1. REWIND

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Quando esco da quel buco, la prima cosa che faccio è prendere un'enorme boccata d'ossigeno. Odio i luoghi chiusi e sentirmi ostaggio di quella caverna tecnologica mi ha resa nervosa. Per tutta la durata del controllo ho pregato che il tempo passasse in fretta.

«Finalmente è finita!» Sospiro non appena vedo il volto rassicurante di Carlotta.

«Era qualcosa che dovevi fare dopo quello che è successo» mi ammonisce.

«Sei sempre troppo apprensiva» mi giustifico nonostante sia conscia di ciò che mi è capitato. Non risponde ma i suoi occhi parlano. Le basta osservarmi pochi istanti per farmi sentire in colpa.

«Dai fammi un sorriso» provo a intenerirla mentre mi aiuta a sollevare la schiena dal lettino della risonanza magnetica. «Quello che ti è successo non è da prendere sottogamba Ali». Il mio medico non ha voglia di scherzare.

«Dai... almeno tutto questo mi ha dato nuova ispirazione per il blog» dico cambiando totalmente argomento. «Avrò del materiale interessante da condividere con i miei lettori».

Sorride. Lo faccio anch'io. Finalmente sono riuscita a rallegrarla. L'aria è meno tesa.

«L'altra sera ho letto un po' delle cose che pubblichi e an- che se non lo riconoscerai, devo ammettere che sei davvero in gamba».

«Effettivamente mi sta contattando molta gente» le con- fido. «Alcuni sono giornalisti, altri lavorano nell'ambito dell'editoria e mi hanno proposto di pubblicare i miei scritti con loro, ma...»

«Ma?»

«Non posso. Ho gli studi di veterinaria da portare a termine e una cosa simile mi toglierebbe troppo tempo».

«Ma hai sempre desiderato un'opportunità del genere!» Protesta.

«Sono già fuori corso a causa delle mie menate di testa» rispondo sgranando gli occhi. Sono seria. «Angela e Leonardo morirebbero di crepacuore se sapessero che non ho portato a termine il tirocinio» scoppio a ridere alludendo ai miei genitori. Anche se non mi è mai interessata la loro opinione, desidero anch'io finire ciò che ho iniziato anni fa.

«È proprio colpa loro se hai scelto qualcosa che non volevi e sei in ritardo con gli studi!» Mi ricorda.

«Ho bisogno di una professione seria... è il momento di lasciar crescere l'Alice che è in me» tronco subito il discorso. «Scrivere come professionista non lo sarebbe?» mi inter- roga corrucciando le sopracciglia «Una volta non saresti mai scesa a compromessi». Dio se ha ragione ma la diagnosi che ha confermato l'autismo di Chiara era stata troppo per i miei; non volevo aggiungere altro dolore alla mia famiglia.

«Non dovresti essere influenzata né da Leonardo, Angela o Falco» mi consiglia. «Il ranch è sempre stato il sogno di tuo fratello, non il tuo!»

«Infatti non è per loro che lo faccio».

«Allora non accontentarti» si limita a dire facendomi un occhiolino. Ha capito che non ho voglia di parlarne.

«Cavolo sembri proprio una persona importante da queste parti!» Dico poco dopo mentre spinge la mia carrozzella nel suo ufficio. Uscite dalla sala della risonanza magnetica è stata salutata praticamente da chiunque.

«Lo sono» dice ridendo. «Dai che tra poco ti faccio tornare a casa» mi rassicurò aprendo la porta.

Avrei riconosciuto la sua stanza tra altre mille. Il suo profumo è ovunque, i colori degli oggetti sono i suoi preferiti e quella fotografia non lascia spazio a equivoci. Lei, mio fratello Falco e Argo, insieme. Sembrano passati decenni da quello scatto, eppure risale solo a qualche mese prima.

IL TEMPO NON È MAI ABBASTANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora