Alice
Quando apro gli occhi sento un profumo meraviglioso. Non capisco se è odore di dopobarba o di fiori.
«Ehi, ehi, ehi... Avete finito?» Balbetto. Faccio fatica ad aprire le palpebre.
«Ali» urlano come se non fossi stata appena sottoposta ad un delicato intervento al cervello.
«Che dio abbia pietà di voi, abbassate la voce» le ammonisco. Mi sento stordita e mi guardo attorno confusa. Carlotta fa uno strano cenno e Bea placa immediatamente l'entusiasmo. Nei giorni passati mi sono svegliata, ma non sono riuscita a parlare tanto.
«Ehi, ti ricordi come ti chiami?» Guardo il cartellino identificativo della Pietravalle e annuisco. Mi avrà preso per un'idiota, anche se la capisco, perché non mi viene troppo semplice esprimermi.
«Perfetto.» Ora sorride e mi accarezza il braccio. «Ti ricordi dove siamo?».
«Più o meno» sussurro. Vedo il viso di Bea perdere di colore. Sono in una fase di disorientamento. So di non essere a casa, ma ho dei momenti di buio.
«Va bene, sta tranquilla. Siamo in ospedale, hai fatto un intervento». Muovo ancora la testa.
«Questo lo ricordo».
«Ottimo, ora è naturale che tu abbia difficoltà a capire o a pronunciare le parole»
«Afa... sia»
«Sì, afasia brava» sorride. «Hai fatto i compiti prima di essere operata».
Contraggo leggermente le labbra. Vorrei farle capire in maniera più incisiva che sono qui con loro, ma non è così semplice. Nel frattempo Bea viene ad accarezzarmi la mano.
«Io sono qui».
«Ti vedo»
«E ricordi chi sono?»
«Purtroppo sì» ironizzo. Le faccio scoppiare a ridere.
«Sei la solita stronza di sempre».
Alzo le spalle. Non posso farci nulla, il tumore non si è ancora preso tutto di me. Tempo al tempo, ma intanto continuo a mantenermi intatta.
«Hai fame?».
«No», accenno debolmente. Mi sento così priva di energie e confusa che ho solo voglia di dormire ancora. «Com'è andato l'intervento?» Riesco a chiedere.
«Rimozione parziale» risponde Carlotta conscia dell'effetto che questa risposta avrà su di me.
«Dici sul serio?»
«Purtroppo sì»
«Potete lasciarmi un po' da sola?» Chiedo cambiando repentinamente umore.
«Ma Ali...»
«Ho bisogno di due minuti!» Balbetto, ma mi pongo comunque in maniera sgarbata.
«Andiamo Bea» interviene Carlotta. Le afferra la mano. «Ci vediamo dopo» dice mentre insieme si dirigono fuori. Non posso crederci. Ci ho così tanto sperato, eppure, non è andata come desideravo. Una lacrima calda mi scivola sulla guancia e senza più trattenermi, mi lascio dominare da pianto e disperazione.
«Ormai hai deciso che debba andare così, vero?» Urlo con rabbia. Ce l'ho con Dio e in un momento di furia scaravento a terra i giornali che le ragazze hanno lasciato sul letto. «Non posso farcela.» Mi porto le mani al viso e mi abbandono al dolore.
Ho sbagliato ogni cosa, dovevo lasciar perdere tanto lottare sarebbe stato inutile.
«Se questa deve essere la mia vita, io non la voglio... riprenditela.» Questa volta sono davvero disperata.
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IL TEMPO NON È MAI ABBASTANZA
RomanceAlice lavora in una clinica veterinaria, ha ventisei anni, una sorella di nome Beatrice e tanta voglia dell'unica cosa che invece non può avere: la vita. Succede sempre così: amiamo le cose che non tornano indietro. Capita con le occasioni quando si...