Accomodata sulla sua sedia in legno e con le gambe poggiate sul letto dov'era sdraiata sua madre, Tzuyu se ne stava avvolta in una coperta di lana ad osservare fuori dalla finestra. Molti erano i pensieri che attanagliavano la sua mente, ma quello principale era rivolto proprio alla donna distesa nel letto.
Tanto era concentrata nell'osservare i passanti, che non si era minimamente accorta che sua madre aveva aperto gli occhi e la stava guardando. La donna portò la mano verso l'alto e si tolse la mascherina per l'ossigeno che l'aiutava a respirare.
«Tzu...»
«Mamma! Che fai? Non ti muovere!» Allarmata, Tzuyu si era alzata dalla sua sedia per controllare i parametri vitali di sua madre attraverso un apparecchio elettronico. «Ti serve qualcosa? Hai sete? Vuoi che ti prepari la cena?»
«Non... Mi... Serve... Niente...» La madre di Tzuyu faceva fatica a parlare, i suoi polmoni erano come bloccati. Era una cosa che le succedeva spesso, soprattutto dopo aver tolto la mascherina per l'ossigeno senza nessun tipo di accortezza.
«Allora perché hai tolto la mascherina?»
«Volevo parlare... Con mia... Figlia...»
«Si beh, non mi pare il caso» Tzuyu le aveva rimesso la mascherina facendo attenzione a non strapparle quei pochi capelli che le erano rimasti. «Se vuoi però, posso leggerti un libro» La donna scosse la testa. «Vuoi che ti racconti della mia giornata?»
«Si» La sua risposta, se pur flebile, rimbombò nella mascherina, riuscendo a raggiungere le orecchie di Tzuyu.
«Bene, dunque... Ho lavorato tutta la mattina per questo nuovo progetto che dobbiamo consegnare e poi ho fatto una videochiamata con Nayeon e Jihyo. In realtà non ho fatto granché, ma ti posso assicurare che il tempo oggi è volato» La donna si era tolta nuovamente la mascherina. Sembrava proprio che quel giorno non ne volesse sapere di rimanere ferma. «Mamma... Che fai? Di nuovo?»
«Perché non... Le inviti... A casa?»
«Lavorano anche loro, non hanno tempo di venire a trovarmi qui» Tzuyu si era alzata di nuovo per mettere la mascherina a sua madre, ma quest'ultima fu abbastanza veloce da fermarla in tempo.
«Non per te... Non le... Vedo da... Molto tempo e... Mi manca il... Chiasso che... Facevate in casa...»
«Va bene, allora domani parlerò con loro» Dopo essersi di nuovo presa cura di sua madre, Tzuyu tornò a sedersi, sorridendo alla vista della donna che era già tornata a dormire.
Non sapendo cos'altro fare, Tzuyu tirò fuori il suo vecchio pc logoro e rovinato, accendendolo per riprendere a lavorare. Non avendo a disposizione molti soldi, la ragazza aveva iniziato a svolgere delle mansioni sul dark web di tanto in tanto. Nulla di vagamente pericoloso, accettava solo lavoretti da hacker, fornendo password e codici a chiunque la pagasse. D'altronde, quello era l'unico lavoro che le portava via poco tempo; tempo che poteva benissimo impiegare per prendersi cura della sua amata madre.
Tzuyu viveva in questa piccola casa da quando ne aveva memoria. Ora logora e rovinata come il suo portatile, non somiglia affatto a quella che si ricordava da bambina. Non che fosse mai stata ricca, ma quando suo padre era ancora in vita, i tre vivevano benissimo anche con quel poco che avevano. D'altronde, a Tzuyu bastavano i suoi genitori e le sue amiche per essere felice.
Nel luglio di pochi anni prima, però, cambiò tutto il suo mondo. Quella maledetta telefonata nella quale una donna l'avvertiva che suo padre aveva perso la vita nella fabbrica in cui lavorava, schiacciato da due macchinari, se la ricorderà per sempre.
Sua madre si era ammalata subito dopo, le era stata diagnosticata una malattia molto rara e, con il tempo, non era neanche stata più in grado di alzarsi dal letto.
L'assicurazione sulla vita del padre, copriva a malapena le spese delle bollette, figurarsi la terapia per la malattia di cui era affetta quella povera donna. Tzuyu aveva fatto di tutto per facilitare le cose, ma era da sola e non poteva fare più di tanto.
Lavorava il necessario per pagare le spese della casa e per comprare il cibo per lei e sua madre, nulla di più e nulla di meno. Certo era che, di tanto in tanto, le sue amiche le riportavano qualcosa da mangiare, ma anche loro non se la passavano molto bene e dovevano dare una mano alle proprie famiglie.
Ripensando alle parole di sua madre, Tzuyu prese il suo cellulare e si allontanò dalla stanza per chiamare Jihyo. Attese qualche secondo, poi, dopo un paio di squilli, la ragazza finalmente rispose. «Hey Jih...»
«Tzu! È successo qualcosa?»
«Nulla di grave» Anche se non poteva vederla, Tzuyu le sorrise. «Mia madre si è svegliata e ha chiesto di voi... Mi stavo domandando se un giorno di questi vi andava di passare per un saluto»
Jihyo tacque per qualche secondo. Stava controllando sul telefono i turni di lavoro suoi e quelli di Nayeon, prima di risponderle. «Tra una settimana, io e Nay avremo il pomeriggio libero... Ti va bene se passiamo da te e prepariamo qualcosa per cena per tutte e quattro?»
«Sarebbe fantastico...»
«Bene, allora più tardi avverto Nayeon» Prima di riagganciare il telefono, però, Jihyo mugugnò qualcosa di quasi impercettibile, ma che Tzuyu riuscì ad udire perfettamente.
«Si?»
«Anche se so che dici la verità, sappi che non devi nasconderti dietro la richiesta di Jeongyeon. Se vuoi vederci, basta chiedere. Io e Nayeon abbiamo sempre tempo per te, lo sai...»
«Lo so, ma non voglio essere un peso per nessuno. Purtroppo neanche io ho molto tempo da dedicarvi e capisco che farvi venire qui a casa mia sia una perdita di tempo per voi»
«Cinque minuti o tre ore, per noi non fanno la differenza. In amicizia ci si dedica il tempo che si può, l'importante è riuscire a stare insieme di tanto in tanto. E tu non sei affatto un peso per noi, anzi... Ti vogliamo bene e cerca di non farti più prendere dalla paranoia quando si tratta di me e Nayeon, ok?»
«Va bene Jih... Grazie...»
«Non dirlo neanche»
Brevi furono i saluti tra le due. Non era necessario aggiungere altro. Tzuyu si sarebbe sentita un peso in ogni caso, ma avrebbe di certo cercato di cambiare il suo comportamento, grazie alle parole di quella che riteneva essere la sua migliore amica.
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ANGOLETTO
Devo dire che non sono proprio avanti con la storia, anzi... Però almeno il secondo capitolo dovevo pubblicarlo hehehe

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Set Me Free
FanfictionMinatozaki Sana è la figlia dell'uomo più ricco ed influente della Corea. Nonostante abbia da sempre avuto una vita agiata, è sempre stata una persona umile ed altruista. Si occupa spesso di fare beneficienza verso enti che le stanno a cuore e non è...