XVII

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Lavorò distrattamente tutto il giorno, la pausa pranzo la utilizzò per raggiungere il tabaccaio più vicino, non fumava da qualche anno ma quella giornata sembrava fin troppo pesante da sopportare senza un piccolo aiuto. Rispose alla videochiamata dei suoi amici, i quali rimasero stupiti di vederla con una sigaretta in mano in quanto sapevano quanto impegno ci avesse messo a smettere. Arianna si chiuse nel suo ufficio e raccontò loro tutti gli ultimi avvenimenti ricevendo reazioni contrastanti, Fran era, da sempre, per l'amore libero, per i sentimenti che non possono essere ne ingabbiati ne etichettati, Alessandra era invece più razionale le consigliò di parlare con entrambi e di chiarire la situazione per non passare dalla parte del torto, come se lei non ci stesse già sguazzando. Marco aveva ascoltato i discorsi ed aveva analizzato ogni particolare di quella situazione, aveva paura per Arianna, dopo l'attacco che aveva avuto a Napoli la vedeva così fragile che sicuramente non le serviva un altro dramma da affrontare. Alla fine non erano arrivati a nessuna conclusione ma, almeno, il parlare con loro aveva tirato un po' su l'umore della ragazza. Era infinitamente grata per quell'amicizia, erano quattro persone molto differenti tra loro ma avevano trovato, nei lunghi anni di conoscenza, il modo di incastrasi alla perfezione. Erano le sue persone, la sua casa e questo non glielo avrebbe mai potuto togliere nessuno, quei tre l'avrebbero torturata fino alla fine dei suoi giorni e non poteva immaginare un supplizio più piacevole. Lavorò estraniandosi dall'esterno, progettando nuovi eventi e guardando nuovi artisti, così tanto da non accorgersi che l'orologio segnava le 21 e che Lukas stava già spegnendo tutte le luci. Si alzò dalla sedia recuperando le sue cose e, dopo aver salutato il suo collega, si avviò verso casa. Chiamò Max per dirgli che avrebbe fatto leggermente ritardo, si dovevano vedere per cena a casa del pilota e per arrivarci ci avrebbe messo una buona mezz'ora.

Max
Ho avuto un contrattempo, non ci sono stasera.

