2. NUOVO GIORNO, SOLITA VITA

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Come c'era da aspettarsi, Bea si è addormentata sul divano in cucina e ogni tentativo per svegliarla è stato inutile.

Esco di casa senza disturbarla. Non ho avuto il coraggio di rovinarle l'unica mattina libera dai corsi. L'università la sta tenendo molto impegnata.

«Buongiorno» dico sul marciapiede che mi conduce all'auto. Ho appena incrociato il portiere, lo stesso uomo che la sera prima ha concesso a mia sorella la possibilità di entrare in casa mia.

«Dottoressa Fabbiani, stamattina le ho lavato i vetri della macchina» dice compiaciuto.

«Ti ringrazio Domenico, ci vediamo più tardi»

«Va bene signora.»

«Ah, Domenico»

«Mi dica»

«Non dimenticare di farti lasciare le chiavi da Beatrice».

«Non si preoccupi» dice toccandosi i bottoni della giacca. Forse ha un debole per lei, ma con questo grado di permissivismo io e il condominio, prima o poi, gli faremo le scarpe.

«Ha bisogno di una mano dottoressa?» chiede poi preoccupato notando la medicazione sulla fronte e l'andatura lenta. «Lascia stare» lo snobbo. «Ci vediamo dopo» lo saluto non appena riesco a entrare in auto.

Accendo il motore, lo stereo, allaccio la cintura e parto. Non impiegherò molto per arrivare alla villetta dei miei. Devo andare a prendere Chiara.

Nonostante il fastidioso mal di testa, non rinuncerò a accompagnarla a scuola.

«Ehi, papà. Buongiorno!» Dico quando vedo Leonardo aspettarmi come quasi ogni mattina fuori dal vialetto.

«Buongiorno cara» replica aprendo la portiera del lato passeggero. «Dai Chiara sali, allacciamo la cintura che Alice ti accompagna a scuola» sussurra dolce nell'orecchio di mia sorella, aiutandola a entrare. «Alice mi raccomando!» Dice poi con tono ruvido prima di affidarmela.

Non gli rispondo, lo guardo solo con risentimento e metto la prima. Ogni volta che mi aggiro nei paraggi di questa casa, non vedo l'ora di scappar via.

«Buona giornata ragazze».

«Anche a te» rispondo per entrambe, immettendomi sulla strada. «Chiaretta mia, buongiorno» mi rivolgo alla piccola non appena siamo sole. Con lo sguardo volto al cielo mia sorella continua a ignorarmi sventolando il nastro di raso azzurro che tiene ben stretto tra le mani.

È tranquilla. Recintata dal suo silenzio, sembra serena nel suo mondo fatto di chissà quali pensieri.

È bella Chiara, ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, così grandi da perdercisi dentro. Le apro il finestrino. So che le piace. Ama sentire il vento accarezzarle il volto e guardare le nuvole.

Sorride.

«Così ti piace, vero?» La osservo. Apro anche il mio e mi lascio avvolgere dall'aria che entra. È stupendo godersi questi istanti con lei. In questi momenti possiamo essere veramente noi stesse, senza timore dei giudizi, senza occhi indiscreti e soprattutto senza mamma e papà e la loro realtà artefatta.

Viaggiamo insieme sugli stessi binari e tutto il resto non conta.

«Eccoci arrivate» le dico appena giunte fuori scuola. Con i nostri tempi e tutta la calma del mondo ci saremmo avviate all'ingresso.

«Alice» sento urlare prima ancora che la piccola Rosi mi si scaraventi addosso. Mi cinge le corte braccia intorno al bacino.

La solita scossa. Ogni volta che incontro questa bambina mi si accappona la pelle.

IL TEMPO NON È MAI ABBASTANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora