Capitolo 7

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Sana aprì gli occhi di poco, il giusto per allungare la mano sul suo comodino e prendere il cellulare come era solita fare ogni mattina. C'era però un piccolo problema, la sua camera era tra il bianco ed il rosa, allora perché vedeva solo il marrone del legno?

Spalancò improvvisamente gli occhi e si rese conto che quella in cui si trovava, non era la sua camera da letto.

«Ma che diavolo?» Si alzò dal materasso e gi guardò intorno. Si trattava sicuramente di uno scantinato, ma era già stata nel suo e quello non gli somigliava affatto. «C'è qualcuno?» Iniziò ad urlare, mentre cercava il suo cellulare, nella speranza di trovarlo. Tuttavia, Sana non era stupida ed aveva già preso in considerazione l'idea che si potesse trattare di un rapimento.

Tra i vari oggetti inutili che aveva trovato, uno in particolare attirò la sua attenzione. Era un walkietalkie di quelli che si utilizzavano per i neonati. Iniziò a parlare premendo un pulsante, ma visto che nessuno sembrava volerle rispondere, premette il tasto di emergenza.

Poco dopo, una voce uscì da quell'oggetto. «Si?»

«Chi cazzo sei e dove diavolo mi trovo? Che posto è questo?» Presa dal panico, Sana domandò alla voce tutto quello che aveva in mente in quel momento, nella speranza di ottenere delle risposte il prima possibile.

«Hai fame?» Il tono della voce proveniente dell'altra parte, sembrava calmo e tranquillo, come se l'intera situazione, fosse una cosa del tutto normale.

«Ma che razza di domanda è? Ti ho chiesto altre cose e tu mi domandi se ho fame? Chi sei un serial killer per caso?» La voce tacque e Sana non udì altro. «Pronto? Ci sei?» Presa dalla rabbia, lanciò il walkietalkie sul materasso ed iniziò a prendere a calci qualunque cosa avesse sotto mano.

Presa dalla stanchezza, dopo circa dieci minuti, si accasciò a terra ed iniziò a piangere. Non sapeva più cosa pensare a quel punto e tutti i peggiori scenari, le passarono davanti agli occhi.

A farla riprendere, fu il rumore della porta scricchiolante che si trovava a ridosso di una scalinata. Indietreggiò il più possibile, mettendosi con le spalle al muro e tenne gli occhi fissi sulla figura che stava scendendo le scale.

«Ti ho portato da mangiare» Per non farsi riconoscere, Tzuyu aveva indossato un cappello nero tirato fino al collo con dei buchi per gli occhi per vederci meglio. Poggiò un vassoio a terra ed iniziò a risalire la scalinata.

«Chi sei? Perché mi hai portata qui?»

Tzuyu si voltò e, senza rispondere a quella domanda, indicò la porta accanto al materasso di Sana. «Li c'è il bagno. Il walkietalkie è per le emergenze. I muri sono spessi, se urli, nessuno ti sente»

«Non me ne frega un cazzo! Perché non mi rispondi?» Sana afferrò da terra il primo oggetto che riuscì a trovare e lo lanciò con tutta la forza contro quella figura a lei sconosciuta, ma era troppo tardi, perché Tzuyu si era già chiusa la porta alle spalle. «Fanculo...» Presa di nuovo dallo sconforto, Sana si accasciò a terra e fece di nuovo prendere il sopravvento alle sue lacrime.

o - o - o

Quando Tzuyu uscì dallo scantinato, si tolse subito il cappello e poggiò la schiena alla porta. «Sono un idiota...» Sussurrò, prima di chiudere la porta a chiave.

La ragazza che aveva rapito, sembrava piuttosto spaventata ed i sensi di colpa, iniziarono a farsi sentire pesanti come un macigno poggiato sul petto. Tutti i soldi che avrebbe guadagnato da quella storia, forse non ne valevano la pena.

Per disimpegnarsi da quei pensieri, andò in camera sua ed aprì il portatile. La sera precedente, aveva detto a Jin di aver portato a termine il lavoro, ma ancora non aveva ricevuto risposta. Sapeva che sarebbe dovuto venire a prenderla il giorno successivo, ma era comunque piuttosto strano che ancora non le aveva fatto sapere nulla.

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