8.DISPERAZIONE

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Quando mi sveglio mi sento frastornata. Ho vomitato tutta la notte. Il mal di testa mi sta facendo impazzire. Sono entrata e uscita dal bagno e con Beatrice che continua a dormire a casa mia non posso continuare così. Ben presto potrebbe accorgersi di qualcosa e io non saprei come giustificarmi. «Sto scendendo» informo Bea che nel frattempo è sotto la doccia. Il trucco per non ricevere domande è evitarle.

«A che ora torni?» Chiede nonostante il rumore dell'acqua. «Non lo so, vado al ranch. Ci sentiamo più tardi». A passi spediti mi avvio all'auto.

Corro a lavoro come qualcuno che sta per impazzire. Comincio a non accettare l'idea che questo coso stia modificando tutte le mie abitudini.

«Buongiorno Fabbiani» ad accogliermi c'è proprio Leo. «Abbiamo fatto le ore piccole stanotte?» Chiede con ironia indicando le mie occhiaie. Lo ignoro e vado a cambiarmi.

Questo costante mal di testa non mi dà modo di ragionare. «Stai bene?» Si informa un istante dopo, quando entra negli spogliatoi.

«Lasciami in pace» lo liquido senza tatto.

Mi sento come un leone in gabbia. Pareti e persone iniziano a starmi troppo strette. Qui dentro manca l'aria. I lavori di manutenzione del condotto di ventilazione devono essere stati fatti male, perché io non riesco a respirare.

Mi avvio alla macchinetta di snack e bevande e quando nessuno mi vede, inserisco dentro tutte le monete che ho in tasca. Devo prendere qualcosa, muoio di fame.

«Alice» qualcuno mi chiama. È la dottoressa Navas.

«Linda, sono qui» dico andandole incontro.

«Iniziamo le visite dei pazienti?»

«Certo» replico buttando giù un intero pacco di m&m's.

«Alice»

«Sì?»

«Sei sporca di cioccolata.» Confessa sollevando le sopracciglia.

«Fabbiani nel mio ufficio!» Trasaliamo. È Falco.

«È impegnata con me per il giro delle visite» risponde Linda al posto mio.

«Navas fai da sola. Alice subito dentro» dice mio fratello in tono autoritario. Ci guardiamo sconvolte. Prendiamo direzioni opposte senza emettere un fiato.

«Credi di esserti comportata bene ieri sera?» Esordisce non appena mi chiudo la porta alle spalle. Non sa ancora di avermi beccata nella giornata sbagliata.

«E tu? Credi di esserti comportato da vero capo adesso?» Replico alzando la voce. «Farmi perdere il giro delle visite per delle stupide vicende private?!?».

«Mi hai detto delle cose orribili».

«Hai fatto cose orribili» dico sincera. «Ma non mi pare né la sede, né il momento adatto per parlarne dottor Fabbiani!».

«Ho fatto cose orribili?»

«Certo, solo che hai sempre avuto difficoltà ad accettare le critiche.»

«Stai scherzando?»

«Sono seria e ti dirò di più, hai perso una ragazza brillante solo perché non sei riuscito a tenere il tuo arnese nelle mutande».

«Alice ma sei impazzita stamattina?».

«Ti abbiamo sentito tutti quando a una settimana dal matrimonio, te la sei spassata con quella troietta arrivata da Milano».

«Era solo una collega»

«Certo, una collega alla quale dovevi controllare la cervice!» «Alice datti un contegno» mi ammonisce.

IL TEMPO NON È MAI ABBASTANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora