16. A MIA SORELLA

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Bea

«È importante. Perché non rispondi?» Lascio la mia voce sulla segreteria telefonica di quel cellulare ormai irraggiungibile da settimane.

Vago per le vie di Messina e mi sento persa. Peggio di una sorella che non apprezza nulla di ciò che faccio, c'è quella che ti nasconde la verità escludendoti totalmente dalla sua vita. Ho sempre pensato che, nonostante i litigi e le incomprensioni, io e Ali fossimo legate, eppure devo essermi sbagliata. Per lei sono ancora la sorellina immatura, quella incapace di affrontare le responsabilità.

«È pazzesco!» Dico a alta voce, scagliando un calcio contro una lattina. «Sbaglio sempre tutto».

Ce l'ho con me stessa, ma soprattutto con lei. Non può pensare che io sia sempre sbagliata e fuori posto. «Non faccio proprio così schifo» provo a rincuorare me stessa. Tiro su il mento. Sto per piangere. Sono nel campetto da basket vicino casa. A quest'ora è sempre deserto e anche oggi spero che sia così.

«Ehi, Bea, facciamo due tiri insieme?» Sento chiedere all'improvviso. È Lucas. Come c'è da aspettarsi quel ragazzo è qui anche oggi, con il suo pittbull nero petrolio e il pallone da basket per le mani, mi ha appena privata della pace assoluta che ricercavo.

«Che ci fai qui?» gli chiedo provando a nascondere le lacrime.

«Sono sempre qui» alza le spalle.

Lucas è un adolescente dagli occhi tristi, un solitario che desidera evadere dalla realtà, qualcuno che vuole restare lontano da casa quasi quanto me e che ha reso questo luogo il suo rifugio.

«Piccola Fabbiani come mai oggi non ti brillano gli occhi?» Domanda sfacciato mentre inizia a palleggiarmi davanti senza farsi troppi problemi.

«Diciamo che non è giornata».

«Ti hanno fatta arrabbiare?»

«Se così si può dire». Per un momento sono felice di averlo ritrovato qui. Forse mi fa bene parlare con qualcuno.

«Dai sempre troppo peso agli altri» ammette. Si avvicina, vuole farmi sfogare sfidandomi in una partita uno contro uno.

«Questa volta è diverso».

«Scommetto che sei stata delusa da chi non lo aspettavi?». «Pare avvenga spesso ultimamente».

«Non ti lasciare sopraffare dalla rabbia perché esistono due tipologie di persone: quelle che ti deludono perché a loro non importa niente di te, e quelle a cui importa troppo e per paura commettono degli errori». Lancia la sua perla di saggezza assieme al pallone e fa canestro. Mi alzo dagli spalti e gli vado incontro. Sono pronta a giocare la mia partita.

«Non sono così speciale da sperare che qualcuno sbagli per il troppo amore».

«Sii comprensiva con chi lo merita e cerca di capire di essere speciale. È ora che tu prenda coscienza del tuo valore» mi guarda negli occhi e abbozza un timido sorriso. Lucas è sempre stato un albero dalla corteggia dura, ma con me riesce sempre a lasciarsi andare.

«Mi vuoi troppo bene per ammettere il contrario».

«Sono solo obiettivo e comunque fin quando c'è amore sei sempre nel posto giusto». Mi fa un occhiolino e mette a segno un altro punto.

«Adesso però lascia segnare anche a me qualche canestro» protesto appropriandomi del pallone.

Trentasette, è questo il numero di telefonate che trovo sul cellulare quando torno sugli spalti a prendere la borsa.

Trentasette e nessuna proveniente da chi vorrei.

«Alla prossima piccola Fabbiani» mi saluta Lucas mentre allaccia il guinzaglio a Bubbu. Gli faccio un cenno con la mano e mi siedo. Finalmente sola.

IL TEMPO NON È MAI ABBASTANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora