14.FINTE PARTENZE

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«Bea... allora queste sono le chiavi dell'auto, queste quelle di casa e ti raccomando di dilazionare bene i croccantini di Asia».

«Ali ma devi partire per forza?».

«Bea è solo per poco tempo».

«Hai avvisato Falco?»

«Gli ho detto che vado via per qualche giorno, ma non gli ho dato altri dettagli quindi mi raccomando acqua in bocca».

«E se mi chiede qualcosa?»

«Tu non sai niente».

Il giorno del ricovero è arrivato, ma io ho tessuto tutt'intorno una fitta rete di bugie. Ho detto a tutti che sarei andata a Bologna a controllare delle cose per l'università, non sono stata né troppo dettagliata, né troppo vaga. Nessuno deve sapere. Farò il primo intervento chirurgico di asportazione e benché faccia paura anche solo il pensiero, sarà una cosa che porterò avanti da sola.

«Hai preso tutto?» Continua a domandarmi Bea, seguendomi. «Credo di sì». Metto anche il carica batterie del cellulare in valigia e forse ho finito.

«Posso accompagnarti all'aeroporto?»

«Cavolo!» Esclamo.

«Che succede?»

«Beatrice preferisco prendere un taxi, però se mi accompagni giù, prelevo una cosa dall'auto e lascio a te le chiavi senza risali- re». Mi sono appena ricordata del bigliettino nel cofano. Tutto il malessere e il trambusto di questi giorni mi hanno fatto dimenticare di Alex, il tipo conosciuto sulla provinciale. «Come ho potuto» blatero dandomi un colpo sulla fronte.

«Come hai potuto cosa?» Chiede Bea sempre più confusa. Questa mattina non le sto facendo capire niente.

«Nulla, stavo per dimenticare una cosa importante in macchina». Non ho per nulla chiaro ciò che farò con quel numero, ma voglio avercelo prima di andare in ospedale. «Andiamo?» Ora metto fretta a mia sorella.

Carlotta inizia a chiamarmi. Forse teme che alla fine ci ripenserò, ma io voglio davvero questo intervento, desidero stare meglio e non rinuncerò a questa possibilità.

«Ti ho preparato questo» dice Bea prima di lasciarmi aprire la porta. «Così almeno mangi qualcosa durante il viaggio». La guardo commossa. Per quanto la tratti male, mia sorella non smette mai di darmi attenzioni.

«Grazie» provo a celare la mia emozione. Se facessi trasparire qualcosa Bea mi beccherebbe e lei è l'ultima persona al mondo che voglio veder soffrire. «Andiamo su».

«Ok» mi toglie la valigia di mano e ci avviamo giù.

«Puoi chiamarmi tu un taxi?» Le chiedo mentre mi dirigo alla mia auto.

«Certo».

«Arrivo subito». Apro velocemente il cofano, prelevo il foglio di carta e lo infilo in tasca. Sento il petto scoppiare. Sono pronta per andare.

«Alice» mi richiama Bea dall'altro lato della strada. Quando mi dirigo sotto al portone per salutarla vedo che accanto a lei c'è Leo. Mi sono allontanata da pochi secondi e mia sorella sembra essere già in panne.

«E tu che ci fai qui?» Chiedo stupefatta. Tutto ciò che non avrei voluto oggi, sarebbe stato vedere lui.

«Non rispondevi a telefono e sono passato a vedere se è tutto a posto».

«Lo è, va tutto bene. Grazie».

«Mi ha detto Bea che stai partendo?».

Guardo mia sorella, naturalmente non l'ho preparata a un'evenienza simile e non posso dare a lei la colpa se la prima a comportarsi da stronza sono stata proprio io. Ho risposto pochissime volte ai messaggi di Leo: è per mio demerito se me lo ritrovo sotto casa.

IL TEMPO NON È MAI ABBASTANZADove le storie prendono vita. Scoprilo ora