Una risposta secca, quasi arrabbiata, che Arianna non si aspettava. Subito le venne il dubbio che Daniel avesse raccontato tutta la sua confessione e si sentì sprofondare, cominciò a camminare più velocemente. Bussò nervosamente alla porta di casa dell'australiano, se aveva detto tutto doveva almeno avere il coraggio di guardala in faccia.
"Cosa ci fai qui?" Chiese scocciato il ragazzo vedendola sulla porta.
"Glielo hai detto? Non hai pensato nemmeno per un momento che avrei voluto farlo io? Che gli avrei voluto dare delle spiegazioni? Cazzo Daniel, ho sbagliato ma così non mi dai nemmeno l'opportunità di rimediare!" Disse tutto velocemente, alzando la voce e tirando pugni contro il petto del ragazzo di fronte a lei, che rimase frastornato.
"Ma di che stai parlando? Non ho detto niente!" Alzò ancora di più la voce lui per sovrastare la cantilena nevrotica della ragazza, fermandole i polsi con una mano. Arianna lo guardò disorientata, si ritrasse dal suo tocco e cominciò a farfugliare parole di scuse, allontanandosi all'indietro. Daniel la recuperò e chiuse la porta dietro di lui, sospirò massaggiandosi le tempie, non avrebbe mai pensato di trovarsi in quella situazione. Dover consolare colei che stava, deliberatamente, facendo del male ad una delle persone più importanti della sua vita non era esattamente una cosa che si trovava a fare ogni giorno.
"Mi spieghi, Ri?" Le domandò più dolcemente, si era pentito anche lui di come aveva reagito la sera prima, ma Max era un suo punto debole e difenderlo era diventato quasi il leit motiv della sua esistenza.
"Non mi ha risposto a nessuna chiamata oggi, ci dovevamo vedere stasera ma io ho fatto tardi a lavoro e gli ho scritto che sarei arrivata con un po' di ritardo da lui. Mi ha risposto che non ci sarebbe stato stasera." Gli spiegò sedendosi su una poltrona lei, la testa tra le mani e l'inizio di un ennesimo pianto. Daniel le si avvicinò appoggiandosi al bracciolo, accarezzandole piano la schiena.
"Vedrai che non è niente. Ri, io non dirò nulla, non è mio diritto ma prima o poi dovrai farlo tu." Parlò il ragazzo, non smettendo di muovere la sua mano su e giù sulle spalle della ragazza ma non guardandola mai, gli occhi che fissavano un punto non precisato del muro. Arianna andò via dopo qualche minuto, un abbraccio impacciato a sigillare quella promessa di silenzio da parte di uno e di confessione da parte dell'altra. Mentre camminava per le vie di Monaco si ricordò delle parole di Lando e velocemente digitò il suo numero sullo schermo del telefono e in meno di due minuti aveva già cambiato direzione, andando verso l'appartamento dell'inglese.
"Mi racconti di quello di cui parlavi sta mattina?" Chiese Arianna seduta sul divano con le gambe incrociate.
"Non è niente di che, ho sbagliato tanto e ho fatto male a tutti." Sospirò il pilota della McLaren, era ancora un tasto dolente per lui, non si perdonava tutto il male che aveva fatto a quelle ragazze e nonostante il tempo fosse passato non riusciva a dimenticare niente. 
"Tu per me e io per te, okay?" Arianna si spostò più vicina al ragazzo, lo guardò negli occhi e gli sorrise, felice di aver trovato qualcuno come lui.
"Tu per me e io per te." Confermò Lando, ridendo poi mentre stringeva il mignolo dell'amica con il suo. 
"Ti ricordi quando vi ho detto dell'attacco di panico a Napoli?" L'inglese annuì in silenzio, non sapeva molto di quello che era successo, Lewis gli aveva spiegato a grandi linee ma senza scendere nei particolari.
"Era l'anniversario della morte di Elvira, avevano deciso di organizzare una commemorazione ed io avevo accettato di parlare ma non ci sono riuscita." La voce cominciò a scenderle e prese un sorso di birra per aiutarsi, il pilota la guardava serio e le stringeva sempre la mano. "Elvira era la mia migliore amica, da quando eravamo solo due bambine, un tumore me l'ha portata via in pochi mesi. L'ho vista morire davanti ai miei occhi, sembrava solo il fantasma di quello che era stata. Non aveva più le forze per fare nulla di tutte le miriadi di cose che faceva prima, io le sono stata accanto e non ho mai pianto davanti a lei e nemmeno davanti agli altri. Mi aveva chiesto di essere forte per tutti e io ci ho provato ma ho fallito Lan." Le lacrime che riempivano gli occhi di entrambi i ragazzi e le loro mani sempre più strette.
"Non è vero Ri, sei forte più di quanto tu possa mai immaginare e io lo vedo ogni giorno. Elvira è fiera di te, e anche io. Sistemeremo questa situazione, te lo prometto." Lando le sussurrò quelle parole piene di emozioni ed il bene che avevano imparato a volersi in così poco tempo si sentiva nell'aria. Dopo quel breve, ma profondo, confessionale l'atmosfera si alleggerì di nuovo e, dopo aver bevuto qualche altra birra e riso per le cose più stupide Arianna andò a letto con qualche peso in meno sul cuore e, seppure per poche ore, riuscì a dormire senza troppi problemi. I giorni successivi, però, non furono dei migliori per la ragazza, la distanza continuava a crescere tra lei e Max,  che si fece sentire poco e vedere ancor di meno, fin quando il venerdì pomeriggio Arianna prese una decisione. Avvertì tutti che per qualche giorno non ci sarebbe stata, preparò le valige e la mattina dopo si mosse alla volta di Monza. 

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