4.IL PRESENTE CHE NON TI ASPETTI

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(p.s. La segnalazione sull'uscita del libro indicata nel video risale all'anno in cui "Il tempo non è mai abbastanza" è stato pubblicato per New-Book Edizioni)


Cammino senza una meta per non so quanto tempo. Stupisco me stessa quando mi rendo conto di essere arrivata alla spiaggia. Forse il mio inconscio mi conosce meglio di quanto credo e senza indugi mi ha condotta al mio posto speciale, quello che mi accoglie quando tutto gira male.

«Ciao Alice!» mi sento salutare. È Marika. La ragazza che corre con il suo cane ha frequentato le elementari con me.

Messina è piccola, quindi incontrare qualcuno che conosci è di sicuro più frequente dell'incidenza di un glioblastoma su una donna di ventisei anni.

Rido per un secondo davanti all'assurdità di quel pensiero e ricambio l'attenzione con un cenno della mano.

Non appena sono di nuovo sola sulla battigia, tolgo la giacca e mi accovaccio a terra.

È davanti al mare che provo a ritrovare me stessa. È qui che mi pongo mille domande e tento di cercare altrettante risposte. Non sono mai stata una persona felice. Ho spesso additato a qualcun altro il peso delle mie scelte sbagliate, dei miei insuccessi e forse da oggi inizierò a prendermela anche con Dio per ciò che mi sta accadendo, ma nonostante la rabbia che ho dentro, mi sento terrorizzata dall'idea di morire. Mi sono da sempre preoccupata di costruire un futuro ben delineato senza mai considerare il fatto che il mio presente non sarebbe durato per sempre. Il rumore delle onde non serve a rilassarmi, mi soffoca l'idea che da questo momento in poi tutto il tempo del mondo non sarà mai abbastanza.

Mi sento persa e confusa.

A breve il mio cancro deteriorerà le mie funzioni cognitive e il mio stato psicologico e io smetterò di essere me stessa.

Mi innervosisce anche solo il pensiero di tutta quest'assurda situazione. Punto gli occhi al cielo e lo osservo con rancore. Non posso credere che tra tanti e inutili individui, Dio o chi per lui, abbia scelto proprio me.

Una lacrima amara mi scende sulla guancia.

Questo maledetto glioblastoma si è appena appropriato della mia serenità. Non gli è bastato il mio cervello, vuole tutto.

D'improvviso l'aria mi si spezza in gola. Respiro a malapena. Mi sento strana, non riesco più a esercitare alcun tipo di controllo su me stessa. Mi tremano le gambe e le mani. Ogni singolo nervo del mio corpo si paralizza. Non capisco cosa mi stia succedendo, avverto solo la paura scorrermi lungo le vene. Il collo si irrigidisce, gli occhi si spalancano. Il fiato è corto, affannoso.

Incanalo prima a fatica e poi sempre più selvaggiamente. Mare e terra iniziano a ruotarmi attorno.

Ho la strana sensazione di morire ancor prima di quei ventisette mesi che mi hanno dato; poi, improvvisamente, dopo qualche minuto, il cuore diminuisce l'accelerazione in quest'estenuante lotta contro me stessa. Riprendo fiato.

Provo sollievo. Riesco finalmente a respirare e accasciandomi sulle ginocchia, inizio a piangere.

Ho appena avuto un attacco di panico, da questo momento in poi non mi si prospetta davanti un bel futuro.

Ho appena avuto un attacco di panico, da questo momento in poi non mi si prospetta davanti un bel futuro

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