XXIV

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Non era tornata a Monaco, aveva preso un aereo diretto per Napoli e si era fermata a casa per qualche giorno. L'aria di Napoli era stata risanatrice, i suoi luoghi, i colori ed i profumi di quella terra erano parte di lei e l'avevano guarita dall'interno. Gli occhi di suo padre le avevano trasmesso calore, non le aveva chiesto niente l'aveva accolta e coccolata per tutto il tempo, avevano fatto tutte quelle cose che non avevano più il tempo di fare insieme. Seduta sul treno per Monte Carlo toccava quel livido che le si era formato sul braccio, un promemoria visivo di quello che era successo e al quale aveva cercato costantemente di non pensare in quei giorni. Max l'aveva chiamata più volte fin quando, sotto sua richiesta, Daniel gli aveva intimato di smettere, di darle il suo spazio per pensare. Era proprio dall'olandese che era diretta mentre camminava svelta per le strade di Monaco, con il solo pensiero di chiedergli il perché, perché l'aveva messa in quella situazione, perché le aveva fatto ciò. Dal suo canto Max era distrutto, non usciva di casa da quando ci era tornato e l'unica cosa che gli appariva sotto le palpebre quando provava a chiudere gli occhi era lo sguardo impaurito della ragazza, il suo corpo tremante stretto tra le sue mani, una stretta che non pensava avrebbe mai potuto fare del male ma che invece l'aveva devastata. Daniel e Lando avevano provato a farlo uscire, per quanto entrambi fossero arrabbiati con lui, probabilmente più il secondo per il suo rapporto fraterno con la ragazza, volevano aiutarlo a risolvere la situazione. Il pilota non aspettava nessuno quando sentì bussare alla porta, non si mosse dalla sua posizione per far desistere chiunque fosse a disturbare il suo crogiolarsi nel dolore ma non sapeva che dall'altro lato della porta c'era qualcuno che del dolore aveva fatto rabbia ed era pronta a gettarla tutta su di lui.
"Apri cazzo!" La voce di Arianna gli arrivò alle orecchie come musica, anche se era alterata, anche se sapeva che quello che aveva da dirgli non fossero poesie. Si alzò velocemente per aprirle e quasi non si beccò un pugno, diretto alla porta, in faccia.
"Io ti odio Max Verstappen, ti odio con tutta me stessa." La ragazza era un tornado, entrò in casa superandolo con una spallata. "Perché cazzo non sai vivere? Perché sei così uno stronzo? Perché a me?" La voce le si abbassò mano mano che parlava, e quel dolore lancinante al petto ritornò prepotente. Max la guardò e vide le conseguenze delle sue azioni, e fece ancora più male.
"Non ho giustificazioni." Continuava a stare distante ma a fissarla, Arianna si avvicinò a lui gettandosi sulle sue labbra come se fossero l'unica cosa che avrebbe potuto farle superare quel momento. Max assaporò quel bacio, era da tempo che non toccava la sua bocca e farlo gli diede una scarica lungo tutta la schiena.
"Sei una merda Maxie." Il tono dolce con il quale pronunciò quelle parole cozzava evidentemente con il loro significato, il ragazzo annuì consapevole e si scostò da quel tocco.
"Me lo merito, non esistono modi per chiederti scusa Anna." Non sarebbero riusciti a chiamarsi in modo differente, erano Maxie ed Anna nel loro microcosmo, fatto di errori, litigate ma anche musica e poesia. Arianna si sedette sul divano sospirando, non sapeva cosa dire ne cosa fare, si accese una sigaretta sotto lo sguardo circospetto del ragazzo.
"Tu sei molto meglio di così." Cominciò a parlare lei. "E io lo so, l'ho visto, l'ho conosciuto quel Max Verstappen dolce e premuroso." Lo guardò negli occhi sorridendo, cosa che fece sorridere anche il ragazzo. "Ma io non penso che sia il momento giusto per noi. Devi accettare te stesso Maxie, imparare a conoscerti e vivere le tue emozioni senza paura. Io però non posso aiutarti a farlo." Erano frasi amare, non voleva dirgli addio ma era quello che stava facendo, per il bene di entrambi. Voleva bene a Max, forse addirittura lo amava, ma non era il loro corso, non era lei la persona che lo avrebbe fatto guarire e se ne era resa conto da poco per quanto aveva sperato di sbagliarsi.
