XIII

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La mattina successiva, dopo aver salutato il padre, il fratello ed i tre amici, si erano messi in macchina alla volta di Monte Carlo. Charles ricordava la serata precedente, anche se solo in parte, ma non potè fare a meno di notare il distacco che Arianna manteneva nei suoi confronti, la ragazza dal canto suo aveva passato la notte a rimuginare sui minimi dettagli di quella conversazione e soprattutto di quel bacio che sapeva essere sbagliato ma che l'aveva fatta sentire così bene. Era perfino arrivata a paragonare i baci scambiati con Max con quel piccolo, veloce bacio con Charles giungendo alla conclusione che non si potesse fare, che non fosse capace di accostarli nemmeno per dei minuscoli dettagli, erano differenti in tutte le loro sfaccettature. Max la faceva sentire al sicuro, erano baci confortevoli, un ristoro dal mondo circostante, Charles era una fiamma che la prendeva e la bruciava piano, una scossa che smuoveva tutto quello che aveva dentro. 
"Mi dispiace per ieri, non ricordo molto ma non volevo infastidirti." Cominciò cauto il ragazzo, non voleva di certo peggiorare la situazione. Arianna annuì continuando a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva veloce.
"Ari, ti prego, parlami." La supplicò Charles, quella distanza tra loro gli faceva male, e ancor di più  a sapere che a crearla era stato lui.
"Va tutto bene Charles, sono solamente stanca." Sentenziò la ragazza, decisa a chiudere quella conversazione. Non aveva voglia di parlare ulteriormente di quanto accaduto. Il viaggio sarebbe stato lungo, e quella situazione non poteva continuare per tutte le ore che gli si prospettavano davanti ed anche se Arianna voleva mantenere il punto si trovò ad aprire bocca senza potersi fermare.
"Io e Max non stiamo insieme." Parlò sincera lei, certo si erano baciati ed erano andati a letto insieme ma non lo considerava il suo ragazzo, si stavano conoscendo e stavano bene ma non c'era ancora nulla di chiaro tra loro.
"Ma Francesco.." Charles iniziò ma fu interrotto dalla ragazza.
"Si, c'è stato qualcosa tra noi ma.." Non seppe nemmeno lei come continuare, il pensiero di Max la fece sentire male, quello che era successo con il monegasco ed ancor di più quello che desiderava fosse successo non era giusto e ne era consapevole. "Sono confusa Charlie, non so nemmeno cosa pensare. Mi incasini la mente in maniera assurda." Confessò esasperata, le avevano insegnato che dire la verità era sempre la scelta giusta e sperò che valesse anche in quel caso. Charles si girò verso di lei velocemente per poi concentrarsi di nuovo sulla strada sorridendo.
"Che c'è?" Chiese Arianna confusa dal suo silenzio.
"Mi piace Charlie, chiamami più spesso così." Il pilota capì che non fosse il caso di continuare quella conversazione, nessuno dei due sapeva bene cosa dire, la loro situazione era avvolta da una nebulosa di incertezza. Arianna di tutta risposta ridacchiò, felice che lui avesse capito e sviato il discorso. Il viaggio alla fine fu meno tremendo di quanto avessero pensato, dopo il simil chiarimento non riaprirono più quell'argomento, parlando di qualsiasi altra cosa e fermandosi ogni tanto a prendere un caffè o qualche snack.
"Alza, adoro questa canzone!" Pronunciò esaltata Arianna, cominciando ad intonare le note del pezzo che passava in radio. Charles fece come detto e la guardò sorridento, la spensieratezza che emanava strideva leggermente con tutto quello che era successo in quei giorni ma vederla così, con il sorriso sul volto ed il vento che le smuoveva i capelli, lo rese contento più di quanto fosse facile da ammettere. Si chiese se non fosse quella la felicità, cantare in macchina e ridere per le piccole cose, litigare e scontrarsi per poi fare pace con poche parole e qualche sguardo, si chiese se la sua felicità fosse Arianna e si rispose che forse si, forse Arianna era l'unica parentesi della sua vita che gli aveva regalato quelle emozioni e, per quanto fosse complicato e probabilmente sbagliato, non voleva finisse mai.
In serata arrivarono, stanchi morti, a casa, Charles lasciò la ragazza sotto il suo portone e dopo un saluto imbarazzato ripartì. Charlotte lo aspettava in salotto, era dalla mattina precedente che non le rispondeva ed era entrata in ansia tanto da chiamare Carlos, il suo compagno, il quale le aveva assicurato stesse bene ma che fosse molto preso da alcune faccende in fabbrica con gli ingegneri.
"Ma che fine hai fatto?" Appena sentì la porta aprirsi la moro scattò in piedi, il suo ragazzo fermo, imobbilizzato all'entrata che la guardava con occhi stanchi.
"Charlotte, ti prego. Ne parliamo domani." Non aveva alcuna forza, il viaggio era stato lungo e le emozioni che aveva provato con Arianna lo avevano travolto più di quanto pensasse.
"Charles!" La ragazza iniziò ad agitarsi, non voleva lasciargliela passare, non quella volta. Erano mesi che le cose tra i due non andavano, lui con la testa sul campionato e lei che si sentiva sempre più tagliata fuori. Il pilota aveva da sempre considerato la sua relazione una priorità e l'aveva fatta sentire al primo posto ma non era più così e Charlotte le avrebbe provate tutte pur di tenerlo con se.
"Se non smetti di urlare me ne vado." Asserì convinto lui senza alcuna intenzione di litigare, la testa gli stava scoppiando per i troppi pensieri. 
"Da qualcun'altra?" Domandò Charlotte, improvvisamente il tono della voce gli si era abbassato e le lacrime cominciavano ad accumularsi nei suoi occhi. Non voleva nemmeno immaginare un tradimento, ma era tutto così sospetto e lui così distante da qualche tempo e soprattutto la scena di Charles e Arianna nel suo spogliatoio le riappariva a intervalli costanti nella mente.
"Ma che cazzo dici? Non ti ho dato mai motivo di dubitare di me!" Charles era più infastidito dal fatto che avesse ragione, sarebbe corso in quell'istante da Arianna, piuttosto che dalla sua accusa.
"Sei così sfuggente Charlie, ho paura di perderti." Il ragazzo rabbrividì al suono di quel soprannome, non aveva la stessa intensità se detto da qualcuno che non fosse l'italiana. Decise di non dire nulla, la baciò e fecero l'amore, Charlotte rassicurata da quelle attenzioni, Charles, invece, in modo meccanico, come un automa senza emozioni , con in testa solo una persona che non era quella con cui stava dividendo il letto in quel momento. 

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