7.CIÒ CHE È MIO NON SI TOCCA

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«Fa in fretta, Carlotta è giù!» Dice Bea urlando da dietro la porta del bagno. Io me ne sto a terra e abbraccio il water.

«Dammi solo un paio di minuti».

«Sbrigati».

«Bea ti ho chiesto di darmi un attimo!» La ammonisco. Sono furente. Non sto bene, sono accasciata sulle ginocchia e non riesco a riprendermi. Ho rigettato tutto, la testa mi fa male e non ho intenzione di sorbirmi anche lei.

«Dio come sei bianca!» Dice osservandomi appena esco fuori. «Metti questo, dai» mi porge del fard. La ignoro e mi dirigo al mobile dei farmaci.

«Dille che stiamo scendendo» rispondo in tono burbero.

«Va bene» replica intimorita. «Carlotta due secondi e siamo sotto» le comunica dal citofono. Non so cosa ingoio ma spero che quella compressa di fortuna mi aiuti a stare meglio. Scolo un enorme bicchiere d'acqua, infilo la giacca in pelle, afferro le chiavi dal portaoggetti della penisola e mi avvio alla porta.

«Possiamo andare» dico a mia sorella senza neanche guardarmi allo specchio.

Senza dire nulla Beatrice mi segue. Non ho idea di come andrà la serata ma non posso piantare Carlotta. Ha insistito tutto il pomeriggio per quest'appuntamento e non avrebbe accettato un rifiuto.

«Mamma mia quanto siete belle!» Dice Carlotta non appena ci vede uscire dal portone. Bacia Bea sulle guance e poi guarda me.

Avverto la sensazione che sappia benissimo come mi sento in questo momento.

«Terrazza Marini?» Domanda guardandomi.

«Sì, ma prendiamo la mia auto» mi impongo indicandola.

«No, no la mia è già là in doppia fila» mi multa. Manco di lucidità per guidare e lei l'ha capito.

Sono ancora frastornata ma quando arriviamo non posso restare indifferente. La nuova gestione ha reso la terrazza Marini un posto incantevole. É incastrata nell'insenatura di una grotta, ha un parquet lucidissimo e le sue rocce si ergono a picco sul mare.

«Oh mio dio!» Esclama Bea senza ritegno.

«Dottoressa Pietravalle, buonasera» ci accoglie così il cameriere. «Vogliate seguirmi».

«State tranquille, stasera l'ambiente è soft» ci rassicura Carlotta strizzando un occhiolino.

«Facile per te restare tranquilla quando si ha una bellezza come la tua» le dice Bea. La guarda con ammirazione. Anche con quel semplice pantalone a palazzo e le infradito gioiello che ha indossato, resta sempre la più bella. I suoi boccoli color oro non sono mai passati inosservati.

«Neanche tu scherzi» le sorride. Il fisico di Bea, invece, è fasciato da un meraviglioso completo bianco. Dopotutto a parte il mio pallore non siamo niente male.

«Le ho riservato il tavolo migliore dottoressa» le sorride il cameriere spostando gli sgabelli per farci accomodare.

«Non avevo dubbi, Alfredo».

Ci sediamo. Le nostre movenze sono delicate, come se ambienti come questo abbiano il potere di trasformarti in una principessa.

«Comunque hai scelto proprio bene» ammetto guardandomi intorno.

«Lo so» ride divertita.

«Cosa porto alle signore?» Domanda Alfredo tornando al nostro tavolo.

«Una bottiglia di Moët. Grazie.» Risponde la Pietravalle.«Bea come procedono gli studi?» Chiede subito dopo a mia sorella. Cerca un modo per rompere il ghiaccio. È da tempo che non si vedono.

IL TEMPO NON È MAI ABBASTANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora