part 18

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"Salve sono Alessia chiamo per conto della Juventus, ci siamo sentiti per telefono la scorsa settimana. Chiamo per avere la conferma per l'ospitalità della prima squadra per dopodomani" il signore dall'altra parte mi chiede di aspettare qualche secondo per poter controllare "Sì signorina tutto confermato. Ci stiamo già organizzando e abbiamo messo a disposizione le nostre tre squadra di steward intorno l'hotel" lo ringrazio e mi assicuro che fili tutto lisci seguendo la solita lista consegnata da Agnelli prima di ogni trasferta.
Questo Sabato sarebbero partiti per Napoli per la partita di Domenica pomeriggio e dovevo assicurarmi che hotel, pullman, aereo, tutto fosse perfetto "Avanti" dico quando sento bussare alla mia porta "Ciao Ale, mi ha mandato Fabio a ritirare i documenti di Vlahović, se sono arrivati" annuisco "Certo. Sono arrivati sta mattina proprio, li stampo e sono tutti tuoi" alla fine ce l'avevamo fatta, avevamo acquistato il calciatore della Fiorentina da ormai due mesi ma c'erano ancora tante di quelle pratiche da concludere. La burocrazia del calcio è più complicata di quanto possa sembrare.

"Ciao Papi" scendo in campo prendendomi una pausa dall'ufficio e vado affianco a mio padre "Ehi tesoro, come mai qui?" faccio spallucce "Avevo bisogno di aria fresca. Sì sta proprio bene oggi" era finalmente arrivata la primavera e niente più freddo gelido di Torino. Sì respirava un aria pulita, fresca, il sole inizia a scaldare più velocemente e tra praticamente due mesi sarebbe arrivata l'estate. Non so quanto avrei potuto muovermi quest'estate, probabilmente avrei dovuto rinunciare alla mia solita pazza estate in giro per il mondo e me la sarei presa con più tranquillità "È il mio periodo preferito infatti, finalmente una primavera normale" mi risponde lui facendo riferimento al fatto che l'ultima primavera era stata molto diversa a causa del Covid. Era scoppiato tutto all'improvviso a Gennaio 2020 e da li tutta Italia, anzi quasi tutto il mondo, è stato costretto a stare dentro casa per due mesi. Eravamo tutti impazziti questo era certo. Paulo era stato contagiato proprio qui in uno degli ultimi allenamenti e di comsegunza anche io. Menomale che avevo Paulo al mio fianco, in quei due mesi siamo stati ogni minuto del giorno insieme, non eravamo mai stati cosi tanto insieme senza mai separarci. Abbiamo avuto modo di conoscerci ancora di più e di passare del tempo senza dover pensare che da un momento all'altro uno dei due dovesse partire per chissà dove. Passavamo le nostre giornate a vedere serie tv, cucinare, fare tik tok, bagni in piscina quando sì poteva, giocare a just dance, allenarci, fare sesso. Soprattutto.

Non a caso fino a qualche mese fa avevamo orari fissi per farlo, tre volte al giorno, mattina, dopo pranzo in ufficio e sera a casa. La quarantena ci aveva fatto prendere questa abitudine, mi soprende che non sia rimasta incinta prima, aveva ragione Ivana.
Ma per quanto mi piacesse passare tutto quel tempo con lui dall'altra parte stava diventando troppo stressante. Le ultime due settimane prima che sì potesse uscire di nuovo le abbiamo passate a litigare, ci arrabbiavamo per qualsiasi cosa. Avevamo una casa enorme eppure ci sentivamo così oppressi l'uno dall'altro "Sai perché stasera non venite a cena a casa tu e Ambra? Posso sistemare fuori e tu e Paulo potete farr il barbecue"

"Chiederò ad Ambra ma sicuramente dirà di sì. Come mai questa idea?" Devo dirti che sono incinta papà, penso nella mia mente e quasi quasi lo farei anche "Così per stare insieme, dopo essere stati così tanto lontani" gli circondo la vita appoggiando la testa sul suo petto. Da piccola lo facevo sempre, mi faceva sentire così al sicuro "Cambio giro forza!" soffia nel fischietto e i ragazzi subito cambiano giro correndo nella direzione opposta. Paulo girandosi mi vede abbracciata a mio padre e rimane a fissarci da lontano. Sì starà sicuramente chiedendo se glielo avessi detto o meno.
"Dybala pensa all'allenamento non a mia figlia"

"Papà dai non essere geloso" gli dico scherzando e dandogli un bacio sulla guancia "Ho già accettato non so come di farvi sposare e vivere insieme, eppure a volte ancora non realizzo. Pensavo sarebbe stata una relazione di qualche mese, solo da attrazione fisica" a chi lo dici, soprattutto ora con un bimbo nella pancia non realizzavo quanto lontani fossimo arrivati "Ne sei contento però?"

"Non potrei esserne più felice. Ora non riesco a immaginare un altra persona al tuo fianco se non Paulo" gli sorrido e gli do un altro bacio. Non vedevo l'ora di raccontargli tutto questa sera. L'avrebbe presa bene ne sono sicura, anche se probabilmente sarebbe svenuto da un momento all'altro "Okay ragazzi andiamo a pranzo ora" interrompe la prima sessione mattutina di allenamento e i ragazzi raccolgono le loro cose e rientrano verso gli spogliatoi "Ciao Ale" mi salutano loro passandomi accanto "Mister fossi in lei starei attento a sua figlia che le fa le coccole" dice Gonzalo a mio padre e io lo fulmino con lo sguardo "Higuain forza a lavarti che puzzi come un sacco di alici" scoppiamo tutti a ridere, incluso Gonzalo.

"Ehi" mi metto avanti mio marito dandogli un bacio sulla guancia, sta li impassibile senza dire nulla. Quando ieri sera mi ha sentita dire di Neymar a Roberta ho avuto davvero paura, non tanto che sì arrabbiasse ma che rimanesse male. Alla fine quando sono andati via abbiamo parlato e gli ho spiegato perché l'ho fatto, sia perché lui stava dicendomi tutte quelle cose e dicendogli della mia gravidanza gli avrei fatto chiaramente capire che non sarei mai tornata da lui, sia perché l'ho tenuto dentro per tutto quel tempo e mi sono sentita libera di poterlo dire a lui. È ancora un po' arrabbiato e va bene, può starci, avrei reagito allo stesso modo fossi stata in lui "Stasera ho invitato papà e Ambra a cena a casa. Così possiamo dargli la notizia"

"Perché non inviti anche Neymar? Può dargliela lui no?"

"Bella idea!" ironizzo io annuendo con in volto. Mi passa affianco strusciandomi la spalla per andarsi a lavare prima del pranzo e con la mano mi tocca leggermente il sedere. Scatta subito un qualcosa dentro di me. Riprovo la sensazione che ho provato la prima volta che ci siamo incontrati, eravamo proprio qui, stesso punto. Sotto il tunnel, lui era scontroso, io avevo appena finito di coccolare mio padre e salutare tutti i ragazzi e lui mi era passato accanto strusciandomi il braccio sul sedere.
Mi giro di scatto verso di lui e lui anche fa lo stesso, probabilmente ha rivissuto quel momento anche lui.
Lo afferro per il volto e mi butto sulle sue labbra, sì lascia andare e mi avvicina a lui prendendomi per i fianchi "Andiamo nel tuo ufficio?" annuisco decisa.

sei bella come un gol al novantesimo (2) Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora