosi sul sedile e guardandola con insistenza.
"Ci sei venuto tu, Charles." Quel botta e risposta iniziava ad infastidirla, non lo aveva pregato lei di raggiungerla, anche se era del tutto felice di averlo lì.
"Mi hai chiamato mentre avevi un attacco di panico, Ari. Hai chiamato me, cazzo!" Alzò la voce lui, portandosi una mano sulla fronte. Non voleva arrabbiarsi ed aveva ricacciato il pensiero di Max già molte volte da quando l'aveva vista, ma la domanda del suo amico e l'alcol gli avevano fatto tornare mille dubbi a cui non riusciva a non pensare. Arianna non rispose subito, sapeva che Charles aveva ragione ma non sapeva cosa dirgli, era vero che non stava con Max anche se lui era sicuramente presente nella sua vita ed era anche vero che lo aveva chiamato in un momento di distruzione totale ma non sapeva il motivo.
"Ho lasciato tutto e sono corso da te! Ma ti sembra niente? Poi mi convinci a rimanere e il tuo amico nomina il fottutissimo Verstappen come se tu parlassi costantemente di lui!" Il tono della voce di Charles continuava ad alzarsi, Arianna fermò la macchina in una piazzola ed appoggiò la testa sul volante. Non aveva risposte a quelle domande.
"Non so che dirti Charles, il quel momento mi sei venuto tu in mente e non lo so perché! Poi tu sei venuto qui senza che nessuno te lo avesse chiesto e io sono stata bene, ma sono ancora più confusa!" Ammise a lui ma anche a se stessa la ragazza. Charles la fissò per poi allungarsi verso di lei e baciarla, Arianna non capì immediatamente quello che stava succedendo ma appena sentì quella scarica elettrica che ogni contatto, anche minimo, con Charles le recava si scostò immediatamente.
"No Charlie, non lo fare. Sei ubriaco e io sono troppo fragile, non possiamo, non così e non ora." Charles rimase confuso, cosa intendeva con quelle parole? Era un modo carino per rifiutarlo o una promessa di farlo meglio in futuro? Con altre mille domande che si affollavano nella sua mente annuì e ritornò al suo posto.

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