"No, Anna no. Non lo fare, non mi lasciare anche tu, sei la sola cosa bella della mia vita." Max era in ginocchio davanti a lei, la voce gli tremava e le lacrime gli uscivano copiose dagli occhi, ma a lui poco importava, non voleva perdere l'unica persona che lo aveva reso veramente felice.
"E' qui che ti sbagli Maxie, io sono stata una delle cose belle della tua vita. Hai tanto, in tanti ti amano e ti ameranno, anche io. Non smetterò mai di farlo, ma per ora è meglio che io lo faccia da un angolino lontano." Lo baciò di nuovo godendosi quel loro ultimo momento, si alzò e raggiunse la porta. "Quando avrai bisogno mi troverai sempre al tuo fianco, e quando non ti servirò più ti guarderò spiccare il volo con orgoglio. Ricordatelo, che ti amo." Si chiuse la porta alle spalle e scoppiò a piangere, sperò di aver fatto la cosa giusta per entrambi. Dire addio a Max fu una delle cose più difficili che Arianna avrebbe mai pensato di dover fare, chiudere un rapporto che pensava sarebbe diventato il rapporto della sua vita le aveva spaccato in due il cuore ma sapere che lo aveva fatto anche e soprattutto per lui un po' la sollevò, voleva vederlo sereno e felice ma sul serio, senza più quel velo scuro che si calava sui suoi occhi quando i fantasmi tornavano a prenderlo. Dopo aver lasciato la valigia a casa, decise di fare una passeggiata per prendere un po' d'aria, era scossa e aveva bisogno di schiarirsi le idee e soprattutto non voleva stare in quella casa dove un po' tutto le ricordava Max. Camminava piano, contando i suoi respiri e guardando il panorama che le dava un leggero sollievo, il rumore del mare le ricordava casa e pensò che fosse per quello che Monte Carlo le piaceva così tanto. Si sedette su di un muretto portando le ginocchia al petto ed appoggiandoci la testa, lo sguardo diritto verso l'orizzonte quasi come se quello avesse risposte alle domande della ragazza riguardo il suo futuro. Restò in quella posizione per del tempo che non saprebbe veramente definire, persa nei suoi pensieri e cullata da quel paesaggio, fin quando una mano non le si poggiò sulla spalla.
"Ari." La ragazza sobbalzò per quel contatto inaspettato e per quella voce che aveva riconosciuto alla prima intonazione. Si girò piano verso il ragazzo, regalandogli un sorriso meno acceso del solito, cosa che non passò inosservata al pilota.
"Posso farti compagnia?" Chiese prima di sedersi accanto a lei, ammirando anche lui quella vista.
"Ti sei abituato a tutto questo?" Gli domandò improvvisamente Arianna, lui ci viveva da sempre, ci era cresciuto in quella città.
"No, ogni volta mi fa innamorare." Rispose lui guardandola, la sua frase poteva valere sia per Monaco che per la ragazza. L'italiana ricambiò lo sguardo, tirando appena le labbra all'insù.
"E' successo qualcosa?" Le chiese dopo qualche minuto di silenzio, sapeva che qualcosa fosse accaduto ma voleva sapere cosa con tutto se stesso.
"Qualcosa succede sempre, Charles, ma non finisce mica il cielo." Glielo disse con il cuore in mano, quella frase che per lei significava così tanto da avercela addirittura tatuata addosso. Sorrise e si alzò, porse una mano al ragazzo accanto a lei e lo trascinò ad un chioschetto lì vicino. Era tardi e non c'era molta gente in giro, riuscirono a godersi ancor di più le strade semi deserte, correndo e ridendo come bambini fino a perdere il fiato. Arianna fu grata di quell'incontro, Charles le aveva rimesso addosso un po' di felicità e le aveva ricordato che tutto succede sempre per una ragione. Il lavoro a Monte Carlo, incontrare Max, viverselo per poi dovergli dire addio e persino quella strana connessione che sentiva con il ragazzo monegasco avevano un senso, erano tutte cose che dovevano succedere e solo il destino sapeva perché.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 25, 2023 ⏰

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